In un’epoca in cui la diversificazione del portafoglio è diventata imprescindibile, l’interesse per gli asset alternativi è cresciuto esponenzialmente. Tra vini, opere d’arte e orologi, a distinguersi sono le auto da collezione.
Alternativo e sorprendente. Diversi indici tracciano la performance del segmento, con una stima di circa il +450% dal 2008 basata sui risultati d’asta, che nonostante una sostanziale stagnazione nell’ultimo biennio lo spinge oltre diamanti e arte contemporanea.
Non tutte le auto sono uguali, ma quelle storiche si sono dimostrate relativamente stabili, rendendole un interessante elemento di diversificazione patrimoniale, a fronte di una scarsa correlazione con i mercati tradizionali. Ciononostante le dinamiche di questo settore restano complesse, e legate ai singoli modelli.
Quando è ‘collezionabile’. Il primo errore è credere che ogni auto d’epoca abbia un valore crescente nel tempo. Il collezionismo premia la rarità, la qualità e l’autenticità. Dunque i ‘matching numbers’, ovvero motore, cambio e telaio originali, possono fare la differenza. Anche la storia del veicolo può fare molto, ad esempio se appartenuto a una celebrità. La documentazione completa, i libretti originali, i certificati di provenienza e un restauro ‘a regola d’arte’ sono altri elementi che influenzano la quotazione, per quanto ne complichino le valutazioni.
La segmentazione. Per semplificare l’ampio universo d’investimento, si può dividere il mercato in quattro periodi, ognuno con logiche differenti:
– Pre-belliche (anni ’20-’40): auto molto rare, di grande valore ma poca liquidità;
– Classiche (anni ’50-’70): il cuore del mercato, sono considerate le blue chip;
– Youngtimer (anni ’80-2000): in crescita grazie ai giovani collezionisti;
– Moderne: il mercato oggi premia hypercar e modelli a produzione limitata, ma con maggiore incertezza sul valore.
A quattro ruote. Ciò che rende l’auto da collezione un investimento speciale è però tutto ciò che comporta in termini di relazioni, esperienze e visibilità. Possedere un’auto iconica, ben tenuta e rara è un vero e proprio biglietto da visita su quattro ruote, capace di aprire porte e creare connessioni altrimenti difficili da stabilire.
Le community di collezionisti sono spesso ristrette, internazionali e caratterizzate da un’elevata disponibilità economica. Partecipare a eventi esclusivi significa entrare in contatto con imprenditori, manager, appassionati e investitori. L’auto diventa un catalizzatore relazionale, un tema di conversazione capace di unire mondi professionali molto diversi, oltre a rafforzare il personal brand in settori come il lusso o la consulenza finanziaria.
Gioie e dolori. Dietro al fascino delle auto si nascondono però impegni importanti. La custodia in ambienti controllati, le assicurazioni specifiche, la manutenzione con ricambi spesso introvabili… senza una guida l’imprevisto è dietro l’angolo.
Asset allocation. Come in molti altri casi è fondamentale costruire un portafoglio equilibrato. Diversificare tra epoche, marchi e segmenti può aiutare a gestire la volatilità. Un ‘bilanciato’ potrebbe includere, ad esempio, un modello iconico dei Sessanta, una youngtimer in ascesa e una supercar moderna con potenziale di rivalutazione, e maggior facilità d’uso.
E il futuro? Una delle grandi incognite riguarda l’impatto dell’elettrificazione. Se le normative stringenti potrebbero limitare l’uso delle auto storiche, dall’altro potrebbero rafforzarne il fascino. In un mondo sempre più digitalizzato, la meccanica analogica, il rombo di un V12 aspirato e il cambio manuale diventano esperienze sensoriali sempre più ambite.
© Riproduzione riservata