TM   Maggio/Giugno 2023

Un inossidabile filo conduttore

Soddisfare le esigenze più tecniche di settori quali l’orologiero, il medicale e l’alimentare con un filo d’acciaio: il materiale perfetto per ottimizzare processi come il lavaggio, l’automazione e la cottura di cibi. Per rispondere alla concorrenza internazionale delle produzioni a basso costo, Plastifil di Mendrisio, giunta ormai alla quarta generazione, punta sulla personalizzazione e l’ingegnerizzazione delle sue soluzioni, che progetta, sviluppa e produce curando ogni dettaglio.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Ormai alla quarta generazione, nei suoi 90 anni di storia Plastifil ha saputo adeguarsi ai bisogni del mercato, innovativa nelle soluzioni.

Erano semplici accessori domestici, come frustini da cucina o gabbiette per uccelli, quelli che la Facta – Fabbrica Articoli Casalinghi, Tele e Affini – iniziò a produrre nel 1934. Vent’anni dopo, la sede si è spostata da Capolago a Mendrisio, proseguendo la sua attività ribattezzata Plastifil dall’avvento della plastificazione del filo. Era l’epoca d’oro degli espositori per edicole e negozi, che produceva per tutta la Svizzera. Ma è stata poi la progettazione di cestelli per lavastoviglie ad averle aperto il mercato del lavaggio, permettendo di costruirsi le competenze che, quando è subentrata la concorrenza dai vari Est del mondo, le hanno consentito di fare il salto di qualità orientandosi verso settori sempre più tecnici: quelli le cui richieste più esigenti in termini di qualità e precisione, soltanto chi è allo stato dell’arte e investe nella cura del dettaglio sa soddisfare. Non a caso, due settori dagli standard qualitativi estremamente elevati come l’orologiero e il medicale si rivolgono a Plastifil. «Mentre altri ambiti quali il design, in cui siamo nati, sono finiti ad appannaggio di nazioni a basso costo, noi ci siamo focalizzati sullo sviluppo, dalla concezione alla validazione, di soluzioni ingegnerizzate e articoli di precisione complessi in filo di acciaio, soprattutto inossidabile», illustra il Presidente di Plastifil Martino Piccioli. «Ogni fase di lavorazione viene svolta internamente: dalla creazione delle attrezzature ai diversi processi. Testiamo la fattibilità produttiva, progettiamo i prototipi, proponiamo eventuali migliorie per ottimizzare i costi e massimizzare la resa. Attraverso un’ampia verticalizzazione dei processi siamo in grado di avere flessibilità e controllo sulla qualità e di gestire in modo ottimale i flussi per piccole e grandi serie», sottolinea.

Ormai alla quarta generazione, nei suoi 90 anni di storia Plastifil ha saputo adeguarsi ai bisogni del mercato, innovativa nelle soluzioni.
La famiglia riunita attorno a Mario Snozzi, scomparso l’anno scorso, alla testa dell’azienda per diversi decenni, dal 1958.

Il ‘filo’ conduttore è anche dato da una famiglia giunta ormai alla quarta generazione: a fondare l’azienda è stato il prozio di Martino Piccioli. Per diversi decenni, Plastifil è stata guidata da suo nonno Mario Snozzi, scomparso l’anno scorso, personalità molto amata del territorio anche per il suo coinvolgimento nella comunità con tante iniziative a sostegno di realtà del mondo culturale e sportivo. Entrato dieci anni fa nel Cda con le due sorelle, Elisa e Cristina, dal 2016 Martino Piccioli ha preso le redini, affiancato dal Ceo Michele Matis. Insieme, confrontandosi con le insidie di un mercato sempre più globalizzato, hanno attuato un cambio di marcia e proseguito sulla strada dell’innovazione potendo contare sulla solidità economica dell’azienda. Da allora la cifra d’affari è aumentata del 40% e il portafoglio ordini è raddoppiato.

Sapersi rivolgere a settori anche distanti come il food processing, il medicale, l’orologiero, l’automotive e o la meccanica di precisione, è più che una rarità per chi realizza prodotti in filo. È proprio questa diversificazione a fare la forza di Plastifil. Da ultimo, le ha permesso di assorbire l’impatto della pandemia, continuando a lavorare per il medicale finché gli altri settori erano fermi, per poi riprendere a pieno regime da un anno a questa parte, tanto da veder crescere i dipendenti da 140 agli attuali 195.

