TM   Maggio 2024

Un’Asia alternativa

Il dinamismo e la varietà dell’economia asiatica offrono ampie opportunità agli investitori azionari che si concentrano su eventi societari e le cosiddette ‘special situations’. Un’analisi di Jean-Damien Cavalier, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Am.

Jean-Damien Cavalier

di Jean-Damien Cavalier

Senior Client Portfolio Manager di Pictet Am

L’Asia è una delle regioni più dinamiche al mondo. Entro i suoi confini, ci sono aziende all’avanguardia che operano nell’innovazione tecnologica, altre sono giganti in settori ancora in maturazione, altre ancora sono in rapida espansione. E proprio in questo momento, la regione attraversa una fase di cambiamento radicale, spinto dalla ripresa post-pandemia, da un aumento dei tassi d’interesse globali e da investitori in cerca di crescita.

Tutte insieme, queste forze creano opportunità per gli investitori che si concentrano su eventi societari come fusioni e acquisizioni, Ipoe altre attività analoghe. Eppure, nonostante tutte le attrattive che l’Asia offre rimane il ‘selvaggio Oriente’, poco conosciuto e nel quale si investe poco, soprattutto rispetto ai mercati nordamericani ed europei.

Occhi sul Total Return. In un contesto di mercato globale a dir poco febbrile, gli investitori si sono mostrati cauti sull’Asia. In effetti, le strategie d’investimento più sensibili all’andamento del mercato hanno storicamente deluso quando i mercati stagnavano o erano in calo, ed è probabile le turbolenze proseguiranno. Un ritorno alle condizioni di mercato rialziste appare al momento improbabile in un futuro prossimo, ciò non significa che verranno a mancare le opportunità di investimento, ma solo che sarà necessario un approccio più articolato.

In tale contesto, dovrebbe essere valutata una strategia ‘market neutral’ incentrata sui rendimenti in eccesso non dipendenti dal mercato, ma piuttosto trainati dalle attività aziendali e dalle riforme regionali. Gli investitori dovrebbero cercare strategie in grado di sfruttare le condizioni straordinariamente favorevoli della regione senza esporsi al rumore di fondo degli effetti macroeconomici.

L’Asia offre del resto il punto d’incontro ideale tra crescita, riforme e opportunità. Dal Giappone, che resta uno dei Paesi più ricchi e sviluppati, al Vietnam, un mercato di frontiera dal potenziale quasi illimitato. Dalla Thailandia, con la sua valuta stabile come la roccia, a Taiwan. Dalla Cina all’India, i due colossi globali, senza dimenticare l’Australia.

La natura e la varietà delle attività aziendali è amplissima: M&A; ristrutturazioni e vendite di asset; Ipo e aumenti di capitale; buyback azionari; trasformazione del commercio all’ingrosso. Tutte opportunità per gli investitori che desiderino beneficiare dei cambiamenti strutturali tenendo sotto controllo il rischio, indipendentemente dal mercato.

Categorie di opportunità. Eventi societari e ‘special situations’ possono essere divisi in tre tipologie. La prima comprende una serie di catalizzatori ben definiti. L’evento scatenante, o catalizzatore, è noto, ma il mercato non gli ha ancora attribuito un valore. Questo processo di determinazione dei prezzi può essere tanto più lungo e inefficiente quanto meno liquidi o più trascurati sono i mercati, come gli asiatici, il che crea opportunità per investitori dinamici e ben informati. Questi catalizzatori definiti includono tutte le operazioni dei mercati azionari, come Ipo, block trade o emissioni di titoli secondari; lo stesso dicasi per le ‘special situations’ come doppie quotazioni, ristrutturazioni o spin-off.

La seconda categoria è rappresentata dalle fusioni e acquisizioni (M&A), che portano rendimenti consistenti, decorrelati e a bassa volatilità. Questo perché, pur in presenza di una modifica del controllo societario, il loro successo dipende semplicemente da un processo giuridico e normativo piuttosto che essere legato a movimenti del mercato.

