Per chi, come Jean Arp, è autore di un’opera multiforme per tecniche, modalità espressive e stimoli che la percorrono nella sua originalità, l’incontro con altre culture e tradizioni artistiche non poteva che essere motore di nuove sperimentazioni. Anche alla ragguardevole età di 73 anni, quando fresco di seconde nozze con Marguerite si recò in Oriente, la sua curiosità era pronta a recepire e sviluppare nuovi spunti, proseguendo nel gioco di metamorfosi creative che nutriva la sua mobilità intellettuale, con quella giocosa vocazione dada che nascondeva una ben più profonda visione della mutabilità di tutte le cose.
L’occasione la offrì la possibilità di partecipare nell’aprile del 1960 al viaggio culturale intitolato “Pasqua in Terra Santa”, guidato dallo storico dell’arte basilese Robert Stoll, già direttore della Kunsthalle renana dal 1949 al 1955, dove tra l’altro aveva proprio promosso anche l’arte egizia. Il soggiorno prevedeva un programma fitto, dal Cairo e Giza, con visita al Museo Egizio, alle piramidi e alla Sfinge, passando poi per Menfi e Saqqara, prima di spostarsi a Gerusalemme in coincidenza con le celebrazioni della Pasqua, facendo successivamente tappa a Tiberiade, Haifa e Nazareth. I coniugi Arp decisero di trattenersi più a lungo, invitati dal vecchio amico e ‘commilitone’ dada Marcel Janco a visitare il villaggio artistico di Ein Hod, sulle pendici del monte Carmelo: una realtà unica nel suo genere e tuttora esistente, oggi con circa 500 abitanti, in grado di sostenersi con le loro attività artistiche e artigianali, come gli atelier di tessitura, stampa e per la lavorazione di ceramica e argento. Janco l’aveva fondato nel 1953, dopo essersi trasferito a inizio anni Quaranta dalla sua Romania in Palestina in fuga dai nazisti ed esser divenuto uno dei promotori dell’arte moderna nello Stato di Israele grazie alla sua attività di insegnate a Tel Aviv e alla partecipazione al Gruppo Nuovi Orizzonti.
I due poli del viaggio in Oriente dei coniugi Arp – il fascino misterico dell’Egitto e le arti applicate nella comunità di Ein Hod – sono i due nuclei attorno a cui si sviluppa la mostra che accompagna la stagione 2023 della Fondazione Marguerite Arp a Locarno-Solduno.
Si tratta di un capitolo ancora poco noto della vita di Jean, che si è voluto approfondire sotto la guida della direttrice Simona Martinoli, attingendo alle ricche collezioni in archivio: dai materiali direttamente legati al viaggio, al carteggio fra Arp e Janco, alle opere nate proprio dall’esperienza in Oriente, svelando – e qui sta il fascino della mostra – le corrispondenze che intercorrono fra queste creazioni tardive e soggetti ripresi nella precedente produzione.
Un dialogo che si esprime attraverso la selezione di opere e documenti allestiti nella grande sala cubica del moderno edificio che, accanto a quella che fu la residenza privata degli Arp, ospita oggi lo spazio espositivo e il deposito con oltre duemila lavori inventariati.
Da una parte emerge come echi e rimandi all’Egitto fossero presenti ab origine nell’immaginario dell’artista, che durante il viaggio in Oriente ebbe finalmente l’occasione di vedere quei luoghi fino ad allora entrati nel suo orizzonte culturale attraverso letture e illustrazioni.
Dall’altra parte, invece, si constata come la visita degli atelier di Ein Hod spinse Jean a inaugurare un capitolo inedito del suo percorso, aprendosi alla produzione in ceramica e in argento. In particolare, insieme alla ceramista israeliana Aviva Margalit Mambush realizzò dei rilievi riprendendo dei disegni del 1929, illustrazioni per un volumetto di poesie dell’altro amico di epoca dada, Tristan Tzara. Così sono nati Il profeta e la Venere di Ein Hod, due opere che poi i coniugi vollero appendere, a mo’ di lari domestici, proprio all’ingresso della loro dimora a Locarno-Solduno, dove vissero insieme fino alla scomparsa nel 1966 di Jean, che però ancora oggi, grazie alla Fondazione voluta da Marguerite, ‘abita’ questi spazi.
Anche nel caso dei gioielli, l’artista pescò dal suo precedente repertorio di rilievi, opere tessili e su carta, lavorando in questo caso con l’orafo israeliano Johanaan Peter. Un caso emblematico è quello di una collana che sarebbe diventata il monile preferito di Marguerite: le due sagome nere su sfondo grigio del grande rilievo in legno dipinto I gemelli, del 1956, diventano il doppio ciondolo di una collana d’argento. Alla base, un processo di miniaturizzazione e trasposizione da un mezzo di espressione all’altro. Viceversa, dal micro al macro, negli ultimi anni alcuni di questi soggetti assumeranno invece la dimensione monumentale di sculture-installazioni, realizzate da Jean per essere integrate in architetture o da collocare in spazi pubblici.
Come detto, invece, i rimandi all’Egitto corrono à rebours: così sculture come L’Egiziana (1938) o la Piccola sfinge (1942), dove è soltanto il nome a svelare il retroterra mitologico e culturale, non sono che l’ulteriore conferma di come nel mondo onirico di Jean Arp fantasie e associazioni si rincorrano in un organico, incessante trasmutare di segni e sogni.
Ad affiancare queste opere, mai o raramente presentate al pubblico, un’autentica chicca dagli archivi: l’album fotografico del viaggio in Oriente direttamente confezionato da Robert Stoll. Un documento molto particolare, di cui è esposto sotto teca l’originale, che può però essere gustato in ogni suo dettaglio grazie alla versione digitale su tablet, appositamente creata e disponibile in sala: chi visita la mostra può così ripercorrere tutte le tappe del viaggio degli Arp attraverso fotografie dei luoghi visitati, degli amici incontrati, le loro dediche, i prospetti turistici raccolti con le loro grafiche colorate anni ’50.
Appuntamento tutte le domeniche, dalle 14 alle 18 fino al 5 novembre. Il consiglio è di proseguire la visita imboccando i vialetti lastricati del giardino che circonda la Fondazione e la collega alla casa-atelier, dove fra gli alberi centenari e le tante splendide specie che fioriscono in ogni stagione, si rivelano le sculture che qui Jean Arp ha creato e ambientato nei suoi ultimi anni.
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In apertura, una veduta della mostra “Arp. Viaggio in Oriente”, alla Fondazione Marguerite Arp di Locarno-Solduno fino al 5 novembre. Fondazione Marguerite Arp, Locarno. Foto: Roberto Pellegrini, Bellinzona.