TM   Marzo 2024

La società del soldo

Le difficoltà del primario non sono una novità degli ultimi mesi, ma una dinamica in atto da diversi anni. Solo costanza e amore per il proprio lavoro consentono di rimanere sul mercato, seppur con un aiuto fondamentale che deve inevitabilmente arrivare dalla finanza. Intervengono Daniele Celio, responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Tre Valli, e Moreno Croce, proprietario dell’azienda agricola Croce.

di Achille Barni

Moreno Croce e famiglia, Azienda agricola Croce
Moreno Croce, proprietario dell’Azienda Agricola Croce.
Campo Blenio, lago
Una veduta dell’area di Campo Blenio.

Nel corso degli ultimi mesi in Europa sono arrivati segnali di forte stress dal settore primario, trovato a confrontarsi con i medesimi problemi comuni al resto del tessuto economico, ma aggravati da una bassissima marginalità che prosegue ormai da anni, e ulteriormente accentuati dalle pressioni inflazionistiche dell’ultimo anno. In questo senso la Svizzera ne esce sicuramente meglio di altri Paesi, ma non per questo non mancano le difficoltà. «La nostra di Campo Blenio è a tutti gli effetti un’azienda di famiglia, che prosegue dalla fine dell’Ottocento, da quando i miei avi si sono spostati dalla Leventina. È un settore complesso, senza dubbio, ma non monotono, legato a doppio filo alla natura e ai suoi cicli, ma le difficoltà non sono mai mancate, tant’è che la fuga verso nuove occupazioni è iniziata oltre mezzo secolo fa, e solo di recente si è assistito a una leggera inversione di tendenza, con il ritorno alla terra. È un settore difficile, in cui chi rimane attivo deve essere animato da una forte passione per il proprio territorio, flora e fauna, e dalla consapevolezza di voler sopportare sacrifici tangibili», esordisce così Moreno Croce, proprietario dell’Azienda Agricola Croce.

Evidenze che emergono del resto anche dalla semplice consultazione dei dati disponibili, ancor prima dell’emergere delle tensioni dell’ultimo anno. «È un trend di lungo periodo, e che molto probabilmente proseguirà. Già nel 2022, rispetto all’anno precedente, la spesa sostenuta dal primario svizzero per prestazioni anticipate, e dunque mangimi, energia o fertilizzati, era aumentata del 6,6% in gran parte per l’inflazione. Allargando l’orizzonte temporale il quadro è il medesimo: il diesel costa il 20% in più, il fieno il 10%, il che si contrappone a un margine molto limitato di adeguamento dei prezzi che espongono l’intero settore alle difficoltà note», riflette Daniele Celio, Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Tre Valli.

In Svizzera se da un lato la tenuta del settore è migliore che non in altre regioni, e sicuramente lo Stato fa la sua parte nel renderlo possibile, dall’altro in assenza di questo le difficoltà sarebbero anche maggiori per una semplice ragione di dimensioni. «Il primario elvetico è decisamente sostenibile non tanto per una questione di moda del momento, o richiesta del consumatore, ma per necessità. Le aziende per ragioni geografiche non possono diventare troppo grandi e raggiungere quindi le economie di scala tipiche di altri Paesi, l’intera superficie agricola è sfruttata, il che la rende particolarmente preziosa e in quanto tale rispettata seguendo il ciclo naturale delle stagioni. Rispettiamo le tradizioni, dunque gli animali sono portati tutt’oggi all’alpe, le colture ruotano di anno in anno, e i terreni vengono lasciati riposare terminata la stagione. Tradizione che deve però essere affiancata e sostenuta da investimenti costanti per restare sul mercato», prosegue il contadino.

Modernizzazione ed ecologizzazione avanzano continuamente, e viaggiano in coppia. Per rimanere competitivi è dunque indispensabile continuare a investire, il che in presenza di margini così bassi rende necessario ricorrere a capitale di terzi

Daniele Celio

Daniele Celio

Responsabile consulenza clientela aziendale di Banca Raiffeisen Tre Valli

Investimenti onerosi, che in una qualche maniera devono essere comunque coperti, e dunque finanziati, pur con tutte le difficoltà del caso. «Modernizzazione ed ecologizzazione avanzano continuamente, e viaggiano in coppia. Per rimanere competitivi è dunque indispensabile continuare a investire, che date le condizioni può risultare molto complicato. È un ambito in cui gli investimenti sono tutti estremamente concreti, e variano da macchine agricole e robot, a energie rinnovabili e nuovi canali di vendita, che in presenza di margini così bassi rendono necessario ricorrere a capitale di terzi. Se il leasing dei macchinari è il canale privilegiato di molte operazioni, il quadro può essere molto più vario, e vedere dunque coinvolti aiuti di casse di credito cantonali, cooperative di fideiussione, o dell’Aiuto alla montagna. Da qui la necessità di una consulenza specialistica», riflette il responsabile di Raiffeisen. 

