TM   Febbraio 2024

Una Galleria ‘illuminata’

Forte di oltre 2 milioni di visitatori nel 2023, grazie agli importanti investimenti degli ultimi anni la Galleria dell’Accademia di Firenze si conferma un’istituzione allo stato dell’arte in tutti i sensi. Al suo patrimonio di capolavori, Gipsoteca e Strumenti musicali rari inclusi, si aggiunge la mostra di riscoperta del pittore rinascimentale Pier Francesco Foschi.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

La Resurrezione, dipinto di Pier Francesco Foschi.
La “Resurrezione” di Pier Francesco Foschi, 1542-1545, commissionata da Antonio Bettoni per la chiesa fiorentina di Santo Spirito.

Non bastò una lunga e fortunata carriera come pittore nella Firenze epicentro rinascimentale ad assicurargli eterna memoria. Il nome di Pier Francesco Foschi (1502-1567) è caduto nell’oblio, nonostante i prestigiosi incarichi affidatigli da famiglie di spicco come i Medici, i Pucci o i Torrigiani, la commissione per le tre pale d’altare della chiesa di Santo Spirito e, poi, la partecipazione alle principali imprese collettive della neonata Accademia, fra le quali gli apparati effimeri per i funerali di Michelangelo. A decretarne la sorte, il silenzio del Vasari che di lui ha tramandato solo un sobrio racconto senza riservargli una biografia: come tanti altri esclusi dalle sue Vite, decretandone sfortuna critica. «Il voluto ridimensionamento di Foschi non è un caso isolato e rientra probabilmente nel progetto vasariano di esaltazione di una via maestra delle arti fiorentine del Ducato, basata sulla commistione di elementi fiorentini e romani, michelangioleschi e raffaelleschi, che costituiscono l’ossatura della rappresentazione vasariana delle arti fiorentine e cosimiane successive alla metà del secolo, sempre attento agli equilibri interni al sistema cittadino delle arti.

Le scelte stilistiche che non rientravano in questa linea vennero sistematicamente sminuite o criticate e quelle arcaizzanti compiute da Foschi fin dalla gioventù, e portate avanti per tutta la vita, erano sicuramente lontane dai modi auspicati dalla vasariana Maniera moderna», sottolinea Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, che all’artista dedica in questi mesi, fino al 10 marzo, la prima mostra monografica in Europa.

Un progetto nato in un modo molto particolare: se l’artista è squisitamente fiorentino, lo stimolo a organizzare la mostra è arrivato da oltreoceano, dagli Stati Uniti. Malgrado nel Novecento, con la riscoperta del Manierismo e dei suoi protagonisti, il nome di Foschi fosse iniziato a riaffiorare, gli interventi critici erano rimasti infatti rari e riservati a una nicchia di specialisti. «Spetta a Nelda Damiano del Georgia Museum of Art di Athens il merito di avergli dedicato nel 2022 la prima mostra monografica in assoluto, Wealth and Beauty. Pier Francesco Foschi and Painting in Renaissance Florence. In qualità di curatrice, non solo si è rivolta alla Galleria dell’Accademia di Firenze per avere in prestito la nostra opera giovanile dell’artista Sacra Famiglia con San Giovannino, ma ci ha proposto anche di fare da seconda sede. Idea avvincente, visto che in genere presentiamo solo esposizioni su artisti o argomenti che nascono dalle nostre collezioni e che offrono qualcosa di nuovo tra ricerche e opere», racconta la direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze. La proposta è stata felicemente accolta e adattata all’istituzione fiorentina. Apprezzamento sia da parte degli addetti ai lavori che del pubblico e bellissime recensioni confermano come l’operazione sia perfettamente riuscita e l’ambizione di riabilitare un nome caduto nell’oblio non fosse velleitaria, ma giustificata dal valore artistico. «Lo stile di Foschi muove dalla pittura ‘senza errori’ del suo primo maestro, Andrea del Sarto, considerato a quel tempo il principale interprete del classicismo fiorentino. Nella fase della maturità si evolvette in direzioni personali e innovative, adottando una maniera più semplice e accostabile, caratterizzata da un allungamento delle figure e dei volti, una diminuzione del chiaroscuro a favore di una maggiore luminosità e cromie brillanti, sull’esempio dei più moderni Pontormo e Bronzino», commenta Cecilie Hollberg, che è anche fra i curatori della mostra insieme a Nelda Damiano, Elvira Altiero, responsabile del dipartimento storico-artistico della Galleria dell’Accademia, e allo studioso Simone Giordani, specialista di Foschi.

Grazie a decisioni strategiche, dal 2015 al 2023 abbiamo avuto un incremento di visitatori del 42%. Abbiamo sostenuto lavori immensi di riqualificazione, restauro e riallestimento. Oggi il museo non è più riducibile solo al “David”: con il nuovo assetto, i visitatori si distribuiscono in ogni sala, attratti da tutte le opere, dal modello in gesso allo strumento musicale al fondo oro

