Centoventicinque anni di attività festeggiati da poco, a metà ottobre. Cinque generazioni che hanno saputo passarsi il testimone con successo. Sulla strada cambiamenti epocali, con ben due guerre mondiali, crisi finanziarie, rivoluzioni tecnologiche e sociali. “Piccole cose… che fanno una grande differenza” indica lo slogan della R. Audemars: un motto da intendersi in più sensi. «Letteralmente, sottolinea la nostra capacità di produrre componenti magnetici, elettromagnetici ed elettromeccanici di dimensioni infinitesimali, che possono essere utilizzati in ogni settore dove spazio e peso abbiano un ruolo vitale. Disponiamo della tecnologia per avvolgere fili in rame da 10 micron (0,010 mm), circa 7 o 8 volte inferiori a un capello. Il nostro prodotto più piccolo misura 0,4 mm, un granello di polvere con tolleranze minime. D’altra parte, in un’azienda di famiglia, le piccole cose che fanno la differenza sono i gesti, la prossimità, la flessibilità, … avere dipendenti con punte di quasi 50 anni di servizio e una media storica di 23, scesa a 17 solo con le ultime importanti assunzioni, è significativo», sottolinea il Ceo Mirko Audemars, della quinta generazione. Grazie a tecnologie e processi sempre all’avanguardia per la lavorazione di materiali duri, l’avvolgimento di bobine di filo ultrafini, l’applicazione della tecnologia laser in modi nuovi e l’esecuzione di operazioni di microassemblaggio personalizzate, l’azienda ha conquistato una posizione di leadership mondiale in diversi mercati specializzati.
Inviato a fine Ottocento da un gruppo di industriali della Vallée de Joux in Ticino, il capostipite Charles non ha tardato a integrarsi con la sua famiglia nel territorio, come imprenditore e cittadino. Linea sulla quale hanno proseguito i discendenti, sempre impegnati verso e nella comunità. Sotto i suoi figli Roberto e Carlo, e poi con il nipote Romeo è progredito il consolidamento, sino a qualificarsi tra i principali produttori svizzeri di rubini per l’industria orologiera.
«Per continuare a crescere e presentare prodotti competitivi e innovativi è necessario seguire i cambiamenti: globalizzazione, geopolitica, mercato, digitalizzazione, … Negli anni ’70, con l’ingresso di mio padre Flavio Audemars, si è intrapreso un percorso di espansione globale, entrando in nuovi mercati e settori. Facendo leva sulla lunga tradizione nei prodotti micro-elettromeccanici, sulla solida base di competenze tecniche e sulla precisione acquisita lavorando per l’industria orologiera svizzera, ha diversificato prima in micro-avvolti e magneti per l’orologio al quarzo, poi in attività dove questi componenti erano necessari, come l’identificazione degli animali, micro-motori e connettori per fibre ottiche. Una padronanza che ha portato l’azienda, prima in Europa, nel campo delle tecnologie Radio Frequency Identification (Rfid), basata sulle onde elettromagnetiche», ricorda il Ceo.
Con la fondazione della Audemars Holding Sa, nel 1986, ci si è dati un assetto più moderno di gruppo internazionale di aziende specializzate in microtecnologia e oggi, oltre alla sede in Svizzera, a Cadempino, conta anche due siti produttivi in Asia.
A propria volta, Mirko Audemars, entrato in azienda nel 1999, ha contribuito ad ampliare lo spettro delle opportunità, in particolare spostando nell’ultima decina di anni gli equilibri a favore del medicale, intuendo come, di fronte alla crisi del 2008, specializzarsi in componenti per dispositivi medici impiantabili, interventistici e indossabili potesse valorizzare le capacità di fornire soluzioni di alta qualità a una clientela che pretende lo stato dell’arte.
Oggi il medicale genera ormai quasi il 90% della cifra d’affari della Audemars, con la clientela ampiamente internazionale dei conglomerati multinazionali, mentre l’orologiero, che per la Audemars significa ormai quarzo (dunque al di fuori della felice nicchia delle complicazioni del lusso) sconta il cambiamento di paradigma del digitale. «Più affidabile, più complicato e difficile è quello che ci viene richiesto, maggiore è il nostro vantaggio, perché la capacità di lavorare in modo sistematico, rispettando tolleranze minime e una qualità impeccabile, è rara. Sono molto orgoglioso quando penso che siamo oggi in grado di realizzare alcuni componenti critici in prodotti che salvano vite umane. In particolare, grazie a un progetto sviluppato internamente, forniamo un componente chiave per costruire pompe cardiache che permettono di mantenere la circolazione in pazienti senza battito. Un secondo progetto, sempre nato da una nostra sperimentazione e che realizziamo in gran parte proprio qui in Ticino, è una microbobina in rame che, montata su un catetere, permette di guidare un sensore all’interno del corpo consentendo una mappatura non invasiva che aiuta i chirurghi a individuare eventuali occlusioni», racconta con evidente soddisfazione Mirko Audemars.
