TM   Dicembre 2024

Questione di equilibri

Il quadro macro e politico potrebbe riservare rapide evoluzioni nel corso dell’anno, che conseguentemente dovrebbero essere riprese a livello di strategie di portafoglio. Un’analisi di Thomas Wille, Cio di Copernicus Wealth Management.

Thomas Wille

di Thomas Wille

Cio di Copernicus Wealth

La crescita del Pil mondiale rimane robusta, superiore al 3% nel 2025, con ampi contributi regionali nonostante le notevoli variazioni. La crescita degli Stati Uniti si riduce al 2,1%, superando comunque l’1,8% potenziale. L’Eurozona accelera all’1,2%, nonostante il freno di Germania e Francia. L’Asia si difende con  un +4,6%, grazie al +7% indiano. L’inflazione si stabilizza vicino a una media del 2% nelle principali economie avanzate, mentre sale all’1% in Cina, e si limita al 4,3% in India. Il mix crescita/inflazione rimane favorevole, anche se con diversi potenziali rischi.

Scenario di base (70%). È caratterizzato da una crescita globale moderata e da un’inflazione in calo, che consentono il normalizzarsi della politica monetaria. Nonostante rischi di volatilità, a patto di mantenere una flessibilità tattica non dovrebbero mancare opportunità per gli investitori, che dovrebbero considerare i picchi quali interessanti punti d’ingresso, pur rimanendo disciplinati.

Scenario orso (20%). I due principali rischi sono la ripartenza dell’inflazione, stile anni ‘70, e una crescita globale in calo verso il 2% in un contesto di rallentamento. A dimostrarsi vulnerabile sarebbe l’Eurozona, e la Bce potrebbe riaprire i rubinetti del Qe. Le valutazioni azionarie non sarebbero quindi più così ragionevoli, soprattutto se si considerano i premi per il rischio compressi in tutte le asset class.

Scenario toro (10%). La crescita globale potrebbe superare il 3,5%, trainata dall’innovazione tecnologica, in particolare dagli aumenti di produttività derivanti dall’Ia, sostenendo la crescita, contenendo l’inflazione. Scontando una ripresa in Cina ed Eurozona, ci sarebbero i presupposti per mantenere una politica monetaria accomodante, favorendo un apprezzamento degli asset più rischiosi, mantenendo stabile il reddito fisso.

Mix crescita - inflazione

Stime di crescita del Pil e tasso d’inflazione per area (in %)

Stime di crescita del Pil e tasso d’inflazione per area (in %)
Fonte: Bloomberg, Copernicus. Le stime di alcuni indicatori macroeconomici.

Strategia cross-asset. Si conferma una posizione di ‘rischio’ a favore delle azioni rispetto alle obbligazioni, in particolare per gli investitori in franchi. La maggiore volatilità prevista richiede una gestione agile del portafoglio e un attento posizionamento del rischio.

Azionario. I mercati statunitensi mantengono la loro leadership grazie a una crescita superiore degli utili, a margini stabili e alla componente tech. Il focus rimane sulle società di qualità, con utili solidi, vantaggio competitivo, e buoni dividendi, grazie a un payout ratio sostenibile.

Reddito fisso. Con i rendimenti svizzeri che rimangono sotto lo 0,5% e gli spread creditizi compressi, rimane fondamentale un posizionamento selettivo in titoli di alta qualità, senza scendere a compromessi.

Strategia ‘Gold plus’. I metalli preziosi mantengono la loro importanza come diversificatore e copertura dall’inflazione, offrendo un potenziale interessante in un contesto di politica monetaria in evoluzione e di maggiore incertezza.

Sfide e rischi. Le politiche proposte in materia di dazi, immigrazione e reshoring da Trump hanno implicazioni inflazionistiche intrinseche e potenzialmente frenano la crescita. Sebbene l’attuazione possa essere molto ampia, cambiamenti significativi delle politiche richiedono un attento posizionamento del portafoglio e strategie di gestione del rischio.

Qualche rischio anche rispetto all’indipendenza della Fed, che sarà messa a dura prova, e qualsiasi confronto con la Casa Bianca potrebbe innescare una significativa incertezza di mercato.

Da ultimo, i livelli di debito e deficit raggiunti negli Stati Uniti, nonostante un contesto macro positivo, aprono a una vulnerabilità strutturale che potrebbe  innescare improvvisi cambiamenti nel sentiment del mercato, con ripercussioni su azioni e titoli di Stato.

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