A Roma
Tanto, laddove non tutto, storicamente può essere reso spiegabile, o quanto meno giustificabile, se portato su un piano semplicemente economico. Delineata la giusta cornice, il contesto all’interno del quale la decisione era stata presa, le più balzane delle iniziative degli ultimi 5mila anni di storia diventano molto più razionali, fermo restando che continuino a esistere eccezioni, e che molto spesso la variabile ‘ideologica’, e qui la religione gioca la parte del leone, si conferma essere la più volatile in termini assoluti, e dai risultati meno economicamente confortanti.
Se l’economia è sempre stata materia solida e concreta, non fosse che negli ultimi 15 secoli sopravvivesse l’idea non troppo arguta di scambiarsi merci a fronte di carriole d’oro o d’argento, a dipendenza del periodo, a occuparsene erano persone altrettanto pragmatiche, chiamate a misurarsi con i mille vincoli del momento, geografici, politici, militari, religiosi… ecco dunque che accaparrarsi risorse altrettanto concrete e produttive, in primis miniere, pur al costo di qualche guerra non è insolito, se non addirittura normale amministrazione.
Parimenti in una data fase storica al termine dello sviluppo di un nuovo e incredibile ritrovato della tecnologia del tempo, frutto di quella che a tutti gli effetti poteva essere considerata una rivoluzione, laddove anche non ancora industriale, una determinata risorsa o lega risulterà essere sempre ‘quella definitiva’. Un suo ulteriore sviluppo improbabile, e troppo remoto anche solo per essere immaginato, o ipotizzato. Ecco dunque che al netto dei metalli preziosi, sui quali c’è una singolare unanimità, assoluta nel tempo e nello spazio, le epoche storiche possono essere scandite sulla base di una semplice materia prima: dalla pietra al silicio è poi un attimo.
Se in origine era la pietra, ad essere seguita è l’argilla, ma questo in una fase ancora primigenia. La vita delle poleis greche era scandita dalla domanda e dall’offerta di bronzo, erano di questo metallo sia le statue che le armi, e infatti delle prime ne sono sopravvissute ben poche. Sino ai romani quando lo scettro è passato invece al ferro e all’acciaio, il che ad esempio spiega l’interesse per la conquista di alcune regioni tutt’altro che strategicamente interessanti o difendibili.
In questa chiave mettere in relazione le conquiste territoriali romane, con tutte le derivanti incombenze amministrative e regolatorie legate alla formazione di una nuova provincia in capo ai generali, con la necessità di sostenere e alimentare l’apparato militare e civile della prima Repubblica, e poi Impero, spiega molto di quanto effettivamente successo. Al pari di tutti gli investimenti infrastrutturali che una nuova provincia imponeva ai magistrati incaricati, dunque edifici pubblici e ludici, strade e forti, in parte per presidiare i giacimenti delle nuove risorse, in genere minerali, così come per esportare in Italia quanto ricavato. Situazione tipicamente spagnola, con l’Hispania strappata a Cartagine che era lì per analoghe motivazioni, così come la Gallia, la Britannia, la Dacia, l’Africa, l’Egitto, l’Asia…
Guardando a tempi più recenti, e dunque gli anni ruggenti del carbone, seguito poi dal petrolio, dall’uranio, dal silicio, come spesso accade sono una semplice variazione del tema, seppur con qualche moderna ambiguità. La risorsa emblematica di questi anni qual è? E dei prossimi?