TM   Febbraio 2024

Anime da palcoscenico

A 40 anni dall’esordio, il viaggio della Compagnia Finzi Pasca continua. Dalle creazioni più intime alle produzioni più spettacolari, la magia di un teatro che con acrobatica leggerezza sa raggiungere le vertiginose profondità dell’animo umano. E che al Ticino ha regalato una fra le maggiori compagnie artistiche indipendenti al mondo.
In attesa del nuovo spettacolo, Titizé – a venetian dream, che debutterà il 18 luglio al Teatro Goldoni di Venezia e arriverà in autunno al LAC di Lugano, Daniele Finzi Pasca e Maria Bonzanigo si raccontano. Fra costanti ritorni e rinnovate partenze.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Un'anticipazione dello spettacolo Titizé della Compagnia Finzi Pasca.
Un’anticipazione del prossimo spettacolo della Compagnia Finzi Pasca, “Titizé – a venetian dream”, che debutterà il 18 luglio al Teatro Goldoni di Venezia e arriverà in autunno al Lac. © Compagnia Finzi Pasca.

Oltre 40 spettacoli creati, quasi 600 palcoscenici calcati in 46 Paesi di tutto il mondo, per oltre 15 milioni di spettatori. Dai lavori più intimi alla scala monumentale delle cerimonie olimpiche, passando per le collaborazioni con il Cirque du Soleil e le produzioni per rinomate case d’opera, senza tacere l’emozione di vedersi affidare, nel 2019, la direzione artistica di un evento profondamente radicato nella tradizione svizzera, come la Fête des Vignerons, che cade solo ogni 25 anni. Risultati che qualificano quella nata a inizio anni Ottanta nel quartiere luganese di Molino Nuovo – una realtà a dir poco periferica rispetto ai grandi centri creativi – tra le maggiori compagnie artistiche indipendenti al mondo. La scelta di mantenere il proprio epicentro a Lugano – malgrado, nota dolente, ancora manchi una sede consona – è un immenso punto d’orgoglio per la Compagnia Finzi Pasca. «Negli anni ho invitato ‘amici’ di tanti Paesi a camminare sulle nostre montagne e a fare il bagno nei nostri laghi, dai fondatori del Cirque du Soleil ai produttori delle Olimpiadi, affinché potessero comprendere le radici del nostro teatro e del nostro modo di lavorare», rivela Daniele Finzi Pasca, raggiunto mentre è impegnato a Venezia nella creazione del prossimo spettacolo che debutterà a luglio.

Bianco su Bianco
“Bianco su Bianco”. © Compagnia Finzi Pasca.

Una territorialità che sin dalle origini si è nutrita, solo apparente paradosso, dell’apertura verso le altre culture. Cresciuto nella ginnastica artistica e appassionatosi alla clownerie, è grazie a un primo fondamentale viaggio che Daniele ha sentito il bisogno di ‘raccontare storie’. Partito appena diciannovenne per un lungo soggiorno in India, lavorando con i missionari ha vissuto un’esperienza iniziatica. Al rientro ne nasce il Teatro Sunil – nome scelto in ricordo di un ragazzo indiano che aveva visto spegnersi non senza una strenua lotta per la vita – fondato insieme a un primo nucleo di amici, molti tuttora presenti, fra cui il fratello Marco.

