TM   Novembre 2024

Viaggiando fra cronaca ed esotismo

Fra i pittori più contesi nell’Europa di metà Ottocento, il ticinese Carlo Bossoli annoverava nella sua committenza sovrani, aristocratici, politici e la più sofisticata borghesia. Da riscoprire alla Pinacoteca Züst, dove attraverso i suoi quadri continua a testimoniare momenti storici salienti e costumi sociali di un mondo che percorse in lungo e in largo. Con la ‘sua’ Lugano nel cuore.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Tra gli artisti ticinesi a essersi affermati nell’Ottocento al di fuori dei confini cantonali, accanto a Vincenzo Vela e Antonio Ciseri va indubbiamente citato Carlo Bossoli (1815-1884). Non ignorato ma sicuramente meno acclamato di loro in patria, probabilmente proprio perché, malgrado le sue profonde radici luganesi – significativo che qui abbia voluto essere sepolto – visse quasi sempre all’estero: un “pittore giramondo tra le corti reali e il magico Oriente”, come recita il sottotitolo della monografica con cui la Pinacoteca Züst di Rancate, a mezzo secolo esatto dalla prima e unica esposizione che gli venne dedicata in ‘casa’, a Villa Ciani, lo riporta al centro dell’attenzione, aggiungendo un nuovo significativo contributo alla folta messe di studi critici che, soprattutto in Italia dagli anni ’50, sono stati dedicati alla sua ricca produzione.

Questa volta si è voluto porre il focus sull’uomo Bossoli e la sua straordinaria vicenda. Una vita che riemerge non solo dalle sue stesse opere e dalla documentazione, ma anche dalle memorie del nipote Francesco Edoardo – soltanto di quindici anni più giovane, anche lui un ottimo vedutista, che si merita un affondo a chiusura della mostra, in particolare come autore di paesaggi montani (era un membro del Club Alpino Italiano) – come pure dalla biografia dedicatagli da Luigi Torelli, conte valtellinese protagonista del Risorgimento e dei primi anni del Regno d’Italia, a lui legato da una profonda intesa amicale, anche questa ricordata in mostra e catalogo, in particolare con il prezioso album di opere su carta raccolto dalla nuora del Torelli.

Interno di un caffè a Galata, 1847, Carlo Bossoli
Carlo Bossoli, “Interno di un caffè a Galata”, 1847, tempera su carta, 41,5 x 56 cm, Vedano al Lambro, Collezione Litta.

Dunque: Carlo Bossoli, chi era costui? L’originalità si manifesta sin dalla formazione, fra i pochissimi pittori totalmente autodidatta in un Ottocento secolo delle Accademie. Nato a Lugano nel 1815, ha solo 5 anni quando la famiglia si trasferisce a Odessa, allora crocevia commerciale d’Oriente e cosmopolita capitale moderna alla cui edificazione avevano messo mano molti ingegneri, architetti e maestranze ticinesi. Già undicenne Carlo, commesso presso un libraio antiquario si esercita nel disegno, per poi iniziare a cimentarsi nei più svariati lavori di decorazione collaborando con un pittore scenografo prima di mettersi in proprio e iniziare a realizzare incisioni e vedute, specializzandosi in cosmorami panoramici e sostentando così anche la famiglia in difficoltà dopo la prematura scomparsa del padre, la mamma già avanti negli anni e la sorella ragazza-madre. Lavora per molteplici committenti tra cui editori, professionisti e nobili russi come il governatore generale della città Michail Voroncov, la cui moglie nel 1839 lo incoraggia a intraprendere un viaggio d’istruzione in Italia per approfondire la sua vocazione per la veduta: da Roma via Napoli fino a Milano, dove si stabilirà dal 1844, vicino anche alla ‘sua’ Lugano che non manca di raggiungere e ritrarre. Quel primo piccolo Grand Tour si completa più tardi con viaggi in tutta Europa, in Medio Oriente e in Nord Africa, alla ricerca di spunti che, annotati con perizia di dettaglio nei suoi cahiers de voyage, costituiscono il repertorio a cui attinge per tutta la successiva produzione, operando secondo un modello che traduce la bottega rinascimentale in moderna impresa artigianale, a volte in tandem con il nipote, senza disdegnare le richieste minori accanto alla committenza più sofisticata, che conquista grazie alla padronanza unica della tecnica della tempera, unita all’amabilità del suo carattere.

