I Tesori del mondo antico
Tesaurizzare è l’ennesimo termine economico che fa riferimento a un passato arcaico, quando effettivamente oro e argento, dunque i contanti, venivano ‘messi da parte’ spesso in previsione di guerre o epidemie. Non è il solo, e dunque ‘pecunia’ si porta dietro la radice etimologica ancora precedente, quando il gregge e le pecore erano il vero capitale di una famiglia di pastori latini. Analogie, seppur con uno storico meno importante per ovvie ragioni temporali, si trovano anche in altre lingue europee, come ‘argent’ in francese, a ricordare come tradizionalmente l’unità di conto francese, il franco, fosse per l’appunto d’argento.
Eppure, i ‘tesori’ nel mondo antico erano anche molto altro. In senso più esteso il Tesoro era la tesoreria dello Stato, il luogo dove era conservata la materia prima preziosa, e dove la moneta veniva coniata. Il tesoro, quello di guerra, erano anche le risorse liquide affidate ai generali per pagare i salari (che nel frattempo di sale hanno perso quasi tutto) per la durata prevista delle operazioni sul campo. E si definiva tesoro anche la cella non sacra dei templi, ossia il secondo ambiente dove non era presente la statua del dio, e dove invece venivano conservate le offerte votive particolarmente preziose dei fedeli. Nel caso dei santuari più importanti i tesori erano più di uno, nella forma di piccoli tempietti secondari, intorno a quello principale, dove erano stipate le offerte, come nel caso di Olimpia, uno dei principali templi del mondo greco, consacrato al padre degli dei, Zeus.
Il tempio era considerato un luogo sacro, dunque inaccessibile per chiunque a eccezione del sacerdote, i riti erano infatti celebrati davanti allo stesso, all’aperto, presso l’altare con la partecipazione dei fedeli, che salvo casi straordinari non arrivavano mai a vedere direttamente la statua del dio nella cella. Un peccato se si considera che secondo la tradizione fossero spesso capolavori leggendari. In questo senso richiama molto la struttura stessa della polis greca, suddivisa solitamente tra città alta, l’acropoli e nel caso del tempio la cella, e città bassa, dove aveva luogo la vita cittadina, e anche la funzione sacra.
Potrebbe dunque sorgere spontaneo chiedersi cosa facessero di tutti questi tesori, lasciati ad ammuffire, considerando che per definizione oro e argento dovrebbero essere abbastanza scarsi in natura… La risposta? Li prestavano, ossia facevano ‘lavorare il capitale’. I templi erano i forzieri del mondo antico, le uniche banche in cui il controvalore del (loro) denaro cartaceo poteva essere riscosso, sotto molti aspetti le Banche Centrali del mondo antico, cui si rivolgevano anche i Governi in caso di necessità. È dunque così che il tempio di Delo, il più importante della Grecia classica, si vide costretto a prestare quasi interamente il suo tesoro alla Atene di Pericle, che poi non riuscendo a onorare il debito, portò a uno dei primi default pubblici della storia, per causa e durante la guerra del Peloponneso, narrata da Tucidide.
Quello di Delo, il principale della Grecia continentale, non era il solo tempio a svolgere tale funzione, che in Oriente diveniva ancor più importante, e paradossalmente in epoca successiva, romana. Ossia dopo che Delo il suo tesoro l’aveva già perso. Le regioni orientali rimasero in termini economico-finanziari il traino in epoca repubblicana e imperiale, e i loro templi erano quelli meglio riforniti soprattutto di oro, determinante per arrivare alle somme di cui uno Stato poteva necessitare. Ecco quindi che città oggi dimenticate erano all’epoca centri nevralgici degli equilibri anche politici: Mileto, Efeso e Pergamo nell’attuale Turchia; Tebe in Egitto; oltre a Rodi e Cipro, che in quanto isole, e dotate di potenti flotte, in fasi travagliate divenivano i depositi dei Tesori degli stati vicini. Per certi versi le Svizzere dell’epoca, rimanendo neutrali.