Salone di Ginevra, 1972: presentando la sua Vesc (Volvo Experimental Safety Car), la casa automobilistica svedese anticipava una vasta gamma di soluzioni tecniche sulle quali ha poi costruito la sua leadership nel campo della sicurezza. A cominciare dalla carrozzeria, che assomigliava a una fortezza: scocca ad elevata rigidità torsionale, con montanti tubolari laterali, roll bar, paraurti telescopici e cellula antiribaltamento, attacchi posteriori del motore disegnati per scivolare sotto l’auto in caso di urto frontale. Altre caratteristiche: cinture di sicurezza semipassive, airbag per i posti anteriori e posteriori, poggiatesta a scomparsa che si sollevavano automaticamente in caso d’urto, volante collassabile, freni antibloccaggio precursori dell’Abs, arresto automatico dell’alimentazione di carburante, avvisatore acustico di retromarcia, …
Le soluzioni sviluppate da Volvo per l’avveniristica concept car del 1972 avrebbero salvato milioni di vite. Una priorità degli stessi padri fondatori, Assar Gabrielsson e Gustaf Larson, che dichiaravano: “Le automobili sono guidate da persone. Per questo, il principio fondamentale alla base di tutto ciò che facciamo da Volvo è e resta la sicurezza”. Da quando l’ingegnere di Volvo Nils Bohlin ha introdotto le cinture di sicurezza a tre punti nel 1959, oltre un milione di vite sono state salvate grazie alla rinuncia ai diritti di brevetto, per consentire a tutti di beneficiarne. È stata di nuovo Volvo la prima a sviluppare e sottoporre a crash test i dispositivi per la sicurezza dei bambini. E oggi il Volvo Cars Safety Centre di Göteborg rappresenta la struttura più avanzata del suo genere a livello mondiale.


Una tradizione che prosegue con i sistemi presentati dalla Volvo EX90, definita la più sicura di sempre: 8 telecamere, 5 radar e 16 sensori a ultrasuoni permettono di registrare cosa accade intorno al veicolo e, grazie ai sistemi di assistenza, evitare incidenti. Si aggiunge la rivoluzionaria tecnologia Lidar: un laser a impulsi, integrato nel tetto per migliorarne la visuale, in grado di riconoscere ancor meglio gli oggetti, anche a distanze più elevate, al buio e con cattivo tempo. Seconda grande novità: il Driver Understanding System, che interpreta i comportamenti del conducente: ai precedenti sensori che analizzavano i movimenti dello sterzo e la traiettoria dell’auto, si aggiungono due telecamere orientate verso gli occhi di chi guida, e anche il volante aiuta nella valutazione, monitorando stabilità della sterzata e rilascio. Salva anche la privacy: il materiale video viene elaborato in tempo reale da algoritmi brevettati, senza salvarlo. I dati necessari a migliorarsi ulteriormente sono invece raccolti con studi di ricerca.
Già da solo, si stima che il ‘terzo occhio’ della tecnologia Lidar possa ridurre del 20% il numero di incidenti stradali gravi. Una nuova importante accelerazione verso un futuro senza più collisioni.
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