Se una lingua, nelle sue evoluzioni, segue le trasformazioni economiche, tecnologiche e culturali che definiscono una società, ci si può a breve attendere che un’espressione idiomatica come “avere la testa fra le nuvole”, almeno in italiano e in inglese – in altre lingue non trova un corrispettivo perfetto, i germanofoni ad esempio “vivono fra i cucù” – verrà risemantizzata: non più a indicare la sbadataggine del sognatore perdigiorno ma, al contrario, espressione di piena concentrazione e operatività. Immersi nei dati. E se nell’atmosfera, sotto forma di nubi, gravitano 15 miliardi di tonnellate d’acqua, la massa dei dati archiviati in cloud cresce esponenzialmente, puntando ai 100 zettabyte (un trilione di gigabyte) entro il 2025. A detenere il 65% del mercato globale del cloud computing è oggi il terzetto Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud Platform.
La maggior parte delle aziende opta ormai per una strategia ibrida, multicloud, che permette di combinare il server locale (on premises) o un cloud privato, con uno o più cloud pubblici, alla scalabilità pressoché infinita degli hyperscaler. «Anche a livello svizzero e ticinese rileviamo come la tendenza delle aziende più lungimiranti sia di muoversi in questa direzione», conferma Massimo Baioni, Head of Sales di Tinext Cloud. Insieme alle consorelle Tinext Experience, Swisscolocation e Valuelead, l’azienda svizzera Tinext Cloud capitalizza il know-how quasi trentennale di Tinext Group, che ha visto la luce nel 1995 con la nascita di Tinet, il primo internet service provider in Ticino. Nei primi anni del nuovo millenio Tinext Group si è ristrutturata cedendo le attività di telecomunicazione e rafforzando le divisioni Digital Experience e Cloud. Oggi ha sedi a Ginevra, Lugano, Milano e Dubai per la clientela aziendale e internazionale che supporta nei processi di trasformazione digitale con competenze che spaziano dalla consulenza digitale alla realizzazione di progetti, fino all’operatività e alla continua ottimizzazione e manutenzione delle soluzioni realizzate.
La divisione Cloud si è sviluppata soprattutto dal 2014, con il trasferimento della sede originaria a Morbio Inferiore, dove Tinext ha acquisito un edificio da 2mila mq con un datacenter completamente ristrutturato e modernizzato, precedentemente proprietà di un istituto bancario, cominciando così a offrire servizi di hosting non soltanto ai propri clienti, ma anche a esterni. Successivamente, in collaborazione con VMware (fra i leader del cloud computing, di recente oggetto della mega-acquisizione da 61 miliardi di dollari da parte del colosso statunitense dei semiconduttori Broadcom), si è iniziata a sviluppare un’architettura multi-tenant. «Dal server del cliente fisicamente installato presso il datacenter, si è così passati a offrire la possibilità, connettendosi via internet, di accedere ai propri servizi cloud erogati da una piattaforma molto più ampia, con un’infrastruttura stabile, ridondata, sempre disponibile, monitorata h24 e costantemente aggiornata», spiega Massimo Baioni, entrato in azienda nel 2018 proprio per supportare questa fase di crescita. Tinext ha quindi iniziato a proporsi come cloud service provider anche ad altre aziende del territorio che fornivano a propria volta servizi IT, permettendo di raggiungere una qualità superiore a quella consentita dalle loro capacità interne. «Investendo di pari passo in tecnologie, risorse umane e formazione siamo cresciuti in termini di prestazioni, diversificazione delle soluzioni proposte, disponibilità e sicurezza», sottolinea Marco Tramacere, Ceo di Tinext Cloud.
Con una clientela che, a differenza di quella del Gruppo, si compone prevalentemente di aziende del territorio e svizzere – il che però, tenuto conto della loro vocazione internazionale, implica spesso la presenza di sedi estere – l’orientamento verso un approccio hybrid-multicloud perseguito da Tinext Cloud ha il vantaggio di adattarsi alle esigenze molto variegate di realtà attive in settori che spaziano da quelli altamente regolamentati come il fintech, al manufacturing, fino alle associazioni no profit e all’healthcare.
«Proprio la nostra libertà di scegliere le soluzioni più adatte alle specificità del singolo cliente, valutando con attenzione e senza pregiudizi di sorta l’intero portafoglio di servizi offerto dall’universo del cloud, ci consente di aiutare ogni realtà a massimizzare i propri investimenti e raggiungere i propri obiettivi, divenendone di fatto un business partner», commenta Massimo Baioni. «Il fatto che disponiamo dei nostri datacenter non preclude la valorizzazione delle infrastrutture informatiche locali in cui il cliente potrebbe precedentemente aver investito, così come non esitiamo a orientarlo su un hyperscaler qualora il servizio sia più adatto allo scopo. Un approccio che premia: da 6 anni cresciamo costantemente a un ritmo annuale quasi del 20%. E la maggior soddisfazione è che con noi crescono i nostri partner e le aziende nostre clienti, a vantaggio dell’intero ecosistema», afferma l’Head of Sales di Tinext Cloud.
