TM   Ottobre 2024

Manifesti e promesse

La corsa verso le elezioni di novembre entra sempre più nel vivo, con clamorosi colpi di scena registrati negli ultimi mesi. Ma cosa cambierebbe a dipendenza degli scenari? L’opinione di Matteo Ramenghi, Cio di Ubs Wealth Management Italia.

Matteo Ramenghi

di Matteo Ramenghi

Cio di Ubs Wealth Management Italia

La campagna elettorale è stata caratterizzata da clamorosi colpi di scena, dall’attentato a Trump in Pennsylvania al cambio in corsa del candidato democratico, con Kamala Harris che nelle ultime settimane ha riportato il partito in vantaggio. Democratici e repubblicani hanno visioni molto diverse su come gestire l’economia, a partire dalla materia fiscale.

Le indicazioni programmatiche di Harris, coerenti con l’amministrazione Biden, mirano a ridurre le disuguaglianze e favorire la transizione energetica, confermando i piani di spesa e gli incentivi dell’Inflation Reduction Act (Ira) e gli investimenti per l’assistenza sanitaria. Parallelamente, la regolamentazione di alcuni settori, in particolare l’antitrust, verrebbe rafforzata.

Gli sgravi fiscali per le aziende approvati da Trump nel 2017 verrebbero lasciati scadere, incrementando così le aliquote delle imposte sulle società. Anche la tassazione marginale sulle persone fisiche e la tassazione di plusvalenze e immobili aumenterebbe. Queste politiche potrebbero ridurre leggermente la crescita economica, mentre l’effetto disinflazionistico potrebbe portare a tagli dei tassi d’interesse più rapidi e, quindi, a un dollaro più debole.

Il manifesto di Trump punta in direzione opposta confermando le aliquote fiscali per le società che potrebbero essere addirittura ridotte in seguito. Alcuni incentivi dell’Ira potrebbero essere cancellati e la supervisione regolamentare ridotta, a vantaggio soprattutto del settore petrolifero e di quello finanziario.

Tuttavia, deficit più alti e tensioni commerciali potrebbero indebolire il dollaro, come auspicato dallo stesso Trump per favorire la manifattura statunitense. La conferma degli sconti fiscali per le aziende avrebbe un impatto positivo iniziale per la borsa, così come la promessa di una minor regolamentazione per alcuni settori.

La borsa americana potrebbe inizialmente risentire della vittoria di Harris per via della maggior tassazione sulle imprese, tuttavia i titoli legati alla transizione energetica probabilmente sarebbero avvantaggiati. La deregulation proposta da Trump potrebbe beneficiare in particolar modo le banche e l’energia. In ogni caso, in questa fase è bene evitare di prendere decisioni drastiche sui portafogli sulla base delle aspettative sulle elezioni.

Entrambi i partiti condividono il protezionismo, ma con modalità diverse. Trump favorisce i negoziati bilaterali e ha proposto dazi universali del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e del 60% su quelle provenienti dalla Cina. I democratici desiderano preservare l’alleanza transatlantica, concentrandosi sugli scambi con la Cina.

Entrambi i partiti condividono il protezionismo, ma con modalità diverse. Trump favorisce i negoziati bilaterali e ha proposto dazi universali del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e del 60% su quelle provenienti dalla Cina

Dazi più elevati sarebbero negativi per le aziende con export verso gli Stati Uniti, come i produttori automobilistici europei, e a medio termine ciò potrebbe accelerare la tendenza a riportare alcune produzioni vicino ai mercati di sbocco. Tuttavia, occorre ricordare che la metà del commercio internazionale avviene all’interno delle multinazionali, tra le quali le aziende statunitensi, che potrebbero fare pressione sulla nuova amministrazione.

Qualsiasi amministrazione dovrà confrontarsi con un debito federale di oltre 34 trilioni di dollari e un deficit di quasi il 6% che pare difficile da comprimere. Anche in considerazione di un rallentamento economico sempre più evidente, ci si attende che il dollaro si possa indebolire con entrambi i candidati.

Le elezioni avranno ramificazioni per il resto del mondo: le relazioni con l’Europa, la Cina, il Messico, la Russia e il Medio Oriente potrebbero cambiare sensibilmente dopo le elezioni.

Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale dell’Unione europea e il loro ruolo come fornitore, per esempio di energia, è cresciuto notevolmente dall’inizio della guerra in Ucraina. Una presidenza Harris rappresenterebbe continuità rispetto a Biden, mentre una presidenza Trump potrebbe creare più incertezza, con implicazioni (per esempio riguardo all’Ucraina o ai dazi) sia positive che negative.

Con tutta probabilità, le relazioni sino-americane rimarranno difficili, con maggiori restrizioni sullo scambio di tecnologia indipendentemente dal presidente. Con gli Stati Uniti che cercano di ridurre la dipendenza dalla Cina, la relazione economica con il Messico invece dovrebbe crescere in importanza.

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