Subito pronti a rifare le valigie, in cerca di incontri ed esperienze che nutrissero la loro urgenza creativa aiutandoli a esplorare nuovi linguaggi espressivi e performativi. Poco dopo arriva Maria Bonzanigo introducendo le dimensioni della musica e della danza. «Subito ci ha legati il desiderio di fare un teatro dove più delle frontiere tra narrazione, danza o clownerie era importante trovare un’espressività che unisse i linguaggi per far breccia nella sensibilità del pubblico», conferma Maria Bonzanigo, che ha incontrato Daniele alla festa di compleanno del compositore svizzero-americano Paul Glass, per entrambi una figura di riferimento. «Volevamo distanziarci dalla violenza che la fisicità del Living Theather o la Fura dels Baus portavano in scena, per provocare a modo nostro, in maniera più gentile. Coscienti in primo luogo di come quella dell’attore, chiamato a mettere a disposizione tutto il proprio essere, sia una posizione di vulnerabilità, abbiamo pensato a un teatro che consentisse agli interpreti di dare il meglio di sé», commenta Maria Bonzanigo. Hanno così preso forma e vita un’estetica e una poetica uniche, personalissime, unendo progressivamente elementi di teatro, danza, acrobazia, circo, opera, documentario e multimediali per andare oltre i canonici confini del palco, sondando gli aspetti energetici, immaginativi, sensoriali, fisici e catartici del teatro, raggiungendo un linguaggio universale nella sua trasversalità culturale.

«Se all’inizio c’era una grande ingenuità, è pur vero che le intuizioni che abbiamo avuto 40 anni fa sono quelle su cui abbiamo costruito, in modo pian piano più consapevole, tutto il nostro teatro: è diventata un’etica di lavoro, poi uno stile e, successivamente, una tecnica. Con stupore, scopro che oggi viene insegnata in scuole di teatro di tutto il mondo. Ed è strano, perché in fondo siamo partiti dalla semplice intuizione che il teatro sia empatia e che ci siano delle storie che riescono a curare ferite dell’anima che altri metodi non possono alleviare. Di quest’idea abbiamo fatto la logica del nostro stare sulla scena», spiega Daniele Finzi Pasca.

Se all’inizio c’era una grande ingenuità, è pur vero che le intuizioni che abbiamo avuto 40 anni fa sono quelle su cui abbiamo costruito tutto il nostro lavoro, partendo dalla semplice intuizione che il teatro sia empatia e che ci siano storie che riescono a curare ferite dell’anima che altri metodi non possono alleviare.

Daniele Finzi Pasca

Daniele Finzi Pasca

Co-fondatore della Compagnia Finzi Pasca, regista, coreografo e attore

Pagliacci di Leoncavallo per il Teatro San Carlo di Napoli
Fra le otto opere liriche firmate dalla Compagnia, “Pagliacci” di Leoncavallo per il Teatro San Carlo di Napoli. © Compagnia Finzi Pasca.

È il “teatro della carezza” e del “gesto invisibile”: la capacità, nell’apparente levità, di raggiungere un’estrema densità di significati, toccando la parte più profonda dello spettatore, dove sono riposte le sue fragilità e i suoi entusiasmi.

Un incanto che sono riusciti a preservare anche confrontandosi con le produzioni su larga scala come le tre cerimonie olimpiche (chiusura di Torino nel 2006 e a Sochi nel 2014, dove hanno anche curato l’inaugurazione delle Paralimpiadi). «La svolta è arrivata con la chiamata di Guy Laliberté, fondatore del Cirque du Soleil. Un’immensa sorpresa, perché abbiamo dovuto capire come reinventarci per portare quegli stessi ‘sapori’ che aveva apprezzato nella ‘cucina’ familiare di casa nostra, nei suoi leggendari studios, il non plus ultra dal punto di vista della tecnologia», ricorda il regista teatrale. Insieme hanno realizzato due pietre miliari come Corteo (2005) – che ormai sfiora i 10 milioni di spettatori nella ventina di paesi in cui è andato in scena – e Luzia (2016).