Considerato come le statistiche che monitorano lo sviluppo del cloud computing facciano riferimento soprattutto allo scenario internazionale o all’Ue, Tinext Cloud ha voluto promuovere un’indagine fra le aziende di casa per meglio analizzare le dinamiche del suo mercato di riferimento. Un’iniziativa che, grazie alla collaborazione con VMware e The Innovation Group, si è tradotta nel primo studio quantitativo nazionale sui percorsi di trasformazione digitale aziendali e in un focus qualitativo regionale sulla Svizzera italiana. Come emerge dalla survey condotta su un campione di 104 aziende svizzere, solo una minoranza (16%) ha già integrato il digitale in modo completo nel proprio business, in particolare organizzazioni di grandi dimensioni. Nel 2022, più di un’azienda su due ha però investito in cloud. Solo un 3% ha già un approccio cloud first, mentre la maggior parte lo utilizza selettivamente in singoli ambiti specifici, ma in media la spesa It per infrastrutture e applicazioni in cloud ha superato quella per gli ambienti tradizionali on premises, ed è in crescita costante anno su anno a tassi a due cifre (sia la spesa infrastrutturale cloud, IaaS/PaaS,sia quella per il SaaS).
Il cloud provider locale è preferito rispetto a quello globale, ma l’alternativa SaaS è sempre più presente, soprattutto per il software di produttività/collaborazione, poco per Erp/gestionale. Ancora presente per tutti gli ambienti applicativi/dati, il data center on-prem non sarà abbandonato nel breve termine e la situazione sarà quindi sempre più ibrida e multicloud, con le sfide che ne conseguono.
«Le architetture di tipo ibrido costituiscono la realtà più comune anche per le aziende della Svizzera italiana analizzate. Le resistenze culturali del management a esternalizzare dati ritenuti più strategici, non solo mantenendoli sul territorio svizzero, ma non facendoli uscire dall’azienda in alcun modo, insieme ai vincoli normativi, ai timori sul fronte della sicurezza e alle perplessità sui costi, hanno finora visto portare sul cloud pubblico soprattutto applicazioni tipicamente commoditizzate (come posta elettronica e di produttività individuale) o workload non legati ai processi core delle aziende. Diverso il discorso per chi opera in una logica già cloud native», nota Massimo Baioni. Per monitorare l’evoluzione, Tinext Cloud punta a ripetere a cadenza biennale lo studio e sta dunque già mettendo in pista la prossima edizione, focalizzata proprio sulla Svizzera italiana.
Il fatto che i dati, oltre ad aumentare esponenzialmente in volume, siano anche sempre più distribuiti combinando sistemi eterogenei amplia però la complessità della gestione e la superficie d’attacco. Inoltre, con la diffusione dello smart working, i dipendenti si connettono da ovunque: casa, ufficio, trasporti, … Tinext Cloud si sta impegnando anche per sensibilizzare su questo aspetto critico, con eventi divulgativi come quello dello scorso settembre Sicurezza e Governance nell’ambiente di lavoro ibrido: strategie per il futuro del lavoro, in collaborazione con Fidigit. «Cerchiamo di stimolare le aziende a riflettere sulla loro vulnerabilità e a comprendere le ripercussioni tanto sull’interruzione dell’operatività quanto in termini di sanzioni penali cui una compromissione dei servizi informatici o un cyberattacco le esporrebbero. Fortunatamente ci aiutano i paletti posti dalle nuove normative, come la Legge sulla Protezione dei Dati svizzera (Lpd) e la direttiva Ue Nis2, che introducendo severi requisiti di gestione dei fornitori, tocca anche le imprese svizzere, non di rado parte della supply chain di aziende europee», osserva Massimo Baioni.
Tinext Cloud ha acquisito un’importante esperienza in materia ‘esercitandosi’ in uno degli ambiti più ristrettivi, quello dei servizi finanziari, chiamato a recepire le severe normative della Finma e del regolamento europeo Dora. «Nel corso degli anni abbiamo maturato un importante know-how non solo dal punto di vista normativo e tecnico, ma anche contrattuale, il che ha il pregio di facilitare poi i nostri clienti nel superamento degli audit. Cerchiamo inoltre di trasporre questa expertise anche ad altri settori di per sé meno regolamentati, sempre valutandone la proporzionalità rispetto alla sensibilità dei dati da proteggere», specifica Massimo Baioni.
