Il traffico intenso nei pressi del tunnel del Gubrist è una spina nel fianco per l’imprenditore Samuel Escher. Gli affari vanno bene per la sua azienda di Bronschhofen, presso Wil, dove produce rimorchi e semirimorchi per autocarri. Ma i suoi clienti della Svizzera occidentale e nord-occidentale perdono sempre molto tempo imbottigliati nel traffico della A1. «Volevamo risparmiare queste noie alla nostra clientela», spiega Eschler. Per questo nella primavera del 2022 si è messo alla ricerca di una seconda sede a ovest del Gubrist per la Eschler Fahrzeugbau, con l’obiettivo di affittare un capannone in cui proporre lo stesso servizio della sede principale dell’azienda di famiglia.
Proposta di acquisizione anziché contratto di affitto. Durante la ricerca di un capannone adatto, Eschler è entrato in contatto con Leo von Wyl, la cui azienda Leo Fahrzeugbau a Wiedlisbach (Berna) serviva esattamente lo stesso segmento di clientela di Eschler. Anziché affittargli un capannone, von Wyl gli ha proposto di rilevare la sua azienda sorprendendolo e destandone l’interesse. Tuttavia le sue possibilità finanziarie erano limitate, dal momento che aveva già investito fondi nell’ampliamento della sua attività a Bronschhofen. Ciononostante l’imprenditore non ha sottovalutato l’opportunità che gli si stava prospettando. «È un’occasione che capita solo una volta nella vita», ammette. Così ha deciso di non lasciarsela sfuggire e ha avviato le trattative con Leo von Wyl.
Per poter effettuare l’acquisizione, la famiglia Eschler ha messo insieme una parte di fondi propri. Il resto del necessario è stato coperto da un’ipoteca, il cui importo è stato a sua volta versato alla holding sotto forma di prestito upstream.
Sostegno da parte di partner di lunga data. L’imprenditore della Svizzera orientale ha quindi raccolto la sfida di ampliare la propria attività e allo stesso tempo rilevarne un’altra, senza per questo trovarsi in difficoltà finanziarie. Si è quindi rivolto alla Banca Raiffeisen Seerücken in Turgovia, che si era già occupata della cessione dell’attività dal padre Max al figlio Samuel nel 2014. I consulenti alla clientela conoscono da anni l’azienda. Inoltre Samuel Eschler ha coinvolto anche una fiduciaria per sviluppare una soluzione personalizzata.
Una holding per soluzione. La sfida consisteva nel conciliare il rilevamento dell’azienda e l’ampliamento della sede principale. La soluzione per non pesare sulla sede di Bronschhofen? La famiglia Eschler ha costituito una holding di acquisizione con cui ha rilevato la Leo Fahrzeugbau, che oggi possiede al 100%. Grazie alla holding, le due sedi di Eschler Fahrzeugbau amministrano l’attività in modo indipendente l’una dall’altra, riducendo il rischio finanziario per l’azienda di famiglia. L’azienda a Bronschhofen può così concentrarsi sul progetto di ampliamento, mentre la holding controlla l’attività della sede di Wiedlisbach. Le aziende non sono tenute a rispondere l’una dell’altra.
Analisi scrupolosa della situazione fiscale. La struttura offre un ulteriore vantaggio perché ha un effetto positivo sul carico fiscale. Dato che le sedi sono indipendenti, la famiglia Eschler riesce a evitare la tassazione congiunta delle due società. E il dividendo di Wiedlisbach alla holding è tassato in misura ridotta. Tuttavia, questa soluzione ha richiesto un approccio attento. Gli acquirenti hanno chiesto alle autorità fiscali cantonali un tax ruling, ossia un accordo fiscale preliminare contenente una stima giuridica dell’onere fiscale previsto. Potendo contare sulla necessaria certezza giuridica, la famiglia Eschler ha così saputo in anticipo gli oneri spettanti. Si tratta di un’operazione da non sottovalutare. Altrimenti si rischia di incorrere in tasse inattese.
