Fine ottobre di quest’anno l’ambasciata Usa di Berna comunica che due avvocati di Zurigo sono stati posti su una lista di 275 persone fisiche e giuridiche sanzionate per avere attuato o prestato assistenza a operazioni di aggiramento delle sanzioni emanate nei confronti della Russia e di sue persone fisiche e giuridiche. Nella lista pubblicata dall’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Ministero delle finanze americano ai due avvocati viene rimproverato non solo di gestire averi di origine russa e di essere importanti intermediari in questo settore, ma di avere assistito cittadini russi oggetto di sanzioni nella costituzione di Trust e altri strumenti societari.
Un’analoga misura emanata alcuni anni fa nei confronti di un fiduciario di Lucerna e contestata da quest’ultimo davanti alle istanze di ricorso americane è stata da queste ultime annullata e, supposto che i due legali zurighesi vogliano o possano assumersi il carico di intervenire nella finanziariamente onerosa procedura giudiziaria americana, non può essere escluso che accada anche per loro.
Di per sé le attività legali loro rimproverate non ledono il diritto svizzero nella misura in cui non siano state attuate per aggirare sanzioni applicate dalle autorità svizzere e l’emanazione delle sanzioni pronunciate contro i due è limitata per ora alla giurisdizione americana. Nondimeno, l’effetto esercitato sulle persone toccate può essere devastante. In effetti i loro partner commerciali svizzeri ed esteri e soprattutto quelli, come le banche svizzere, che operano sul mercato americano e dipendono dal dollaro e da sistemi di pagamento come lo Swift, si vedrebbero costretti a interrompere ogni rapporto per evitare non solo di essere sanzionati ma anche perseguiti penalmente e civilmente negli Usa per avere loro prestato assistenza.
La prevalenza del sistema finanziario americano con il dollaro come valuta di riserva e il quasi monopolio esercitato da questo sistema nel traffico dei pagamenti condizionano ancora l’economia globale, anche se le prime falle cominciano a evidenziarsi: nelle reciproche transazioni finanziarie paesi che come Russia, Cina, India e Brasile fanno capo già ora tra di loro alle loro valute nazionali e a un sistema non ancora consolidato, ma che con l’affermarsi dell’organizzazione dei Brics potrà in futuro indebolire e, in ultima analisi, svalutare il potere americano.
È evidente che gli interventi americani nei nostri confronti sono dettati non solo da una politica di potenza che coinvolge i paesi occidentali e manifestatasi negli ultimi decenni nel tentativo di indebolire e isolare la Russia, ma anche e soprattutto nel tentativo, in parte riuscito, di indebolire la nostra piazza finanziaria.
In contemporanea con la pubblicazione delle sanzioni contro i due legali zurighesi, le autorità americane per bocca del loro attuale ambasciatore a Berna, già in passato distintosi per il suo livore verso il nostro paese e il nostro statuto neutrale, si sono arrogate il diritto di criticarci per le presunte lacune nel nostro sistema legale nella lotta al riciclaggio. Un’intromissione da parte di uno Stato estero che dovrebbe sollevare le proteste dei nostri rappresentanti politici, che invece si defilano manifestando una preoccupante e purtroppo negli ultimi tempi consolidata sottomissione alla potenza americana. Ma anche un intervento che palesa l’ipocrisia e la malafede dell’attuale governo americano e dei suoi organi diplomatici.
Il Gafi, facente parte dell’Ocse con il compito di sovraintendere alla sorveglianza a livello internazionale dell’adempimento degli standard per la lotta al riciclaggio, ha reso noto alcuni mesi or sono che, mentre la Svizzera adempie quasi integralmente alle sue raccomandazioni, gli Usa sono inadempienti su tutta la linea. Non è una novità che in fasi alterne, soprattutto in concomitanza con governi democratici, gli Usa abbiano esercitato pressioni nei nostri confronti, a partire dalla campagna sui fondi ebraici sino a quella contro il nostro segreto bancario. Mentre la Svizzera ha sottoscritto l’accordo internazionale per lo scambio automatico con gli altri paesi dei dati fiscali dei loro cittadini ed è tenuta a fare pervenire agli Usa i dati fiscali dei suoi soggetti fiscali in forza dell’accordo Fatca, questi ultimi non solo non hanno sottoscritto l’accordo sullo scambio automatico di dati fiscali ma applicano l’accordo Fatca a senso unico, sottraendosi a qualsiasi obbligo di fornire a loro volta assistenza agli altri paesi.
È evidente che gli interventi americani nei nostri confronti sono dettati non solo da una politica di potenza che coinvolge i paesi occidentali e manifestatasi negli ultimi decenni nel tentativo di indebolire e isolare la Russia, ma anche e soprattutto nel tentativo, in parte riuscito, di indebolire la nostra piazza finanziaria. Davanti alle nostre Camere è attualmente pendente la proposta ripresentata dal nostro Consiglio Federale tendente introdurre nella nostra legislazione un registro degli aventi diritto economici delle società e , soprattutto, per i rilievi che ha nei confronti del segreto professionale degli avvocati, la sottomissione di questi ultimi alla legge sul riciclaggio anche per attività nelle quali non agiscano come intermediari finanziari: un’assurdità giuridica ma che purtroppo rischia di realizzarsi a seguito non solo delle pressioni americane, ma anche di quelle dell’Associazione svizzera dei banchieri.
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