Principalmente in Asia, nelle Filippine, viene invece gestita la produzione di componenti per apparecchi acustici, realizzati dalla Global Coils, società nata nel 2003 dalla joint venture fra la Audemars e il suo precedente partner Tibbetts Industries, e poi acquisita al 100% nel 2015. Rispondendo alle esigenze altamente specializzate del settore audioprotesico, è leader nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di microbobine personalizzate per supportare le funzioni wireless (antenna) e di telefonia presenti negli apparecchi acustici più avanzati dei principali produttori mondiali (copre l’80% del suo ambito). Una nicchia molto promettente, considerata la dinamica demografica e i crescenti problemi di udito, e altamente esclusiva, ancora dominata da un poker di aziende – la svizzera Sonova e le tre danesi Demant, Ws Audiology, Gn Store Nord, a cui si aggiunge la più piccola statunitense Starkey Hearing Technologies (nomi come Amplifon, associati comunemente al settore, sono distributori) – all’avanguardia negli algoritmi di analisi del segnale. Un livello dal quale rimangono ancora ben lontani gli airbuds delle Big-Tech, che manifestano però un certo interesse per l’ambito guardando a un homo sempre più digitalis, come indica la partnership esplorativa fra Philips e Demant.
La visione internazionale ha sempre fatto parte del Dna della R. Audemars. «Già Charles proveniva da un altro cantone e aveva esteso le operazioni oltre Locarno, raggiungendo Verscio, e soprattutto Voghera, in Italia. Mio nonno, la Spagna (e dal Locarnese, il Luganese, acquistando uno stabile dell’Arch. Tami a Paradiso). Mio padre ha fatto il salto: grazie a lui, siamo stati pionieri, nel 1989, a investire in Asia e in India. La delocalizzazione non dipende esclusivamente da un ragionamento sui costi, ma è imposta dall’obbligo di assicurare la ridondanza nella produzione, espressamente richiesta quando si realizzano componenti critici per dispositivi medici come i nostri», chiarisce Mirko Audemars. Lui stesso, nato a San Gallo, madre e moglie tedesche, laurea in ingegneria industriale a Boston, due anni trascorsi in Cina con la famiglia, da sempre viaggiatore, combina questa apertura, che giudica essenziale, all’ancoramento alla realtà regionale.
A facilitare l’introduzione in Asia, è stato anche il matrimonio della zia con un cinese di Hong Kong, che ha aiutato a comprendere meglio la cultura e le dinamiche commerciali locali, protocolli ed equilibri che è fondamentale conoscere. «Mi ha appassionato assistere dall’interno alla rapida crescita dell’economia asiatica, in particolare al cambiamento di paradigma all’ingresso del Wto a fine 2001, quando i cinesi hanno immediatamente cambiato marcia per attirare le aziende estere. Dal 2017 si notava però una chiusura, per cui già prima della pandemia avevo maturato a malincuore la decisione di trasferire il nostro stabilimento. Alla fine la scelta è caduta sulla Malesia, un piccolo paese multiculturale, in questo affine alla Svizzera, dove da pochi mesi è operativo il nucleo della nuova sede», racconta il Ceo.
