
A fine febbraio la Rsi pubblicava un articolo in tema di “Materie prime, l’Occidente che rincorre la Cina. Oggi il Paese asiatico è in vantaggio nello sfruttamento delle risorse minerarie – Stati Uniti ed Europa tentano di recuperare il tempo perso – La Svizzera cosa rischia?”, che concludeva: “Nel frattempo, anche in Svizzera il Consiglio federale, rispondendo alle richieste del Parlamento, ha trattato la dipendenza da materie prime. La risposta è stata che per la Confederazione non rappresenta un problema, in quanto l’importazione dei materiali avviene dall’Unione europea sotto forma di semilavorati”.
Non tutti sanno che la Spagna è uno dei Paesi europei con maggiore potenziale per lo sfruttamento di tali risorse. Un accenno alla storia del settore minerario in Spagna può essere interessante: nell’antichità i Fenici, i Cartaginesi e soprattutto i Romani sfruttarono intensamente miniere di oro, argento, rame, stagno e ferro. I Romani resero celebri le miniere di Las Médulas (oro) e Riotinto (rame, argento).
Con l’avvento della Rivoluzione Industriale nel XIX secolo coincide l’esplosione dell’attività mineraria: carbone, ferro, piombo, zinco, mercurio (famosa Almadén, una delle miniere di mercurio più grandi al mondo). Molte concessioni furono date a capitali stranieri, in particolare francesi e britannici. Dopo la Guerra Civile, il regime franchista nazionalizzò molte risorse, cercando l’autarchia e negli anni ’70 ci fu un vero e proprio boom di carbone e minerali ferrosi. Poi, tutto tacque.
La febbre delle terre rare, materie prime ed altri minerali strategici oggi diffusa, è recente. Ben sintetizza l’attuale situazione in Spagna il Prof. Gonzalo Gómez de la Calle (della Facoltà di Economia e Relazioni Internazionali dell’Icade): “Più di venti secoli dopo, la Spagna è di nuovo il gioiello della corona, non per Roma, ma per l’Europa. La ricchezza mineraria è ampia, ma, purtroppo, è poco conosciuta e largamente vilipesa dall’ideologia popolare. Un’industria che sarebbe al pari dell’energia nucleare. Tuttavia, sia il settore minerario che quello nucleare sono presentati come i salvatori dell’autonomia strategica, sia per la Spagna che per la Vecchia Europa. Nel contesto del conflitto russo-ucraino, le terre rare sono le principali protagoniste, anche se non le uniche, del settore minerario. Secondo i dati del Ministero della Transizione Ecologica e della Sfida Demografica, la Spagna ha più di 2.700 miniere attive distribuite su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, Andalusia, Castilla y León, Castilla La Mancha, Catalogna, Galizia, Asturie ed Estremadura sono le regioni che si distinguono maggiormente per i minerali che possiedono. (…) Se l’Europa vuole essere protagonista sullo scacchiere internazionale, oltre a garantire la propria sopravvivenza, deve contare sulla Spagna, perché la penisola iberica è la chiave della futura innovazione europea. I chip, i laser, i magneti e gli altri componenti tecnologici necessari per aumentare l’innovazione e la produttività del Vecchio Continente proverranno da questi minerali e, pertanto, la Spagna può essere il loro più grande sostenitore e difensore”.
Primo produttore mondiale di ardesia per tetti, la Spagna è anche il secondo produttore di marmo e rocce ornamentali e il terzo di granito; inoltre, è l’unico produttore europeo di stronzio e sepiolite, il primo di fluorite e gesso e il secondo di rame, magnesite e sali di potassio. Il valore economico delle materie prime chiave – rame, fluorite e gesso, feldspato, stronzio, wolframio e tantalio – ha superato gli 850 milioni di euro.
Ed è proprio dall’Unione europea che si sono poste le basi per il futuro sviluppo delle ricchezze minerali strategiche presenti in Spagna. Un anno dopo l’adozione della normativa sulle materie prime critiche, con l’obiettivo di “diversificare i fornitori” e individuare le risorse all’interno dell’Ue stessa, Bruxelles ha annunciato una spinta a progetti concreti nei Paesi partner in un contesto geopolitico che minaccia ulteriormente le catene di approvvigionamento europee. La Commissione europea classifica le materie prime in tre categorie: la categoria “critica” comprende le materie prime che sono molto scarse e di vitale importanza economica (materiali come il litio, il cobalto e il nichel, utilizzati per produrre batterie; il gallio per i pannelli solari; il boro grezzo per le tecnologie eoliche; il titanio e il tungsteno nei settori dello spazio e della difesa). Quelle “strategiche” sono legate agli obiettivi della transizione ecologica e digitale (due dei pilastri del Meccanismo di recupero finanziato dai fondi Next Generation).