Mentre i prodotti meno complessi sono finiti ad appannaggio di nazioni a basso costo, noi ci siamo focalizzati sullo sviluppo, dalla concezione alla validazione, di soluzioni ingegnerizzate e articoli di precisione complessi in filo di acciaio, soprattutto inossidabile

Martino Piccioli

Martino Piccioli

Presidente di AIF Ticino e Presidente del CdA di Plastifil

Sotto il suo tetto – per inciso, dallo scorso anno munito di un impianto fotovoltaico tra i più importanti del Cantone, con una produzione di 1GWh di elettricità rinnovabile annua (pari al fabbisogno di oltre 200 economie domestiche), che è l’emblema del suo impegno ambientale per la riduzione delle emissioni – Plastifil garantisce diverse lavorazioni, dalla piegatura filo e saldatura, a processi di termolaccatura e galvanica, insieme a un piccolo reparto di stampaggio a caldo di materiali non ferrosi. «Capita di offrire questi servizi conto terzi, anche se al momento il carico di lavoro interno lo consente solo di rado. Al di là delle difficoltà nel far combaciare tutti questi processi, in termini sia di logistica sia di investimenti necessari per rimanere allo stato dell’arte, è proprio questa struttura a permetterci di essere flessibili e meno facilmente attaccabili dalla concorrenza, che prima di arrivare a una tale varietà deve avere un parco macchine e un know-how molto ampio», osserva il Presidente di Plastifil.

Un’azienda artigianale nella cura del dettaglio, ma con un’organizzazione e processi industrializzati, come tipico di tante realtà ticinesi di eccellenza. «Nel settore tecnico, che rappresenta un 20% del fatturato, lavoriamo con i grandi marchi dell’orologeria svizzera, progettando e producendo cesti per il lavaggio delle loro componenti. Si tratta di lavorazioni anche molto complesse, che spesso comportano un intervento manuale nei processi di saldatura e rettifica per poter assicurare vassoi in filo ad alta precisione. Anche con clienti consolidati come questi, il nostro impegno sull’innovazione è continuo. L’automazione delle loro linee di produzione richiede una precisione ancora maggiore da parte nostra.  Ad esempio, aumentando il carico portato da ciascun vassoio, è essenziale che ogni singola componente, mentre viene trattata, rimanga nel suo alloggiamento, senza correre il rischio di oscillare, incastrarsi, rovinarsi con l’attrito o cadere, anche quando le squelette vengono ribaltate a 360 gradi. Ci sono poi incarichi speciali per cui ci viene richiesto di realizzare magari soltanto una decina di pezzi», descrive Michele Matis.

Nell’automotive si collabora con partner di lunga data che sono leader mondiali, anche se non mancano le incognite con l’elettrico a subentrare alle motorizzazioni attuali sottraendo componenti meccaniche.

Un 25-30% dell’attività è generata dal medicale: cliente numero un leader internazionale nel settore delle protesi articolari, insieme a diversi altri importanti nomi svizzeri e internazionali. Plastifil offre cesti, sistemi completi e vassoi per il lavaggio, sterilizzazione e stoccaggio per strumenti di chirurgia e protesi medicali, chiaramente su misura e conformi alla certificazione Fda.

Nel tempo è venuta invece assottigliandosi la quota di lavoro nel design, un settore verso cui Plastifil vanta comunque una certa affezione, pur trattandosi di lavori a commessa: prodotti a Mendrisio, sono banchi e sedie sui quali hanno studiato molti alunni del Cantone e che arredano tante sale multiuso e mense.

«Oggi, insieme al tecnico e al medicale, un altro settore di punta è quello del food, che genera tra il 35 e il 40% del nostro fatturato. Pur essendo un ambito più standardizzato nelle sue richieste, anche qui abbiamo tanti clienti storici per i quali continuamente sviluppiamo nuove soluzioni: cesti per friggitrici, bollitura e cooking center, ad esempio per un gruppo tedesco che ne è leader mondiale. Un secondo prodotto sono le griglie per macchine da caffè, come quelle di un importante nome svizzero che fornisce una rinomata catena di caffetterie a livello mondiale. Infine ci occupiamo anche delle griglie dei forni per brand di alta gamma, ma chiaramente non possiamo tenere il passo con le produzioni a basso costo di altre nazioni, dove ci sono competitor che realizzano un milione di griglie in acciaio cromato contro alcune decine di migliaia delle nostre», precisa Michele Matis.