Cecilia Hollberg

Cecilie Hollberg

Direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze

Il percorso di visita, che beneficia anche dell’efficace illuminazione led – fra i punti forti degli interventi di ristrutturazione degli ultimi anni, che fanno della Galleria dell’Accademia un luogo allo stato dell’arte in tutti i sensi – allineando una quarantina di opere autografe tra dipinti e disegni ripercorre e approfondisce l’intera carriera del pittore, dagli esordi presso la bottega di Andrea del Sarto alla maturità, secondo un itinerario cronologico e tematico. «Grande impegno è stato rivolto alla sezione sulle pale d’altare provenienti da chiese fiorentine e toscane, opere che richiedono attenzioni particolari per caratteristiche di ubicazione, formato e dimensioni, oltre che per ragioni di culto. È stata l’occasione per promuovere importanti azioni di restauro di dipinti di Foschi collocati nel territorio, tra cui la Trasfigurazione nella basilica di Santo Spirito a Firenze. La mostra ha permesso inoltre di ricostruire complessi smembrati e di presentare al pubblico opere inedite. Sia gli interventi conservativi che l’organizzazione della mostra sono stati sostenuti dalla nostra Galleria. Un generoso contributo si deve inoltre a Fabrizio Moretti per il restauro del Polittico del Sacramento di Fivizzano», precisa la direttrice.

Una mostra che ha suggellato un 2023 strepitoso per la Galleria dell’Accademia di Firenze, sancito dal record senza precedenti di 2.013.974 visitatori. Merito anche degli importanti investimenti sostenuti negli scorsi anni e del lavoro svolto insieme allo staff. «Grazie a decisioni strategiche, dal 2015 al 2023 abbiamo avuto un incremento di visitatori del 42%. Abbiamo sostenuto lavori immensi di riqualificazione, restauro e riallestimento. Oggi tutte le sale sono climatizzate e il sistema illuminotecnico a led di ultima generazione ha portato non solo un importante risparmio energetico ma ha valorizzato ogni singola opera esposta. Il museo non è più riducibile solo al David di Michelangelo. Grazie al nuovo assetto, i flussi dei visitatori si distribuiscono in ogni sala attratti da tutte le opere, dal modello in gesso allo strumento musicale al fondo oro», sottolinea la direttrice della Galleria dell’Accademia.

La Sacra Famiglia con San Giovannino, un dipinto di Pier Francesco Foschi.
La “Sacra Famiglia con San Giovannino” (1526-1530), appartenente alle collezioni della Galleria dell’Accademia di Firenze: un dipinto cruciale per capire la produzione giovanile di Foschi.

Complessivamente il cantiere portato avanti negli ultimi otto anni ha riguardato 3mila mq del museo. Oltre agli interventi infrastrutturali e di impiantistica, che hanno contribuito anche all’efficientamento energetico, sono stati ripensati percorsi, allestimenti e si è colta l’occasione per effettuare interventi sulle opere e realizzare campagne fotografiche approfondite, conservative o di digitalizzazione, su tutte le collezioni. Sono così state rinnovate la Galleria dei Prigioni, le Sale dedicate alla pittura del Duecento e del Trecento, con la straordinaria collezione dei fondi oro, tra le più ricche e prestigiose al mondo, la Sala del Colosso con la pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento, la Gipsoteca con la sua raccolta di oltre 400 gessi tra busti, bassorilievi, sculture monumentali, modelli originali (in gran parte di Lorenzo Bartolini, fra i più importanti scultori italiani dell’Ottocento) e la Collezione degli strumenti musicali che nel suo patrimonio conserva alcuni pezzi di straordinario prestigio, come la viola tenore e il violoncello costruiti da Antonio Stradivari per il Gran Principe Ferdinando de’ Medici nel 1690.

Attualmente si stanno completando la facciata e l’ingresso dell’edificio. Relativamente all’attività scientifica, è stato sottoscritto un accordo di studio e valorizzazione con l’Opera di Santa Croce di Firenze per la ricostruzione digitale dell’armadio della sagrestia decorato con formelle dipinte da Taddeo Gaddi.

«Il 4 marzo abbiamo in programma una giornata di studi sui restauri delle opere di Pier Francesco Foschi compiuti in occasione della mostra sul pittore. Inoltre, è stato appena avviato insieme alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana un progetto tecnico-scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Firenze Pistoia e Prato, che riguarderà i modelli in gesso di Lorenzo Bartolini conservati nella nostra Gipsoteca, applicando una tipologia di analisi che è stata usata anche sui gessi del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto», annuncia Cecilie Hollberg.

Anche per un’istituzione tanto prestigiosa e affermata è fondamentale aggiornare il modo di presentarsi e interagire con il pubblico, intercettando nuovi target. «Ci muoviamo su molti piani, sia online che con laboratori in presenza. Siamo passati a un livello di contatto con vari pubblici mai avuto prima, dai bambini agli anziani, rendendo il museo accessibile e inclusivo tramite video didattici, contenuti sui social, il chatbot col David nato in collaborazione con studenti di università italiane e non. Il nostro sito offre una quantità e qualità uniche. Inoltre nel 2023 abbiamo aderito al progetto Welfare Culturale, “l’arte e i musei per tutti” che si pone l’obiettivo di abbattere barriere fisiche e cognitive, attraverso l’incontro con l’arte e gli altri», conclude la Direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze. Un baluardo del patrimonio culturale rinascimentale che, forte dei suoi 142 anni di storia – venne fondata dal Granduca Pietro Leopoldo di Toscana nel 1784 come struttura didattica per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti – sa dimostrarsi un’istituzione moderna e viva. Anche dando un contributo fondamentale alla riscoperta di grandi artisti dimenticati, come Pier Francesco Foschi.

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Giuditta e Oloferne (1540-45)
“Giuditta e Oloferne” (1540-45), soggetto dal significato antitirannico e libertario a cui Foschi si dedicò a più riprese.