Il sorpasso di Elon Musk (428 miliardi) su Benard Arnault (233 miliardi) nella classifica delle persone più ricche al mondo aveva suscitato le solite discussioni sulla pessima distribuzione delle ricchezze. Se ne era del resto occupato il G-20 in Brasile, proponendo una speciale tassazione progressiva, contro la povertà. Secondo un recente studio, una tassa del 5% sui patrimoni maggiori dei 20 Paesi più industrializzati frutterebbe 1,5 trilioni di dollari l’anno.
Cifre che non possono non suscitare più di un motivo per approfittare di queste ricchezze, soprattutto in Paesi molto indebitati e magari anche male amministrati. Non c’è l’intenzione di entrare qui in annose discussioni al riguardo.
Limitandosi al caso svizzero, dalla statistica di Bilanz si nota che la media delle 300 persone più ricche possiede meno di 2,8 miliardi a testa, ben lontana dalle cifre altrui, americane, cinesi, europee…
Anche in Svizzera però i tentativi di aggredire fiscalmente le grandi proprietà non mancano. Per citare i più recenti ricordiamo l’iniziativa detta ‘99%’ che vuole tassare l’1% dei proprietari del 40% del patrimonio totale. Iniziativa già respinta dal Nazionale, tra l’altro, a motivo del fatto che già oggi l’1% dei contribuenti versa al fisco svizzero il 40% del gettito totale. Più incisiva appare però l’iniziativa che propone una tassazione del 50% per le successioni (eredità) che superano i 50 milioni di franchi. Molte aziende temono pesanti conseguenze sul capitale degli eredi che volessero continuarne l’attività.
L’idea di trovare così i mezzi , magari per lodevoli iniziative a livello nazionale (o anche mondiale), risulta però di difficile applicazione e potrebbe essere gravida di conseguenze. Si premetta intanto che la progressività dell’imposta tiene già conto delle differenze di reddito e di capitale, a sua volta già colpito da altre tasse.
In questa “caccia al ricco” si tendono però spesso a dimenticare gli aspetti positivi. Il domenicale della Nzz del 1 dicembre ne offre una rapida sintesi, partendo dalla constatazione che questa tendenza non è nuova. Anzi, già nel medioevo si considerava la ricchezza un peccato. La riforma protestante ha cambiato completamente direzione, attribuendole una ‘predestinazione’. La rivoluzione industriale le offrì un ruolo più profano, ma Marx auspicò la distruzione dei ricchi (cioè del capitale). Più tardi rinacquero tesi di lotta di classe, che però chiedevano di distribuire diversamente le ricchezze e aiutare lo Stato. Tesi di questo tipo vengono utilizzate anche oggi e sollevano il tema di fondo: a cosa servono i ricchi?
La Svizzera dispone già oggi di un’imposta unica al mondo sul patrimonio (sostanza) che, a livello cantonale e comunale, frutta 9 miliardi di franchi. Qui l’1% dei soggetti paga circa il 51% dell’imposta, mentre il 5% ben l’87
Le risposte sono molto complesse, ma possono essere così riassunte. Sono in generale buoni pagatori di tasse e imposte e questo grazie anche alla progressività della fiscalità. Quasi ovunque è la fonte principale delle entrate pubbliche. In Svizzera l’imposta sul reddito, ai tre livelli statali, genera un gettito di 66 miliardi di franchi (di cui il 42% circa pagato dal 5% dei soggetti fiscali). Inoltre la Svizzera dispone già di un’imposta unica al mondo sul patrimonio (sostanza) che, a livello cantonale e comunale, frutta 9 miliardi di franchi. Qui l’1% dei soggetti paga circa il 51% dell’imposta, mentre il 5% ben l’87. Infine, un’altra imposta nascosta è quella pagata sui contributi sociali. Per esempio l’Avs prevede un livello massimo per le rendite, ma non per i contributi.
La ricchezza è anche creatrice di posti di lavoro. Le 300 persone più ricche in Svizzera dispongono globalmente di 833,5 miliardi di franchi. La statistica di Bilanz non dice però quanti di questi sono investiti in aziende, che pagano salari, investono in nuove tecnologie, fanno lavorare altre aziende, sostengono ricerca…
Spesso lo fanno anche attraverso fondazioni private, tradizionalmente attive in Svizzera. Si calcola che queste fondazioni gestiscano circa 140 miliardi di franchi e distribuiscano circa 3 miliardi ogni anno. Spesso le eredità dei miliardari vanno a finire in queste fondazioni. Così molto denaro finisce anche nel sociale, nella cultura e nello sport. Sul piano politico, di solito i ricchi non si interessano direttamente della politica (un’eccezione Christoph Blocher), ma sostengono un ambiente liberale e di concorrenza che favorisca la crescita economica. Spesso il loro reddito serve a investimenti, ma il fisco ne favorisce la distribuzione.
La pace sociale, di cui gode la Svizzera, è anche frutto di una mentalità aperta di coloro che detengono il capitale. Da notare infine che questo capitale è spesso composto da azioni e partecipazioni, con i relativi rischi, e non di pure speculazioni.
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