I temi politici che vengono messi al voto sono spesso difficili e complicati. Non sfugge alla regola il prossimo 22 settembre con la riforma della Legge sulla previdenza professionale (Lpp), cioè la Cassa pensione. Il II dei tre pilastri previdenziali svizzeri, dopo Avs. Su questi temi critici la discussione è solitamente molto intensa già a livello parlamentare, ma spesso si fa ricorso al referendum. Nel caso specifico, dopo lungo dibattere, si è giunti a un accordo di massima tra destra e sinistra in Parlamento, ma ciò non è bastato.
Dato il soggetto già di per sé complesso e reso ancor più complicato (e costoso) dal Parlamento, si dovrà quindi votare. Con quale conoscenza del problema?Alla domanda è arrivata una risposta da un’indagine svolta da Sotomo, su un campione di 1’600 persone, con risultati sconfortanti. Si conclude che: la popolazione svizzera affronta il dibattito sulla votazione per la riforma con una preparazione di base insufficiente e un’idea distorta. Per esempio si tende a sopravalutare il numero di persone che ne sarebbero danneggiate.
Mancanza di conoscenze e valutazioni errate sono molto frequenti. Ciò non sorprende se si considera che molti non sanno come funziona il II pilastro e che il tema in discussione è molto complesso. L’indagine rivela però che la percezione maturata è anche frutto di errori e distorsioni, che potrebbero influire sul voto.
Perché si tende a sopravvalutare gli effetti della riforma? Al centro del progetto vi è sicuramente la riduzione del tasso di conversione, oggi a un irrealistico 6,8%. La riforma prevede comunque alcune compensazioni, come l’aumento dei prelievi sui salari degli attivi per non provocare una riduzione delle rendite. Resta da chiarire chi verrà danneggiato dalla riduzione al 6%. Si è stimato che lo sarebbe il 63%, ma secondo valutazioni più attendibili non lo sarebbe la grande maggioranza, secondo il Consiglio federale i due terzi, secondo altri l’85%.
Il difetto è insito nel sistema che prevede un minimo di rendite di base. Il messaggio sulla riforma si riferisce a questo minimo, ma la maggior parte delle Casse pensioni lo supera già. Non solo, ma le cifre versate per il capitale di vecchiaia sono molto superiori e spesso il datore di lavoro versa più del dovuto 50%. Il capitale si divide così in obbligatorio e sovraobbligatorio, e in alcuni casi le Casse possono mischiare le due forme. Del resto è così che tutti possono garantire il 6,8%. Ed è così che le Casse avrebbero accettato anche un tasso più basso.
Mancanza di conoscenze e valutazioni errate sono molto frequenti in sede di referendum rispetto alle riforme proposte, oltre che protagoniste. Ciò non sorprende se si considera che molti non sanno come funziona il II pilastro e che il tema in discussione è molto complesso
Oggi, però, si tende a sottovalutare la parte ‘libera’ del II pilastro. Le statistiche ufficiali dicono che l’85% degli assicurati godono di un capitale non obbligatorio rilevante. Nell’indagine, solo il 30% ne era convinto, il 45% non ne era sicuro. L’indagine nota anche che quasi nessuno conosce il proprio tasso di conversione, o pensa che sia molto più alto. Alla domanda quale sia il tasso medio praticato la risposta è stata del 6,2%, mentre è già del 5,2%, quindi ben inferiore al 6% proposto. In conclusione, il sistema pensionistico è molto apprezzato, ma molti non sanno come funziona.
Vi è però un’altra indagine che ha affrontato il tema, è il caso di Bss Consulenze economiche, concentrata su quanti saranno interessati dalle modifiche proposte. Secondo questo studio, l’85% degli assicurati fa parte di quelle Casse che hanno già ridotto il tasso di conversione.
Accanto a questi ci saranno però circa 170mila persone che vedranno ridursi le loro rendite. È difficile capire perché sulla base dei molti sussidi previsti, circa 11 miliardi di franchi per circa 400mila beneficiari. Ciò dipende dai criteri adottati nella riforma che verranno applicati per 15 anni: più si è vicini alla pensione, più si riceve (circa 2’400 franchi all’anno). Entra però in linea di conto anche il capitale di vecchiaia: sotto i 220mila franchi si ha diritto al sussidio pieno, in progressiva diminuzione fino ai 440mila. Diverse le critiche anche sul sistema dei sussidi.
Qualche commentatore, alla luce di questi dati, conclude che il referendum è più facile (da fare e anche da vincere) quando la gente non sa bene di che cosa si tratta. Lo slogan dei referendisti è “le pensioni diminuiranno per tutti a causa della riduzione del tasso di conversione”. Altri si chiedono “perché spendere 11 miliardi per le pensioni, ognuno si paghi la sua”. Questi sono anche, e purtroppo, i limiti del sistema democratico e anche in Svizzera è più difficile trovare il compromesso che scontenti il minor numero di votanti.
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