TM   Giugno/Luglio 2024

Interrogativi di una fusione

La ripresa del Cs da parte di Ubs apre molti interrogativi sulla concentrazione di determinati servizi che potrebbe pregiudicare la concorrenza in determinanti settori della attività bancaria. L’Opinione di Stelio Pesciallo, Avvocato e notaio presso lo Studio 1896, a Lugano.

Stelio Pesciallo

di Stelio Pesciallo

Avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano

Tutti ricordano come la ripresa del Cs da parte di Ubs del marzo 2023 sia stata dettata da una decisione congiunta del Consiglio federale, della Banca Nazionale e della Finma al fine dichiarato di scongiurare una crisi del sistema finanziario non solo svizzero ma anche internazionale. In quel frangente la Finma, irritualmente, aveva assunto anche la posizione della Commissione federale sulla concorrenza (CoCo) per sanzionare la ripresa anche dal punto di vista di questa commissione che, di regola, interviene qualora operazioni coinvolgenti più attori del sistema economico elvetico possano condizionare sfavorevolmente la concorrenza.

La decisione delle nostre autorità politiche e finanziarie era stata adottata al di fuori di un normale iter legislativo ricorrendo al diritto di urgenza (Notrecht) che abilita il governo a intervenire per diritto proprio con una decisione insindacabile e direttamente applicabile in caso di necessità e qualora l’interesse generale lo richieda. Ad accompagnarla importanti incentivi al fine di facilitare la ripresa da parte di Ubs, quali l’omologazione di un prezzo di ripresa molto favorevole, la concessione sempre a Ubs di una linea di credito miliardaria e di garanzie, insieme all’annullamento da parte della Finma delle obbligazioni Tier 1 che ha provocato l’apertura nei confronti di quest’ultima – e quindi della Confederazione – di un procedimento giudiziario da parte degli obbligazionisti presso il Tribunale amministrativo federale.

La decisione, lo ricordiamo, è stata parecchio controversa per il fatto che ancora alcuni giorni prima la stessa Finma aveva dichiarato essere il Cs sufficientemente capitalizzato (il che non aveva impedito il travaso di ingenti fondi della clientela già dall’ottobre dell’anno prima), ma soprattutto per il fatto che le nostre autorità avevano rinunciato a due possibilità che  si sarebbero aperte anche qui facendo capo allo stesso  diritto di urgenza : o con una temporanea ripresa della banca da parte della Confederazione dando vita a una procedura di risanamento che avrebbe potuto rimettere la banca sul mercato oppure scindendo la banca svizzera del Cs, fondamentalmente sana, rendendola indipendente dalla casa madre e, soprattutto, dal suo ramo critico dell’Investment Banking. Preservando in tal modo uno dei più anziani e blasonati istituti elvetici e garantendo la concorrenza nel mercato finanziario.

Nei giorni scorsi la Finma ha sanzionato definitivamente la ripresa del Cs da parte di Ubs rendendo noto il rapporto redatto l’anno scorso, con data 25 settembre 2023, da parte della CoCo e comunicando però che secondo lei questa ripresa non presenta criticità dal punto di vista del diritto sulla concorrenza, non imponendo quindi condizioni, seppur riconoscendo che Ubs ha potuto così afforzare in determinanti segmenti di mercato la sua posizione di player globale.

La lettura di questo circostanziato rapporto della CoCo evidenza per contro alcune criticità che in altre circostanze, non dettate quindi dal pericolo di una crisi del sistema finanziario, avrebbero potuto giustificare la non approvazione della transazione da parte della CoCo o, quantomeno, un’approvazione legata al rispetto di condizioni atte a non pregiudicare il diritto di concorrenza e, di converso, i diritti del consumatore.

Secondo la CoCo la ripresa da parte di Ubs del Cs senza limitazioni o condizioni pregiudicherebbe la concorrenza in determinati settori della attività bancaria svizzera. Mentre nel settore Retail (rapporti con la piccola clientela) con la fusione non sussisterebbero particolari criticità dal punto di vista della concorrenza, è quella nel settore dell’Asset Management che verrebbe pregiudicata con la concentrazione in un player importante come Ubs. Da qui il consiglio da parte della Coco alla Finma di sorvegliare da vicino soprattutto i prezzi della Global Custody e di notificare al sorvegliante dei prezzi un’evoluzione pregiudizievole per il mercato.

Ma è soprattutto nel settore dei crediti commerciali (Corporate Banking), nel quale il Cs eccelleva, che la CoCo rileva criticità, in quanto in diversi segmenti di clientela non si prospettano valide alternative a quanto può offrire Ubs; da qui il consiglio di sorvegliare i prezzi, le commissioni e i margini soprattutto nel settore dei crediti aziendali, dei crediti all’esportazione, delle operazioni di pagamento e dei prestiti in franchi.

Tutto ciò dimostra che per la CoCo la fusione Ubs-Cs avrebbe potuto o potrebbe pregiudicare il libero gioco della concorrenza in determinanti settori della attività bancaria. A tal proposito come non ricordare che con la fusione nel 1998 di Ubs con la Società di Banche Svizzere (Sbs) la CoCo aveva imposto tutta una serie di condizioni all’operazione, anche se allora la presenza concomitante del Cs era già di per sé stessa una garanzia per la libera concorrenza?

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