Il sofisticarsi del settore, e l’implementazione di nuove tecnologie, rende del resto imprescindibile il ricorso a consulenti specializzati, in più d’un ambito. Ma chi dovrebbe fornirli? «Si tende spesso a sottovalutare il ruolo che la consulenza ricopre anche nel primario. Il Ticino in questo è all’avanguardia a livello svizzero, l’agricoltura è infatti sotto il Dipartimento delle finanze e dell’economia, che fornisce ingegneri agronomi specializzati per ambito e regione, in grado di supportare gli operatori del settore, mentre le banche del territorio offrono un altro genere di consulenza, altrettanto preziosa, quella finanziaria. Nel nostro settore la prossimità della filiale è fondamentale, al pari della conoscenza degli equilibri della regione, e dei bisogni della comunità locale. In molti casi ‘venirsi incontro’ è il vero apporto della banca, e questo si basa ancora sul rapporto di fiducia che si ha nei confronti di persone e aziende già conosciute», evidenzia Croce.

Si tende spesso a sottovalutare il ruolo che la consulenza ricopre anche nel primario. Il Ticino in questo è all’avanguardia a livello svizzero, l’agricoltura è infatti sotto il Dipartimento delle finanze e dell’economia, che fornisce ingegneri agronomi specializzati per ambito e regione, in grado di supportare gli operatori del settore, mentre le banche del territorio offrono un altro genere di consulenza, altrettanto preziosa, quella finanziaria. Nel nostro settore la prossimità della filiale è fondamentale, al pari della conoscenza degli equilibri della regione, e dei bisogni della comunità locale. In molti casi ‘venirsi incontro’ è il vero apporto della banca, e questo si basa ancora sul rapporto di fiducia che si ha nei confronti di persone e aziende già conosciute

Rispetto a un’industria bancaria chiamata, seppur in altra misura, ad efficientarsi per fronteggiare una costante erosione dei margini, la prossimità è un valore ancora chiave in determinate circostanze, tra cui proprio il primario. «Sono oltre 27mila i clienti attivi nel settore, e i finanziamenti per aziende agricole fanno parte del nostro Core business. Siamo del resto cooperative con forte radicamento locale, il capitale umano vive e lavora nella stessa regione, dunque ne conosce molto bene dinamiche e peculiarità, ma soprattutto le nostre banche vogliono contribuire attivamente a uno sviluppo positivo del territorio su cui insistono, sostenendone le comunità locali», nota Celio.

Un ruolo, quello ricoperto dalla finanza, molto più esteso di quanto non si potrebbe pensare. «Un’agricoltura più moderna e al passo con i tempi è sì più sostenibile, e richiede meno sforzo fisico, ma necessita di molto più capitale, a fronte di bilanci non sempre ‘brillantissimi’. È quindi compito dei consulenti  alla clientela verificare la contabilità, e formulare proposte che consentano di individuare la formula vincente, combinando diverse proposte di leasing e diverse forme di pagamento, con potenziali sinergie di costi e nuove entrate, monitorando da vicino il ciclo della liquidità, stagionale come il nostro business. In Svizzera esiste ancora un’importante realtà contadina, fondata sul valore del contante, ‘il soldo’, della parola data e della stretta di mano, e le banche di prossimità ne restano le protagoniste, capendone logiche e necessità», conclude Croce.

Il polso delle Pmi
Confronto tra gli indici delle Piccole e Medie Imprese svizzere

Confronto Pmi, medie piccole imprese svizzere
Fonte: Raiffeisen.

Il pessimo andamento degli ordinativi delle Pmi ha segnato l’inizio del nuovo anno, facendo scivolare in gennaio l’indice Pmi Raiffeisen a 40,7 punti rispetto ai 50,9 con cui si era chiuso il 2023, ma risalendo a febbraio a 50,0 punti. Considerato che la soglia fisiologica dei 50 punti segna il confine tra espansione e contrazione dell’attività economica, questo dovrebbe dare l’idea delle difficoltà riscontrate dalle piccole e medie imprese in queste prime settimane. Oltre il 40% delle imprese dell’indice ha infatti comunicato un calo degli ordinativi e della produzione, con solo un modesto 15% in controtendenza. 

Il sentiment negativo delle imprese, non più solo esportatrici, si sta dunque allargando anche ad altri settori, da qui un ricorso più frequente al lavoro ridotto, e un calo dei livelli occupazionali generali.

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