Infine, ci sono i cosiddetti ‘pre-eventi’. Trattasi di fonti di rendimento in eccesso particolarmente volatili, in quanto presuppongono la previsione di importanti eventi societari grazie all’analisi approfondita e alla competenza in determinati settori e mercati. In questo ambito, il rischio di portafoglio è però mitigato da un processo sistematico di gestione del rischio e da un disciplinato ‘position sizing’.

Un panorama ricco. È superfluo ricordare la diversità delle economie e l’entità delle opportunità in questa regione, ma è molto probabile l’Asia continuerà a essere il motore della crescita globale nei prossimi anni, con un tasso di crescita annuo del 5% al netto dell’inflazione (Giappone escluso) per i prossimi cinque anni. E se il Giappone si sta risvegliando, anche grazie alle riforme della Corporate Governance, costate anni di lavoro, la Corea del Sud sta intraprendendo lo stesso percorso, mentre Hong Kong sta cercando di tornare ad accrescere la sua importanza come canale di investimento sia in entrata che in uscita dalla Cina.

Il Sud-Est asiatico, che beneficia notevolmente della diversificazione verso poli produttivi più economici, ha visto impennarsi gli investimenti esteri diretti nella regione malgrado il contesto macroeconomico. Il risultato è stato che nel 2022 gli investimenti regionali in M&A hanno toccato il massimo storico. L’Australia è un Paese ricco di risorse e quelle fondamentali per la transizione energetica (litio, nichel, rame, gas) stanno attirando investimenti significativi. Un capitolo a parte meriterebbe l’India.

Tra cambiamenti e opportunità. Oltre ad adeguarsi all’incertezza macroeconomica globale, la regione sta attraversando anche un’evoluzione spinta dall’interno. Ad esempio, la riapertura della Cina post pandemia e l’allentamento di varie normative stanno già portando a una ripresa dell’attività commerciale. Le riforme dei mercati finanziari consentono un accesso al mercato cinese senza precedenti, mentre Pechino continua a incoraggiare il consolidamento e la razionalizzazione in settori come siderurgia, trasporti, rinnovabili e Utility, da qui importanti opportunità, anche nell’immobiliare. In Giappone, le recenti riforme hanno creato un nuovo contesto d’investimento.

Questi cambiamenti hanno aiutato a migliorare l’engagement con gli azionisti, ad aumentare il rendimento azionario delle aziende, a stimolare una razionalizzazione delle partecipazioni incrociate inefficienti e a ottimizzare le politiche relative ai rendimenti degli azionisti. L’efficacia di questi provvedimenti si manifesta nei livelli record di buyback, dividendi e proposte da parte degli azionisti attivisti. Per il Giappone, questo è solo l’inizio. Sulla base dei rapporti P/E, le aziende giapponesi sono le più convenienti del mondo sviluppato, oltre ad avere il livello d’indebitamento più basso: due fattori che potrebbero innescare un boom di M&A, che potrebbe ricevere un ulteriore impulso da fondi di Private Equity. Il Giappone, inoltre, è rimasto l’unico Paese sviluppato con tassi d’interesse molto bassi.

E poi c’è il Sud-est asiatico, il motore della crescita mondiale per il prossimo decennio, che dovrebbe rimpiazzare gli Stati Uniti, l’Europa e persino la Cina. L’attività complessiva di M&A in l’Asia, già a livelli record negli ultimi anni, rappresenta una percentuale persino superiore rispetto alle operazioni globali, in crescita dal 2% del totale nel 1998 sino al 22% nel 2022, il che rende l’Asia una scelta ideale per le strategie Event Driven. Infatti, sono moltissimi i fattori che rendono l’Asia un terreno di caccia ideale per gli investitori che si concentrano sul segmento. Economie forti e in crescita sono sinonimo di aziende forti e in crescita, affamate di capitali e desiderose di espandersi. Allo stesso tempo, però, le turbolenze a livello normativo e macro indicano anche che il trend generale positivo è caratterizzata da una notevole irrequietezza. Molti investitori sono diffidenti nei confronti di questo tipo di incertezza, ma, in questo contesto, trovare una strategia market neutral, ancora a  un’analisi societaria dettagliata e a un controllo intensivo del rischio, può generare rendimenti stabili e interessanti.

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