TM   Aprile 2025

Un rialzo giustificato

L’oro si conferma essere uno dei principali beni rifugio, scalzando forse anche il debito americano dalla vetta. Ma cosa lo rende tale? Diverse le motivazioni in discussione. L’analisi di Arthur Jurus, Head Investment Office Private Bank di Oddo Bhf Switzerland.

Arthur Jurus

di Arthur Jurus

Head Investment Office Private Bank di Oddo Bhf Switzerland

In un contesto globale sempre più instabile, l’oro ha ancora una volta confermato la sua forza come bene rifugio, raggiungendo sempre nuovi record nelle ultime settimane. Questo aumento è spiegato da tre fattori: la crescente domanda delle Banche Centrali per accumulare riserve d’oro; il persistente rischio inflazionistico e l’instabilità politica, in particolare commerciale. Dal 2005, il prezzo dell’oro è aumentato di oltre sette volte. La sua resilienza si è dimostrata particolarmente forte in periodi di crisi sistemiche, come la crisi del 2008, la pandemia e le fasi di rallentamento economico o di sanzioni commerciali.

Un primo dato: diverse Banche Centrali continuano ad accumulare oro nelle loro riserve. Negli ultimi tre anni, gli acquisti di oro hanno superato le 1.050 tonnellate all’anno. In particolare, la Banca centrale cinese sta cercando di recuperare il ritardo. L’oro rappresenta circa il 20% delle riserve degli istituti centrali mondiali, ma solo il 5% di quelle cinesi. Negli ultimi due anni, si stima che il 20% delle riduzioni dei titoli obbligazionari statunitensi sia stato compensato da acquisti di oro.

Un secondo dato: i rendimenti reali continuano a sostenere l’oro. I rendimenti decennali statunitensi sono scesi di diversi punti base dall’inizio dell’anno a causa delle sorprese economiche negative negli Stati Uniti, tra cui una possibile contrazione del Pil. Data la correlazione negativa tra i tassi a lungo termine statunitensi e l’oro, questa dinamica ha contribuito a sostenere il prezzo del metallo prezioso. Inoltre, le aspettative di inflazione sono state riviste al rialzo a causa delle tensioni commerciali e dei dazi.

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Evoluzione del prezzo dell’oro (in usd)

Evoluzione prezzo oro
Fonte: Bloomberg (al 1-I-2025). L’evoluzione esponenziale del prezzo dell’oro.

Un terzo dato: i rischi di instabilità politica sono in aumento. Il Fmi stima che i rischi di bilancio, fiscali e commerciali spieghino strutturalmente circa un quarto della variazione del prezzo dell’oro. Negli Stati Uniti, l’aumento del rischio di default (da 25 a 40 punti base, anche se ancora basso), l’aumento del debito federale al 100% del Pil e il probabile calo del commercio internazionale sostengono questa tendenza al rialzo.

Lo spettro di nuove maggiorazioni tariffarie negli Stati Uniti ha portato a un forte aumento delle importazioni di oro a gennaio, con i metalli preziosi che hanno rappresentato il 10% dell’incremento. Allo stesso tempo, il mercato globale dell’oro sta vivendo una fase di forte perturbazione, con una carenza di metallo fisico a Londra che contrasta con le scorte record di New York. Questo squilibrio, amplificato dai timori di nuovi dazi statunitensi e dalle opportunità di arbitraggio tra il mercato a pronti e i contratti futures, riflette le crescenti tensioni tra i principali centri finanziari internazionali.

Per gli investitori, l’oro sta diventando un asset strutturale dei portafogli. Il suo fascino risiede nella bassa volatilità rispetto alle azioni, in particolare in un contesto di bassi tassi d’interesse, che lo rende un asset con uno Sharpe ratio competitivo. Tra il 2000 e il 2020, l’oro ha generato un rendimento medio annuo del 9,6%, superando dunque i titoli sovrani e mantenendo al contempo una bassa correlazione con le azioni (0,03 in due decenni).

Queste caratteristiche consentono agli investitori di incorporare efficacemente l’oro nei portafogli per migliorare la loro resistenza alle fluttuazioni dei mercati. Inoltre, uno studio del Mit (2022) ha dimostrato che quando i tassi d’interesse reali sono inferiori all’1%, l’oro sovraperforma le altre asset class in media del 5%.

Allo stato attuale, l’oro e l’argento non sono toccati dai dazi statunitensi, ma il calo dei rendimenti a lungo termine e i riacquisti da parte delle Banche Centrali potrebbero dare ulteriore sostegno ai prezzi dei metalli preziosi.

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