Ed è proprio dall’Unione europea che si sono poste le basi per il futuro sviluppo delle ricchezze minerali strategiche presenti in Spagna. Un anno dopo l’adozione della normativa sulle materie prime critiche, con l’obiettivo di “diversificare i fornitori” e individuare le risorse all’interno dell’Ue stessa, Bruxelles ha annunciato una spinta a progetti concreti nei Paesi partner in un contesto geopolitico che minaccia ulteriormente le catene di approvvigionamento europee
Infine, quelle “generali” forniscono altri materiali di base per l’industria. L’obiettivo proposto da Bruxelles ai Paesi dell’Ue è che entro il 2030 non vi sia più del 65% di dipendenza da una sola materia prima critica proveniente da un solo Paese. Va ricordato che la Commissione europea prevede che la domanda di terre rare nell’Ue aumenterà di sei volte entro il 2030 e di sette volte entro il 2050, mentre la domanda di litio aumenterà di dodici volte entro il 2030 e di venti volte entro il 2050. Tra i materiali chiave, la Spagna possiede depositi di feldspato, stronzio, tungsteno, antimonio e silicio meccanico (utile per prevenire l’usura dei materiali). L’idea di Bruxelles, con il nuovo regolamento, è quella di rendere meno difficile lo sfruttamento dei giacimenti da parte delle compagnie minerarie in termini di permessi amministrativi. In particolare nelle tre fasi di un progetto: esplorazione, sfruttamento e riciclaggio. Per raggiungere questo obiettivo e incoraggiare le imprese minerarie, sarà approvato un nuovo sistema di garanzie finanziarie per favorire l’attività. Nel caso della Spagna, in pratica, l’ultima revisione del Piano di Approvvigionamento di Materie Prime Minerali risale al 1987 e da allora, ha riconosciuto il governo, non c’è stata alcuna pianificazione del settore minerario; rimane solo l’elenco delle materie prime minerali prioritarie in vigore dal 2002.
Ma è proprio recente (11 marzo 2025), la presentazione da parte del Governo spagnolo del 1° Piano d’Azione sulle Materie Prime presso il Centro Nazionale di Ricerca Metallurgica. In questa occasione il Segretario di Stato per l’Energia, Joan Groizard, ha sottolineato che la gestione delle materie prime fondamentali è “una questione sempre più importante in un contesto geopolitico sempre più complicato e in un contesto di transizione energetica che richiederà materie prime sempre più necessarie”, e si impegna per “l’identificazione dei bisogni, il riciclaggio e la circolarità”. Ha inoltre sottolineato che la Spagna sta per eliminare la dipendenza energetica grazie alla transizione energetica, mentre la dipendenza dai minerali e dalle materie prime critiche è qualcosa che “vogliamo affrontare proprio con questo Piano d’azione (…) È un piano che sta per essere sottoposto a un’udienza pubblica affinché tutti possano esprimersi e le loro affermazioni, i loro contributi, in modo che possa essere approvato nel corso dell’anno, ed è proprio questo piano che cerca di ridurre la dipendenza dai minerali stranieri, sfruttando le risorse esistenti e conoscendo quelle che abbiamo in Spagna per utilizzarle al meglio”. Pertanto, le misure incluse nel piano comprendono azioni per il recupero di materie prime minerali dal riciclaggio e meccanismi per la tracciabilità dell’origine di questi materiali da Paesi terzi. Questo Piano mira a lanciare il primo programma di esplorazione della democrazia spagnola e a individuare le risorse negli oltre mille bacini e discariche esistenti in Spagna. L’obiettivo è aggiornare le normative per accelerare e migliorare il ripristino dei siti minerari chiusi. Oggi molte mobilitazioni hanno a che fare con i danni ambientali che molti impianti minerari hanno storicamente causato. Il nuovo regolamento dell’Ue ritiene che il processo di autorizzazione nazionale debba garantire che i progetti relativi alle materie prime fondamentali siano sicuri e soddisfino i requisiti ambientali, sociali e di sicurezza. Sarà proprio questo aspetto quello più rilevante per risolvere l’atavico “tra il dire e il fare…”. L’Europa spinge costretta da necessità strategiche sempre più impellenti, la Spagna ha un grandissimo potenziale per le sue quasi sconosciute ingenti risorse minerali, il Governo, ora, sembra voler seguire la corrente ed agevolare lo sfruttamento di tali risorse. Eppure, tali progetti (così si è dimostrato nel passato e neppure tanto remoto) trovano un grande ostacolo nella burocrazia, un sistema giudiziario estremamente lento e l’esistenza di gruppi di persone che per ideologia e/o sistema sono sempre pronti ad erigersi come fermi ed ostinati oppositori. Vedremo dunque i risultati, che saranno sicuramente anche legati, “volens nolens”, all’intervento di buoni studi legali.
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