Nonostante da quasi quarant’anni sia stata dismessa, la Funicolare degli Angioli è rimasta un segno identitario del paesaggio luganese con la sua diagonale che attraversa la città, da Piazza Luini ai piedi del parco del Tassino. Con la sua presenza testimonia un momento di forte sviluppo turistico e, di riflesso, di trasformazione urbanistica per una Lugano che, finalmente integrata con le vie di comunicazione europee dopo l’apertura della Galleria ferroviaria del san Gottardo nel 1882, si ritrovava a poter approfittare del connubio fra paesaggio alpino e clima mediterraneo diventando un’apprezzata destinazione di soggiorno.
Se già nel 1855 il lussuoso Hotel du Parc, fatto progettare da Giacomo Ciani e affidato alla direzione dell’abile Alessandro Béha, aveva precorso un’attività alberghiera di classe superiore, da fine Ottocento si assiste a un fervido sviluppo. Oltre all’edificazione del Palazzo degli Studi, all’Ospedale Civico e al Palazzo della Posta, la città si identifica sempre più con il lago: prende forma il quai e successivamente il Lido, vengono edificati numerosi alberghi, sia in direzione di Paradiso, sia verso Cassarate, e viene messo in funzione un sistema di funicolari per collegare parte bassa e le zone collinari con i loro punti panoramici.
Nel 1913, la Funicolare degli Angioli, al limite sud del nucleo storico cittadino, è la quarta dopo quelle della stazione ferroviaria (1886), del Monte San Salvatore (1890) e del Monte Brè (1908).
Progettata come accesso al Grand Hotel Bristol che era stato inaugurato nel 1903, correndo parallelo alla Gradinata degli Angioli il suo tracciato di 142 metri collegava Piazza Luini con via Maraini, che dal quartiere di Loreto porta alla stazione di Lugano. Nella sua apparente semplicità, un piccolo gioiello ingegneristico: l’impianto a fune a un solo binario, senza scambi e con una vettura unica, fornito dalla Officine Meccaniche Stigler di Milano – prima società italiana costruttrice di ascensori, che conobbe un importante sviluppo e prima di essere acquisita nel 1947 dalla Otis – è l’unico di questo tipo conservato fino ai nostri giorni.
In realtà, si tratta di un ascensore inclinato con contrappeso e trazione elettrica. Caduta in disuso nel 1971 dopo la chiusura del Bristol (oggi convertito a condominio residenziale) che rappresentava un terzo dell’utenza, dal 1987 arresta le sue corse. Da allora sono fortunatamente rimasti intatti l’edificio della stazione a monte con tutto l’impianto originale, cabina compresa, il ponte in acciaio su via Motta e la tettoia con colonnine affusolate di ghisa. Nel 2011 l’impianto è stato inserito nel censimento dei beni culturali di interesse cantonale, come pure nell’elenco federale degli impianti di risalita storici degni di conservazione.
Se da alcuni anni, sullo slancio della costruzione del centro culturale del Lac e della rinnovata progettualità che ha portato nel comparto, si è cominciato a ipotizzare di restaurarla e riattivarla, non è soltanto per recuperare un’attrazione turistica e, giustamente, per tutelare quella che resta una chicca di architettura industriale, ma piuttosto nell’ottica di una risemantizzazione della sua infrastruttura destinata a farne l’asse di una mobilità urbana lenta che valorizzi l’area sovrastante del Tassino, penalizzata dalla cesura data dalla linea ferroviaria.
I progetti dei due gruppi interdisciplinari vincenti, appena nominati, stanno per essere presentati in un’esposizione pubblica a Villa Ciani, dal 26 febbraio al 17 marzo, che permetterà di farsi un’idea più precisa delle soluzioni individuate e di immaginarsi la Lugano di un futuro sempre più prossimo.