Automazione e 4.0 trovano ancora scarsa applicazione in una produzione di nicchia come quella della R. Audemars, che non raggiunge i volumi necessari, se non per semi-automatizzare alcune parti di lavoro. Tuttavia si sta investendo in maniera importante in tecnologie, come il Laser di nuova generazione, ambito in cui da sempre l’azienda è all’avanguardia, e si sta esplorando anche la stampa 3D, nella convinzione che in un futuro, anche se non ancora vicino, potrà permettere di ribaltare le logiche di produzione, per cui se oggi per ottenere dei magneti di 1,5 mm si parte da blocchi di 8 kg, un domani si potrebbero fabbricare da zero, per addizione, con i vantaggi che ne conseguirebbero anche in termini ambientali. «Spesso, però, nel nostro ambito si lavora ancora con meccaniche di oltre 60 anni fa, che aggiorniamo per customizzarle in base alle nuove necessità. Ad esempio, è stato il caso che ha portato al componente per le cardiopompe, derivato dall’ammodernamento di una nostra macchina, in cui ci siamo lanciati senza garanzia di prodotto. Oggi ne abbiamo una quindicina operative. Il tutto rigorosamente in-house, siccome proprio in questo know-how risiede la nostra expertise che dobbiamo salvaguardare», commenta il Ceo, citando una frase spiazzante di Steve Jobs, “l’innovazione è anche dire di no a mille cose”. «La capacità di selezionare attentamente persone e progetti ci ha permesso di concentrarci su ciò che siamo in grado di fare in modo eccellente e che è in linea con i nostri valori. Questo ci ha resi un partner affidabile in Svizzera, in Europa e nel mondo. La reputazione in un settore di nicchia come il nostro è tutto», commenta il Ceo di R. Audemars.
La capacità di selezionare attentamente persone e progetti ci ha permesso di concentrarci su ciò che siamo in grado di fare in modo eccellente e che è in linea con i nostri valori. Questo ci ha resi un partner affidabile in Svizzera, in Europa e nel mondo. La reputazione in un settore di nicchia come il nostro è tutto.
“No” ha saputo dirlo quando ad esempio gli hanno proposto di realizzare un componente per l’attuatore di un fucile d’assalto, benché entrare l’industria bellica avrebbe potuto portare importanti ritorni. Poter scegliere in linea con i propri valori è uno dei vantaggi di un’azienda di famiglia. Proprio Flavio Audemars nel 2015 ha fondato l’Associazione Imprese Familiari (Aif) Ticino, aperta a tutte le Pmi del territorio di almeno seconda generazione. Un luogo privilegiato anche per affrontare aspetti critici come la successione aziendale, da gestire con la giusta pianificazione, come ben sa chi ha già felicemente archiviato quattro passaggi. «Dalla sua, un’impresa di famiglia ha l’enorme vantaggio di un azionariato che ha una visione a lungo termine e, dunque, non modifica sostanzialmente la strategia e l’impegno. Uno degli obiettivi principali diventa pertanto la sostenibilità operativa. La struttura gerarchica ridotta favorisce la presa di decisioni rapide e efficienti, anche se non va trascurata l’emotività tipicamente legata alle relazioni familiari o, a volte, la mancanza di competenze esterne necessarie allo sviluppo», ammette il Ceo. In compenso una cultura aziendale ben definita si riflette in un forte senso di appartenenza anche tra i dipendenti. Proprio a loro Mirko Audemars riconosce il merito del successo che sta raccogliendo. Per coprire le nuove necessità, tra lo scorso maggio a ottobre, sono incrementati da 375 a 420. «Assumere persone in sintonia con l’azienda è cruciale per mantenere un ambiente di lavoro sano. Sono molto attento nel processo di selezione a cercare il giusto feeling. Preferisco un collaboratore con qualche competenza in meno, ma che sappia integrarsi con successo nel team, senza creare rivalità o tensioni. È grazie alle persone che ci hanno accompagnato in questo viaggio che oggi possiamo essere fieri di festeggiare il nostro 125esimo anniversario», evidenzia Mirko Audemars.
Lontano ancora il momento in cui dovrà passare a propria volta il testimone, anche se con i suoi tre figli già capita di parlarne. Con un’altra azienda di famiglia anche da parte della mamma, in Germania, le alternative non mancano. Intanto continua a guardare al mercato.
«Non nascondo che mi piacerebbe collaborare di più su progetti in ambito medicale anche con le vicine istituzioni locali. A livello strategico, non possiamo stare fermi e proprio in questi giorni abbiamo varato un piano di investimenti tra i più grandi sotto la mia gestione, necessario a servire un settore importante come quello medicale in cui, grazie alla miniaturizzazione, possiamo sviluppare nuove soluzioni. La mia ambizione sarebbe quella di mettere a punto non solo singoli componenti ma un assemblaggio particolare che possa portare maggiore valore aggiunto», conclude Mirko Audemars. Quel che è certo è che a fare una grande differenza, sarà di nuovo un piccolo, anzi, un micro passo.
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