Più margine di manovra grazie al finanziamento misto. Per poter effettuare l’acquisizione, la famiglia Eschler ha messo insieme una parte di fondi propri. Il resto del necessario è stato coperto da un’ipoteca che ha potuto accendere sullo stabile a Wiedlisbach. L’importo dell’ipoteca è stato a sua volta versato alla holding sotto forma di prestito upstream. In questo modo, insieme al capitale proprio, è stato possibile finanziare il prezzo di acquisto dell’azienda di Wiedlisbach.
La soluzione ipotecaria ha un effetto positivo a lungo termine, poiché riduce la pressione finanziaria sull’azienda. Quando si finanzia un’acquisizione senza garanzie, di norma l’acquirente deve infatti estinguere il debito nell’arco di cinque/sette anni. Una vera e propria impresa per la maggior parte delle aziende. L’ipoteca offre un maggiore margine di manovra alla famiglia Eschler, che avrà così molto più tempo per estinguere il prestito ipotecario: con questa soluzione il finanziamento dovrà essere infatti rimborsato in dieci/quindici anni. Sebbene l’importo necessario rimanga lo stesso, con o senza ipoteca, in virtù delle diverse disponibilità finanziarie, i termini per il rimborso dei singoli prestiti sono diversi e possono determinare il successo o il fallimento dell’azienda.
Un importante traguardo. Eschler ha colto l’occasione dell’acquisizione nel Canton Berna per rinnovare il capannone di produzione, riparando, in parte, anche delle macchine. Con la nuova sede, Eschler Fahrzeugbau è passata improvvisamente da 40 a oltre 60 collaboratori. «Ora stiamo ampliando la nostra gamma di servizi e introducendo nuove strutture e processi», afferma Eschler. Dopotutto, un nuovo inizio porta anche nuovi clienti.
Eschler si trova di fronte alla sfida di cedere la responsabilità di una parte dell’azienda. Sta componendo il team di Wiedlisbach con attenzione e molta fiducia, dopotutto non può occuparsi ogni giorno della nuova attività. Il costruttore di veicoli ha realizzato un’idea imprenditoriale e, grazie a un’attenta pianificazione, può ora sostenerne il carico finanziario. «Per la nostra azienda a conduzione familiare, l’acquisizione è stata un passo importante per il futuro» spiega. Da quando il padre ha fondato l’azienda nel 1991, questo è il più grande cambiamento avvenuto. È ancora troppo presto per trarre conclusioni, ma Eschler è soddisfatto di come stanno andando le cose ed è convinto che l’idea di una seconda sede sia stata giusta.
La difficile situazione congiunturale globale si ripercuote sempre più sull’industria svizzera. L’indice Raiffeisen Pmi è sceso leggermente in giugno passando da 49,1 punti a 48,8 punti e chiudendo di nuovo il mese in zona contrazione. Le imprese interpellate hanno annunciato ancora una volta una flessione dell’attività commerciale. Secondo le Pmi solo gli ordinativi sono saliti rispetto al mese di maggio. Questa volta, però, sono diminuiti anche i volumi della produzione e le scorte di acquisti, e pertanto, a eccezione del portafoglio ordini, tutti i subcomponenti dell’indice Pmi Raiffeisen quotano al di sotto della soglia di crescita di 50 punti.
Il polso delle imprese
Con una percentuale del 30% l’elemento degli ordinativi rappresenta la maggiore ponderazione dell’indice complessivo, considerato che fornisce una valida indicazione sullo sviluppo della dinamica della produzione nei mesi a venire. Attualmente, tale componente si situa a 50,7 punti. Tuttavia, a causa del difficile contesto congiunturale le prospettive sono orientate piuttosto al ribasso, con tutti i principali partner commerciali in recessione. Parallelamente, s’indebolisce anche il settore dei servizi in alcuni Paesi, per l’elevata inflazione. Ad esempio, la Germania è già entrata in una recessione tecnica.
Tiene il mercato domestico. Il difficile contesto globale si ripercuote sempre più anche sull’industria svizzera. Nell’indice Pmi di procure.ch, che rispecchia la situazione commerciale delle grandi imprese, già da mesi gli ordinativi si situano nettamente al di sotto dei 50 punti. Nel settore delle Pmi, invece, numerose imprese orientate al mercato nazionale presentano tuttora un’evoluzione positiva degli ordinativi. Ciononostante, la dinamica di crescita si sta man mano indebolendo, seppur meno di quella per quelle votate all’export.
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