L’outsider Bossoli è conteso da reali, imperatori e di loro consorti, nobili, diplomatici, politici, alta borghesia e ricchi imprenditori. Dall’aristocrazia del Lombardo Veneto, via via tutti quelli che contano in Europa lo reclamano. Agli acquisti di re Vittorio Emanuele II e del principe Eugenio di Savoia-Carignano si sommano quelli della regina Vittoria d’In­ghilterra e del principe Alberto, che lo ricevono al castello di Balmoral (viaggio documentato da un taccuino di disegni conservato all’Archivio di Stato di Bellinzona ed esposto in mostra), così come le richieste dell’impe­ratore Francesco Giuseppe d’Austria e dell’imperatrice Eugenia di Francia. I notabili ambrosiani si mettono in coda per far immortalare le loro residenze di villeggiatura con gli splendidi giar­dini sul lago di Como, in Brianza e nel Varesotto.

Nei suoi quadri Bossoli sa restituire tanto le seduzioni dell’Oriente quanto il fascino romantico d’Oltralpe e i grandi momenti storici. Immortalando le Cinque Giornate di Milano si accredita reporter ante litteram, confermandosi quando documenta la seconda Guerra di Indipendenza a seguito dell’esercito sabaudo (una quarantina di sue tempere sono anche utilizzate per illustrare la corrispondenza dell’inviato del Times) o le imprese ferroviarie del Regno. La circolazione di alcuni suoi soggetti, venduti a buon mercato in album a stampa litografica da librerie francesi, inglesi, torinesi moltiplica la diffusione seriale delle sue immagini.

Veduta di villa Bossoli sul lungo Po a Torino, 1868-69, olio su tela
Carlo Bossoli traspose il fascino d’Oriente respirato nei suoi numerosi viaggi non solo in molti dei suoi quadri a soggetto esotico, ma anche nello stile della dimora che si costruì a Torino, suo ultimo approdo, qui da lui stesso ritratta, “Veduta di villa Bossoli sul lungo Po a Torino”, 1868-1869, olio su tela, 35,5 x 56,5 cm, Collezione privata, Courtesy Quadreria dell’800, Milano.

La mostra della Pinacoteca Züst, curata da Sergio Rebora con il coordinamento scientifico di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla (in programma fino al 23 febbraio 2025), restituisce con un percorso in undici capitoli questa romanzesca esistenza, attraverso una selezione delle moltissime opere ritrovate e segnalate tra collezioni pubbliche e private, che si chiude sul periodo torinese di Carlo Bossoli. Costretto dopo i moti del 1853 a lasciare Milano come tutti i cittadini svizzeri espulsi dal Lombardo Veneto, dopo qualche titubanza opta per la capitale sabauda, una città già profondamente debitrice alle maestranze luganesi e ticinesi che, se fra Cinquecento e Ottocento avevano contribuito a costruirne e decorarne il 90%, in quegli anni sono impegnate nella realizzazione delle due ferrovie – la Napoli-Portici e la Torino-Genova – e dei tunnel che hanno permesso all’Italia di collegarsi con l’Europa. In quella Torino alla vigilia dell’età industriale, Carlo seduce sia la più tradizionalista committenza di corte che una clientela di ascendenza napoleonica, in grado di apprezzare l’assoluta novità del suo linguaggio di matrice romana e partenopea, attento a cromie, sfumature, giochi di luce.

A sua volta, negli anni Settanta, in particolare attraverso un altro grande protagonista dell’Ottocento europeo, Antonio Fontanesi, ma anche grazie alle esposizioni universali, può misurarsi con la moderna pittura impressionista quando, ormai sempre più stanco e malato, non è più in grado di viaggiare come in passato.

A contestualizzare l’arte di Carlo Bossoli nella sezione dedicata all’esotismo, di cui il pittore sapeva ricreare in modo mirabile le atmosfere avendole vissute e amate, è ricreata una period room con arredi ‘alla turca’ dell’ebanista piemontese Giuseppe Parvis e altri pezzi d’epoca. La prima sezione testimonia invece, con opere provenienti da musei e da collezioni del Cantone, l’intenso rapporto tra Bossoli e il Ticino, e una parentesi del percorso è stata anche dedicata alla fortuna di cui godono ancora oggi le sue opere fra i collezionisti del territorio.

Un pittore che ha saputo far sognare quanto informare, quando era delegato alle immagini documentare una popolazione largamente analfabeta. In occasione della mostra il Comune di Lugano, insieme all’Ufficio beni culturali di Bellinzona, ha voluto rendergli omaggio anche restaurandone il monumento funebre al cimitero monumentale di Lugano, opera dei fratelli Antonio e Giuseppe Chiattone.

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Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate
Carlo Bossoli (1815-1884)
Pittore giramondo tra le corti reali e il magico Oriente
Fino al 23 febbraio 2025