Cerchiamo di mostrare quanto facciamo a livello di R&D condividendo con il cliente il learning dell’investimento, in modo che ancor prima che ci venga richiesta una riduzione dei prezzi siamo noi a spiegare perché possiamo praticarla, senza che vada a scapito della qualità

Michele Matis

Ceo di Plastifil Sa

In apparenza un cesto prodotto oggi potrebbe sembrare identico a quello di vent’anni fa. A essere cambiata, come detto, è l’esigenza di precisione: oggi se ogni dettaglio non è perfetto, quel pezzo non sarà integrabile in una linea di produzione automatizzata. «Per cui da un lato si tratta di accompagnare i clienti storici nell’evoluzione continua dei loro processi di produzione e dei loro requisiti ma, al contempo, di spingere sull’individuazione e l’acquisizione di nuovi clienti che abbiano bisogno di un prodotto con un valore aggiunto importante, e siano quindi disposti a pagarlo», osserva il Ceo.

Se la quota di export si aggira sul 30-40% a seconda degli anni, indirettamente Plastifil esportatrice lo è quasi integralmente, in quanto le sue stesse clienti – anche svizzere – hanno spesso una presenza mondiale, dagli Usa all’Asia. «Il che ci espone però all’effetto cambio in maniera importante, anche se paradossalmente ci siamo accorti che a volte è proprio la clientela elvetica a essere maggiormente sensibile. Tuttavia anche negli ultimi anni siamo riusciti a farci apprezzare, cosa non scontata. Capita il cliente che compra da noi i cesti per spedirli nei suoi stabilimenti di produzione in Tailandia, perché a contare è la qualità e l’ingegnerizzazione che sappiamo offrire», sottolinea Martino Piccioli. Oggi Plastifil lavora soprattutto con clienti basati in Svizzera, Germania, Francia e Canada. «In futuro puntiamo a una proiezione sempre più marcata in Europa, con una selezione mirata di clienti dove individuiamo del potenziale per capitalizzare i nostri punti di forza, con reciproco vantaggio. Ad esempio, ci sono partner interessanti con cui abbiamo avviato progetti a nord della Germania», osserva il Presidente.

Plastifil piegatura filo
Il processo di piegatura del filo

A innovare obbliga il cliente stesso: se per lui l’ottimizzazione passa da uno sconto, il produttore è costretto a farlo corrispondere a un vero abbassamento dei costi. «Cerchiamo di mostrare quanto facciamo a livello di R&D condividendo con il cliente il learning dell’investimento, in modo che ancor prima che ci venga richiesta una riduzione dei prezzi siamo noi a spiegare perché possiamo praticarla, senza che vada a scapito della qualità», sottolinea Michele Matis. In media, il 5% del fatturato annuo è reinvestito in R&D. Macchinari, ma anche sistemi gestionali e marketing.

In quest’ottica, anche per la stessa Plastifil l’automazione diventa strategica. Se già oggi il personale scarseggia, in vista del mancato ricambio generazionale alla fuoriuscita imminente dei babyboomer, l’unica soluzione percorribile la offre la tecnologia. «Negli ultimi anni stiamo integrando robot universali che aiutano ad abbattere i costi. Non è questione di rimpiazzare l’uomo con una macchina per risparmiare, quanto l’unico modo per continuare a produrre nel prossimo futuro quando non avremo più le persone necessarie, che già oggi si faticano a trovare, specialmente per i ruoli altamente qualificati, dove la concorrenza è ormai internazionale. Questo lo diciamo come azienda d’altro canto molto sensibile alla formazione degli apprendisti, ne abbiamo puntualmente una decina, ma fatichiamo sempre più a trovarli. In una realtà come la nostra hanno il vantaggio anche di potersi cimentare nelle diverse funzioni, dalla progettazione alla polimeccanica, dalla logistica al commerciale», sottolinea il Presidente di Plastifil.

