Caro lettore,
l’Automotive europeo è stato per decenni leader mondiale del settore, e ha letteralmente veicolato nel resto del mondo l’idea di un’Europa patria sì di tradizione, storia, ma anche innovazione, continuando a migliorarsi e rimodellarsi, a suon di investimenti, fronteggiando quasi annoiato la concorrenza estera, a dipendenza dei momenti da Est ed Ovest. Sotto molti aspetti può essere considerato l’archetipo di un brand ancora tutto da costruire, il ‘Made in Europe’, frutto naturale di quel magico percorso d’integrazione iniziato decenni fa.
A oggi il grande dibattito suscitato intorno alla mobilità elettrica si conferma essere più ideologico che oggettivo, con la maggior parte dei nodi ancora tutti da sciogliere, e un realismo che manca nell’analisi di molti, forse troppi. Per quanto certo vi siano diversi aspetti positivi insiti in questa transizione, nei fatti a prevalere si confermano essere gli aspetti onirici, con i numeri che non la supportano. Su tutto, da dove dovrebbe venire tutta l’energia necessaria?
Il ruolo che lo Stato dovrà assumere, e gli oneri di cui dovrebbe farsi carico, appaiono titanici, in una fase di profonda debolezza e continuamente nuove priorità, cui questa andrebbe ad aggiungersi. Sembra dunque legittimo domandarsi, oltre all’energia, da dove dovrebbero derivare le risorse necessarie a sostenere e incentivare quanto dalla stessa Politica inventato, e paventato negli ultimi anni? Chi o cosa dovrebbe essere tassato, e perché?
Questa edizione esplora però anche i tanti mondi che l’Intelligenza Artificiale, altra priorità per cui si invoca il sostegno pubblico, sta aiutando a ripensare, ma che non potranno mai prescindere dal ruolo dell’Uomo, di cui il Vecchio Continente è mentore universale. In un tempo di conflitti, non solo ideologici, si è forse perso il valore delle alleanze, che invece hanno fatto grande l’Europa e sopravvivono ancora nella sua tradizione del bello, dunque sì, l’Automotive, ma anche l’orologiero, l’arte e la maestria artigianale.
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