In viaggio da 40 anni

I numeri della Compagnia Finzi Pasca, dal 1983

Compagnia teatrale-Finzi Pasca

Questa apertura si coglie anche nell’integrazione di nuove tecnologie che convivono con la dimensione artigianale contribuendo a potenziare il senso di magia e stupore, come confermano le suggestive scenografie di Hugo Gargiulo – da spettatore per caso nel 1995 di Icaro in tournée a Montevideo ad attore, autore e, soprattutto, scenografo della Compagnia, nonché marito di Maria Bonzanigo. «Ad esempio, non appena uscirono i primi fari a testa intelligente ne sperimentammo uno, creando in Giacobbe (1995) un dialogo fra il personaggio e questa luce fino ad arrivare a installazioni vere e proprie come la foresta di 36 km di tubi led per la cerimonia olimpica di Sochi», ricorda Daniele Finzi Pasca. Anche l’uso particolare di strumenti acrobatici come la Roue Cyr è diventato un marchio di fabbrica, copiato da tanti, così come le splendide coreografie aeree o l’uso di elementi naturali in scena: vento, acqua, ghiaccio, luce, oltre alle musiche, da inizio anni Duemila diventate il tessuto dell’intero spettacolo, sfidando Maria a comporre partiture originali sempre più ampie e articolate. «Con Nebbia – nel 2007, in coproduzione con il Cirque Éloize di Montréal – è stata la prima volta in cui ho scritto così tanto per orchestra, nel tentativo di tradurre musicalmente quella sensazione di sospensione che la nebbia procura, quel mondo serendipico fra ciò che si vede e non si vede, quello che si intravede o che si spera di trovare e quanto si incontra lungo il cammino per caso. Ancora adesso sento che lì c’è molto di quello che voglio dire musicalmente», sottolinea la compositrice.

Ogni progetto richiede di immergersi in un nuovo universo e impregnarsene filtrandolo attraverso la propria sensibilità per trasmettere una sostanza umana, personale e artistica. Così sarà anche per la Venezia della nostra prossima creazione “Titizé – a venetian dream”, che debutterà il 18 luglio al Teatro Goldoni.

Maria Bonzanigo

Maria Bonzanigo

Coreografa, compositrice e co-fondatrice della Compagnia Finzi Pasca

Lontani dal puro virtuosismo, né la gag clownesca, né le coreografie più acrobatiche né la più stupefacente trovata tecnologica sono fini mai a sé stesse, al contrario sostanziano una dimensione altrimenti impalpabile e indefinibile.

Da un altro incontro fondamentale di Daniele, con Julie Hamelin, co-fondatrice del Cirque Éloize di Montréal con la quale ha intrecciato il suo destino artistico e personale – sua moglie fino alla prematura scomparsa nel 2016 – è nata nel 2009 Inlevitas per realizzare progetti internazionali come grandi eventi, opere liriche e documentari, confluita due anni più tardi insieme al Teatro Sunil nella Compagnia Finzi Pasca: nuova nave, stesso equipaggio – Daniele, Julie, Maria, Hugo e Antonio Vergamini. Un nucleo unito da una intensa complicità, memorie e domande condivise. «Ognuno di noi ha fatto e fa in parallelo esperienze indipendenti, fondamentali per attingere stimoli esterni e rimettersi in questione. Tuttavia ho l’impressione che sia proprio insistendo nella nostra ricerca condivisa che possiamo scoprire dettagli, mondi e tesori a cui non arriveremmo singolarmente», osserva Maria Bonzanigo. Attorno a questo nucleo si intersecano le orbite di tanti altri artisti fedeli alla Compagnia, prevenienti dal mondo intero.

«Quello che più mi sorprende è che ci siano nostri spettacoli che hanno raggiunto migliaia di repliche viaggiando fuori dall’Europa, dalla Corea a Taiwan, ad Argentina, Russia, Stati Uniti, … Orizzonti inimmaginabili per noi, partiti dal Piazzale Milano di Molino Nuovo nel 1983 pensando di fare qualche tournée, una tenitura, magari di entrare in un festival», commenta Daniele Finzi Pasca. Un evento come Montréal Avudo, spettacolo multimediale per i 375 anni della città canadese, ha collezionato 249mila spettatori in 4 mesi, Abrazos per la Feria Estatal de León più di 200mila, la Fête des Vignerons circa 375mila e l’installazione immersiva per l’inaugurazione del più grande organo della Russia, al Zaryadye Concert Hall di Mosca, quasi 10mila in sole 24 ore.

