Il Prof. Carl Baudenbacher è un riconosciuto esperto di diritto svizzero, europeo e internazionale, già docente all’Università di San Gallo e Presidente della Corte di giustizia dell’Aels. Quando si esprime sui rapporti tra Svizzera e Ue lo fa quindi con cognizione di causa e autorevolezza. Sull’accordo recentemente raggiunto tra la Commissione dell’Ue e il nostro Consiglio federale il suo giudizio è tranciante: questo pacchetto di accordi è fondato su una serie di menzogne.
Già nel 2013, l’allora Segretario di Stato Yves Rossier aveva voluto far credere che la suprema Corte di Giustizia dell’Ue, nell’ambito del sistema studiato per comporre eventuali divergenze tra le due parti, si sarebbe limitata a emettere “pareri non vincolanti”. Questa menzogna è stata ripetuta anche in seguito nonostante che gli stessi Presidenti di questa Corte succedutisi negli anni abbiano più volte affermato il contrario.
Per cercare di correggere la mal parata l’Ue ha escogitato la figura intermedia del Tribunale Arbitrale, che in caso di disaccordo tra le parti nelle fattispecie importanti richiede il parere “vincolante” della Corte europea. È il sistema previsto negli Accordi di associazione tra l’Ue e alcune ex Repubbliche sovietiche o nei rapporti dell’Ue con le ex colonie europee del Nord Africa.
Anche in seguito, con il duo Cassis-Balzaretti, si è proseguito sulla strada tracciata da Rossier, facendo credere che le decisioni verrebbero adottate dal Tribunale Arbitrale, mentre Corte europea si limiterebbe a emettere solo “pareri”.
Dopo il 2020 le fonti dei negoziatori svizzeri non accennano più esclusivamente alla versione dei “pareri” della Corte europea ma si vuole fare credere che al Tribunale Arbitrale venga assegnato il ruolo principale e alla Corte europea un ruolo secondario. A tal fine ci si serve di un trick semantico: non viene detto che il Tribunale Arbitrale è obbligato ad adire la Corte europea ma che, a seconda dei casi, ci si “rivolgerebbe” a quest’ultima oppure in aggiunta ad altri elementi si “chiederebbe” il suo parere. Non viene in tal modo menzionato che la Corte europea deve essere adita nella maggior parte dei casi e che il Tribunale Arbitrale deve applicare la sua decisione senza se e senza ma.
Non dovrebbe meravigliare quindi che nell’opinione pubblica si sia fatta strada l’idea che il proposto Tribunale Arbitrale assumerebbe una posizione alla pari con quella della Corte europea. E dalla circostanza che al Tribunale Arbitrale verrebbe assegnata l’ultima parola viene tratta la conclusione che la sua posizione sarebbe quella definitiva.
Questa interpretazione è però insostenibile. Sarebbe come dire che il Tribunale cantonale, la cui decisione è stata respinta dal Tribunale federale (Tf) con l’invito di emettere una nuova decisione ai sensi dei “considerandi”, avrebbe l’ultima parola in merito. Ma a nessuno passa per la mente di dire che sarebbe libero di decidere ancora una volta sul merito.
Anche sulla vigilanza che verrebbe instaurata sulla Svizzera viene detto il falso.
In tutti i documenti ufficiali svizzeri si fa riferimento al “modello dei due pilastri”, con il quale la Svizzera continuerebbe a esercitare la vigilanza su sé stessa. A tutti gli effetti, invece, sarebbe la Commissione europea la sorvegliante della Svizzera in quanto la stessa può citare la Svizzera unilateralmente, ossia anche senza il suo accordo, davanti alla Corte europea. Si vuole inoltre fare credere che quale conseguenza del “modello dei due pilastri” il nostro Tribunale federale rimarrebbe competente sull’interpretazione del diritto svizzero e la Corte europea competente per quello interno all’Unione. Vero è invece che quest’ultima deterrebbe il monopolio interpretativo sui contratti bilaterali divenendo pertanto il tribunale extraterritoriale della Svizzera.
Falso è pure affermare che le competenze del nostro Tf rimarrebbero intatte. In effetti la Commissione dell’Ue può in ogni tempo portare davanti alla Corte europea una decisione in merito del nostro Tribunale Federale, che così diverrebbe un tribunale di seconda classe, il che violerebbe la nostra Costituzione federale.
È ormai notorio che l’Ue vuole imporci l’adesione a questo accordo con discriminazioni e minacce contravvenendo platealmente ai valori di cui si fa vanto, in particolare al principio dell’indipendenza della giustizia.
Se questo accordo dovesse passare, la Svizzera si vedrebbe trattata alla stessa stregua di un paese in via di sviluppo con la sola differenza che mentre questi ultimi percepiscono copiosi aiuti finanziari dall’Ue, la Confederazione si vedrebbe obbligata a versare all’Ue annualmente centinali di milioni a fondo perso.
Dobbiamo concludere per il momento (il seguito alla prossima puntata), che il Consiglio federale con una serie di bugie vuole trasformarci in una colonia dell’Ue sfruttando il buon nome che i Tribunali Arbitrali si sono fatti nel nostro paese.
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