Dopo che nel 2019 la Città di Lugano ha promosso un mandato di studio in parallelo per approfondire i possibili scenari urbani legati alle diverse modalità di conservazione e/o riuso della funicolare e della scalinata, sulla base delle considerazioni emerse ha compiuto un ulteriore passo, lanciando lo scorso aprile un concorso di architettura per la progettazione di interventi e contenuti capaci di rendere il comparto urbano funzionale e attrattivo sia per residenti che per turisti, valorizzandone il potenziale nel rispetto dei principi di sostenibilità.
Ad aggiudicarsi il mandato per l’Area imbarcadero con Piazza Luini e lungolago fino a monumento Washington (Sotto-modulo 1) è stato il progetto “Le città continue” dello studio Luca Pessina Architetti (capofila) congiuntamente al gruppo interdisciplinare composto dagli studi Ingeni (per l’ingegneria civile), Reali e Guscetti Studio d’ingegneria (per l’ingegneria civile) e Lorenz Eugster, Landschaftsarchitektur und Städtebau (architettura del paesaggio). Seguendo la loro idea di “rendere tangibili a tutti le qualità paesaggistiche e culturali delle città già esistenti” hanno offerto una lettura territoriale convincente con proposte chiare, attente e ben strutturate. È previsto un nuovo imbarcadero con un punto di ristoro; la sistemazione dell’area verde e del tratto di lungolago che va dal busto di Washington a Piazza Luini e una zona d’incontro su tutto il perimetro, con una nuova fontana e isolotti galleggianti sul lago.
Nel giardino Belvedere, su un’ampia esplanade a bordo lago, saranno inserite nuove alberature accanto alle attuali e le sculture saranno valorizzate in parte mantenendole dove si trovano, in parte riposizionandole sull’esplanade del giardino, nel quale è pianificato anche l’inserimento di un padiglione.
La ripresa della pavimentazione esistente in Piazza Luini e la sua estensione fino alla riva unirà idealmente la chiesa di Santa Maria degli Angioli, l’ex Palace e il Lac. Sulla riva antistante, la “nuova piazza sul lago”, con uno spazio generoso per spettacoli e concerti, si conclude a bordo acqua con dei gradoni in pietra. Il punto di ristoro, ancorato alla riva e ispirato alle costruzioni leggere del lago, è rispettoso delle peculiarità del fondale, grazie al pontile galleggiante che risolve molto bene le esigenze del bando.
Per quanto riguarda il secondo sotto-modulo (che include la scalinata, la torretta intermedia e l’area retrostante il Lac,) e il terzo (parco del Tassino e l’area compresa tra via Motta e via Maraini) è stato scelto il progetto “Belle Époque” dello studio di architettura Stadler Zlokaba (capofila), congiuntamente al gruppo interdisciplinare composto dagli studi Schnetzer Puskas Ingenieure (per l’ingegneria civile) e Berchtold.Lenzin Basel (per l’architettura del paesaggio). Ha convinto la sua scelta architettonica raffinata e rispettosa delle peculiarità del territorio, della funicolare e della sua torretta. Il giardino retrostante al Lac diventerà un luogo pubblico attrattivo e fruibile attraverso tre accessi, non mutando però il suo carattere tranquillo e discosto. L’area sarà valorizzata con nuova vegetazione, in continuità con quella ipotizzata per il parco del Tassino. Piace in particolare la soluzione di creare aree di sosta al cambio di direzione dei percorsi nel parco.
Gli autori hanno fornito una soluzione interessante per sanare la cesura tra città bassa e città alta; in particolare, per raggiungere la quota del ponte ciclopedonale, è stata proposta la sopra-elevazione della torretta di arrivo (che ospita la sala macchine e la fossa del contrappeso) per il collegamento alla passerella. Viene così restituito alla funicolare il suo valore d’uso, con la rimessa in funzione del meccanismo che muoverà la cabina per raggiungere non più l’Hotel Bristol come un tempo, ma il parco del Tassino. Il progetto prevede l’inserimento nel parco di una serra con piante storiche e nuove, là dove un tempo sorgeva Villa Enderlin e ancora si trova la sua torretta rosa in stile neorinascimentale, e la creazione di una rete di sentieri ondulati, per accedere facilmente alle diverse collezioni di piante botaniche presenti.
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