Einstein on the Beach
“Einstein on the Beach” (2019). © Compagnia Finzi Pasca.
La chiusura delle Olimpiadi di Sochi
La chiusura delle Olimpiadi di Sochi (2014). © Compagnia Finzi Pasca.
Corteo per il Cirque du Soleil (2005)
“Corteo” per il Cirque du Soleil (2005). © Compagnia Finzi Pasca / Cirque du Soleil.
Lo spettacolo multimediale Montréal Avudo (2017)
Lo spettacolo multimediale “Montréal Avudo” (2017). © Compagnia Finzi Pasca / Viviana Cangialosi.

Prossimo approdo in Laguna, per un nuovo progetto a e su Venezia, in coproduzione con la Fondazione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. Una città talmente intrisa di poesia e seduzione, storia e leggenda, arte e finzione, che il rischio è di esserne sopraffatti. «Si va allora in cerca di dettagli, scoperte, … Titizé – a venetian dream sarà uno spettacolo di narrazione per immagini e situazioni. Una Venezia fatta di luci, acqua, colori, aromi, frammenti, trasparenze… con il nostro universo acrobatico e gli splendidi costumi di Giovanna Buzzi», anticipa Maria Bonzanigo. Première il 18 luglio al Teatro Goldoni di Venezia che con questo progetto festeggia i suoi 400 anni e gli importanti lavori di restyling. In autunno arriverà al Lac – dove dal 2015 la Compagnia è residente – prima della tournée in Italia e Francia, poi all’estero nel 2025. Un’altra novità, da quest’estate e con inaugurazione ufficiale a settembre, sarà un’esperienza di percorso immersivo presso il Fox Town. A Daniele e parte del team è stata inoltre affidata la direzione della prima grande opera lirica in lingua araba e la prima assoluta prodotta in Arabia Saudita, Zarqa Al Yamama, per di più dedicata a una figura femminile, che debutterà il 25 aprile al teatro King Fahad Cultural Center.

«Ogni nuovo progetto richiede di immergersi in un nuovo universo e impregnarsene per poterlo restituire. Un processo a maggior ragione essenziale in un’epoca che ci subissa di immagini e narrazioni. Non si tratta infatti soltanto di far passare un messaggio, quanto di trasmettere una sostanza umana, personale e artistica. È il mio consiglio a ogni giovane artista: apprendere e assimilare il più possibile, così da disporre di un vocabolario e risorse immaginative molto ampie e poi, sempre, filtrare tutto attraverso la propria sensibilità», suggerisce la compositrice e coreografa, che condivide con entusiasmo la sua esperienza anche nei suoi workshop con le nuove generazioni.

L'iconica Roue Cyr in Donka (2018)
L’iconica Roue Cyr in “Donka” (2018). © Compagnia Finzi Pasca.

Fra tante creazioni della Compagnia, opera manifesto, ideata nel 1991 come progetto di ricerca ma subito capace di spiccare un volo che non si è più fermato, è Icaro. In scena con Daniele è una persona scelta fra a caso il pubblico: l’empatia è dunque essenziale per adattarsi allo spettatore che con la sua personalità di quell’esecuzione diventa il direttore d’orchestra. «A inizio gennaio, poco dopo aver festeggiato i miei 60 anni, tornare in scena con Icaro è stato ancor più emozionante.

Confrontandosi con quella che, per quanto esile sia la trama, è una materia solida, costante, precisa nel meccanismo drammaturgico, misuri quanto sei cambiato, trovandoti a ricorrere ad altre soluzioni per gestire la diversa energia fisica e vivendo nuove sensazioni, altre tensioni… proprio come accade con i luoghi in cui si ritorna, ad esempio mi è capitato quest’estate in India o ogni anno quando salgo sul Monte Lema come sin da ragazzo», confessa Daniele Finzi Pasca. Costanti ritorni e rinnovate partenze. Un viaggio che continua, riuscendo a trasportare ogni suo passeggero in un sogno condiviso a occhi aperti.

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