Il processo di saldatura robotizzata del filo
Il processo di saldatura robotizzata del filo

Nel territorio, la sua famiglia è molto ben radicata e non intende dislocare. Tuttavia ha avvertito la necessità di avere un secondo stabilimento produttivo oltreconfine, inaugurato lo scorso anno nell’Est Europa dopo che la pandemia aveva costretto a posticiparne l’apertura. Da una parte assolve a una richiesta che sta emergendo dalle nuove politiche di analisi dei rischi delle aziende clienti, che pongono l’obbligo di avere un secondo plant per garantire continuità. In caso contrario, sono costrette a suddividere gli incarichi fra due diversi fornitori. «D’altro canto, il pericolo è quello di diventare troppo di nicchia. Finora eravamo in grado di garantire soltanto il supercomplicato, mentre il nostro nuovo plant europeo ci consentirà di rimanere competitivi anche sul medium range, che serve anche ai clienti che comprano i nostri prodotti ad alto valore aggiunto. Se offriamo entrambi, abbiamo capito che volentieri si servono per tutti e due da noi, apprezzando qualità e responsabilità dell’azienda. Altrimenti il rischio è che essendo costretti a comprare altrove questi prodotti in filo di livello medio, ci abbandonino un giorno anche sul resto. Ciò detto, aprire una filiale all’estero è sempre complesso e, da azienda con 90 anni di esperienza, abbiamo la consapevolezza che occorrerà tempo per installare la nostra cultura», spiega Michele Matis.

Plastifil azienda fotovoltaico
Il tetto di Plastifil, a Mendriso, dallo scorso anno è munito di un impianto fotovoltaico tra i più importanti del Cantone, con una produzione di 1GWh di elettricità rinnovabile annua (pari al fabbisogno di oltre 200 economie domestiche), emblema del suo impegno ambientale

L’impegno dell’azienda a favore dell’ecosistema produttivo regionale è confermato dalla presenza di Martino Piccioli nei comitati di organizzazioni come Aiti e l’Unione svizzera degli imprenditori, ma soprattutto dalla recente nomina a presidente di Aif (Associazione Imprese di famiglia) Ticino.

Un’azienda di 90 anni non è certo una start up, tuttavia grazie alla lunga esperienza e alle diverse competenze specialistiche radunate sotto lo stesso tetto, realtà come queste sono veri e propri ‘centri di competenze’, dove quotidianamente si fa innovazione (di prodotto, di processo, di applicazione,…). Quella che permette alle aziende di durare nel tempo, guadagnare posti in classifica sui mercati internazionali e alimentare la ricaduta sul territorio. Con una media di 250 progetti sviluppati all’anno per i suoi clienti, quasi uno per giorno lavorativo, Plastifil ne è l’esempio perfetto.

Cambio ai vertici per l’Associazione Imprese Familiari Ticino (Aif-Ticino). A 8 anni dalla Fondazione, il Presidente fondatore Flavio Audemars ha lasciato il timone a Martino Piccioli: un passaggio di consegne che dà un significativo segnale di apertura e coinvolgimento delle nuove generazioni. «Già oggi l’Associazione è molto vissuta anche dai membri più giovani: ci si incontra volentieri e ci si scambiano esperienze, in particolare sulla governance familiare, avendo la preziosa occasione di confrontare i punti di vista complementari di diversi settori», commenta il neoeletto Presidente.

L’importanza crescente delle imprese di famiglia nel tessuto economico regionale è confermata anche dall’aggiornamento delle cifre raccolte dall’Osservatorio Aif-Supsi, che anzi sottolinea come, soprattutto in fasi economiche incerte, la loro rilevanza aumenti, al pari del loro contributo alla stabilità del territorio.  Secondo le stime – basate su 8.383 aziende a controllo familiare (6.383 Sa e 2.000 Sagl) – in Ticino forniscono lavoro a oltre 83mila collaboratori con ricavi aggregati per circa 17,7 miliardi di franchi, dati entrambi in crescita rispetto al rilevamento del 2019. Il 61% delle Sa è alla seconda generazione, il 21% è alla terza. Nel 22% dei casi c’è una completa corrispondenza tra proprietà e direzione, percentuale pressoché uguale per le Sagl, che per l’82% sono alla seconda generazione. In entrambi i casi predominano nettamente le realtà del terziario (80% Sa, 65% Sagl).

Un aspetto interessante riguarda la produttività degli investimenti, ovvero i ricavi rispetto agli attivi che si situa a 2,6 per le imprese familiari ticinesi, contro una media di 2,4 a livello svizzero, evidenziandone così le competenze di natura produttiva e industriale. «Prima ancora di esser aziende, siamo famiglie, viviamo nel territorio e speriamo che l’azienda arrivi alla generazione successiva. I nostri figli crescono qui, è naturale pensare al bene dell’ecosistema del Cantone, da un lato facendo il tifo per aziende che siano competitive sui mercati internazionali, dall’altro affinché il Ticino rimanga un posto attrattivo per fare impresa», conclude il nuovo Presidente di Aif-Ticino.

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Per maggiori informazioni:

plastifil.ch