
Già ben prima della votazione, ipotizzabile per il 2026, la cosiddetta “Iniziativa per il Futuro” sta generando un intenso dibattito nell’opinione pubblica e nel mondo delle imprese, in particolare tra quelle a conduzione familiare. Il tema è stato al centro dell’evento organizzato da PwC Svizzera, in collaborazione con l’Associazione delle Imprese Familiari del Ticino (AIF) e l’Associazione Industrie Ticinesi (Aiti) lo scorso 16 ottobre presso l’Hotel Splendide Royal di Lugano. A fornire lo spunto, il sondaggio svolto da PwC subito nel mese di giugno intervistando 224 imprenditori per capire quali sarebbero per loro le conseguenze di una possibile – per quanto al momento non appaia probabile – adozione e comprendere quali provvedimenti sarebbero costretti a prendere.
Durante il suo saluto Martino Piccioli, presidente di AIF Ticino, ha evidenziato l’importanza del ruolo delle imprese familiari nell’economia locale, sottolineando come queste costituiscano una parte vitale del tessuto economico ticinese, molte delle quali da generazioni, nonostante siano spesso sottovalutate nel panorama economico nazionale. Piccioli ha ribadito la necessità di garantire condizioni quadro favorevoli, affinché le imprese possano continuare a prosperare anche nel futuro, preservando così l’eredità imprenditoriale e la creazione di posti di lavoro nella regione.
Successivamente Paolo Pamini, consulente PwC e consigliere nazionale, ha presentato i contenuti dell’iniziativa, formalmente conosciuta come “Iniziativa per il Futuro”, legati a una politica climatica ed economica che mira a tassare le grandi eredità e donazioni con l’obiettivo di destinare le entrate alla lotta contro la crisi climatica e alla trasformazione dell’economia in senso ecologico e socialmente giusto. La proposta prevede un’imposta del 50% sui patrimoni che superano i 50 milioni di franchi, senza escludere la possibilità di tassazioni aggiuntive a livello cantonale. In alcuni si potrebbe arrivare a un’imposizione complessiva vicina al 100%, una situazione definita come ‘confiscatoria’ dagli esperti presenti all’evento.
Il problema fondamentale del testo estremo è però che l’iniziativa prevede che la tassazione entri in vigore immediatamente dopo l’approvazione popolare, il che significa che anche coloro che decidessero di trasferirsi all’estero sarebbero comunque soggetti alla nuova imposizione.
Dal canto suo, Louis Macchi, partner di PwC, ha illustrato i risultati di uno studio condotto da PwC tra 224 imprenditori a capo di aziende familiari svizzere. I dati presentati hanno fornito un quadro chiaro della posizione delle imprese nei confronti dell’iniziativa: il 96% degli intervistati si è dichiarato contrario, nonostante molti di loro non sarebbero direttamente colpiti dall’imposta. L’opposizione è particolarmente forte tra le aziende familiari di medie e grandi dimensioni, con oltre 80% degli intervistati che teme di non avere abbastanza liquidità per affrontare l’imposta, mettendo a rischio la successione aziendale.
Il sondaggio ha rivelato che il 66% degli imprenditori ha già iniziato a prepararsi per far fronte alla possibile approvazione, pianificando cessioni anticipate di proprietà all’interno della famiglia o addirittura valutando il trasferimento all’estero. In particolare, un sorprendente 57% ha affermato di stare considerando seriamente l’opzione di trasferire la propria residenza fiscale fuori dalla Svizzera. Macchi ha evidenziato che, in previsione, diverse famiglie hanno già lasciato il Paese e, qualora l’iniziativa venisse respinta, è improbabile che la maggior parte rientri, causando una perdita di capitali e competenze che potrebbe danneggiare a lungo termine l’economia svizzera.
L’evento ha messo in luce diverse azioni concrete che le imprese potrebbero considerare per prepararsi alla votazione e a una possibile approvazione dell’iniziativa. Tra queste, la donazione anticipata di beni ai figli con usufrutto è stata indicata come una soluzione praticabile per evitare di superare la soglia di esenzione di 50 milioni di franchi. Ma – ha monito Macchi – le donazioni tra coniugi e altri trasferimenti patrimoniali devono essere attentamente strutturati per evitare problematiche legali e fiscali. Inoltre, affinché un trasferimento sia riconosciuto dalle autorità svizzere, deve essere effettivo e ben documentato, con lo spostamento del centro degli interessi vitali, incluse le residenze principali e le attività economiche e personali. La decisione di trasferirsi potrebbe essere reversibile, qualora l’iniziativa non venisse approvata, permettendo così un ritorno in Svizzera senza significativi svantaggi fiscali.
L’evento ha offerto un quadro chiaro delle gravi preoccupazioni sollevate dall’Iniziativa per il Futuro, evidenziando come la sua approvazione (seppure non probabile) possa portare a conseguenze esistenziali per le imprese familiari svizzere. La combinazione di una tassazione così elevata, confiscatoria in alcuni Cantoni, e la mancanza di liquidità per farle fronte, rischiano di compromettere non solo la successione aziendale, ma anche la continuità di numerose attività cruciali per l’economia del Paese. La prospettiva di una fuga di capitali e competenze, già in atto tra alcuni imprenditori, evidenzia la necessità di respingerla con forza per proteggere il tessuto imprenditoriale elvetico e garantire che le imprese possano continuare a contribuire al benessere economico e sociale del Paese.
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