Se la consapevolezza che la trasformazione digitale non sia solo un costo, ma un driver strategico di sviluppo, sembra ormai condivisa anche a livello regionale, quantificare il ritorno sull’investimento dell’adozione di una strategia cloud risulta più complesso di quanto non sia, ad esempio, stimare l’impatto dell’introduzione di un nuovo macchinario nella linea di produzione.
«La leva più efficace sono di solito i casi di studio, che permettono di portare l’esempio dei vantaggi ottenuti da un pari. Poi è vero che ogni azienda è un caso a sé, per cui si parte sempre da un assessment dello status quo, aiutando il cliente a capire che il passaggio al cloud non si può limitare al lift and shift di quanto si ha fisicamente in casa. Si procede dunque a un’ottimizzazione dell’installato su carta, individuando eventuali sprechi e possibilità di consolidamento, per poi paragonare il canone dei servizi in cloud al costo dell’infrastruttura locale, mostrando come quest’ultimo nasconda non poche spese legate alla gestione: la manutenzione e gli aggiornamenti per mantenere il server locale efficiente, la corrente elettrica per alimentarlo e le norme di sicurezza, compreso sistema rilevamento fumi e antincendio, oltre a sistemi ridondanti o gruppi di continuità per garantire l’operatività in caso di panne o guasto. Una volta messi sul piatto tutti questi elementi, ovviamente rapportati al livello di rischio che l’attività può tollerare, ecco che di solito i conti tornano a favore del cloud», dichiara Massimo Baioni.
Per citare una fra le più recenti analisi, proposta da Goldman Sachs Research, entro il 2030 il giro d’affari globale del cloud computing dovrebbe salire a 2.000 miliardi di dollari, beneficiando soprattutto della spinta della GenAi verso il Platform e Software as-a-Service (PaaS e SaaS), che arriveranno rispettivamente a pesare il 30% e il 41% del totale. «Il nostro obiettivo è continuare a crescere a un Cagr attorno al 20%. Per farlo puntiamo su tecnologie e competenze. Ad esempio, nei nostri due datacenter, in Ticino e a Zurigo, stiamo implementando in queste settimane sistemi di archiviazione object storage per potenziare la conservazione georidondata a lungo termine di dati, affidandoci a questi sistemi di archiviazione in grado di interfacciarsi con tantissime diverse applicazioni, con un occhio particolare all’immutabilità del dato su cui insiste la regolamentazione. Inoltre stiamo reclutando specialisti verticalizzati negli ambiti Security e Public Cloud, con tutte le difficoltà che comporta accaparrarsi questi talenti alle nostre latitudini. Ma il ritorno giustifica l’investimento», osserva il Ceo di Tinext Cloud.
Al contempo sono stati selezionati anche profili specializzati in DevOps, la metodologia – ma si può addirittura parlare di filosofia – che, come suggerisce il suo nome, integra due dimensioni solitamente estranee come ‘development’ e ‘operations’ per creare una cultura condivisa e un ambiente di lavoro agile consentendo di accelerare sviluppo, validazione e implementazione di prodotti e servizi software di qualità, che mettano al centro le reali esigenze del cliente. «Supportiamo così le software house nostre partner nella loro evoluzione verso logiche di modern applications, destinate a diventare il nuovo standard, per offrire in particolare servizi SaaS sempre più flessibili e scalabili. Stiamo dunque facendo investimenti in piattaforme per queste applicazioni containerizzate, per contribuire a facilitarne l’adozione», conclude Massimo Baioni.
Si torna dunque all’idea di un ecosistema virtuoso in cui mettere a fattore comune i propri progressi per avanzare insieme. Inoltre, Tinext Cloud può andare al di là del proprio perimetro grazie alle sinergie con il Gruppo, al contempo mettendo la propria expertise al servizio di altre sue aree. La concorrenza non manca ma nemmeno lo spazio per coesistere, con un universo dei dati in esponenziale espansione e tante aziende che ancora devono migrare, almeno in buona parte, verso il cloud. Una sana competizione che, a pari livello di prestazioni e garanzie, ha il pregio di accrescere la qualità complessiva dell’offerta dei cloud service provider. L’importante è non limitarsi a farsi portare dalle correnti ma, con i piedi ben piantati a terra, volgere lo sguardo all’orizzonte per intercettare in anticipo nuvole e nubi all’orizzonte.
© Riproduzione riservata