Le vie del Signore sono infinite, e spesso imperscrutabili, l’esito di determinate azioni e i riflessi di molte decisioni apparentemente trascurabili possono rivelarsi sorprendenti. Alternativamente a fare la voce grossa potrebbe essere la Sorte o il Caso; a non cambiare paradossalmente, pur facendolo, è il risultato ultimo. Almeno quello apprezzabile, al netto di molti ‘se’ e molti ‘ma’, calati nella moderna arena del periodo ipotetico, o nella molto più antica degli ‘an + ottativo’. «La mia è una storia un po’ insolita, studiavo pianoforte e sognavo di fare l’artista, avevo già iniziato un percorso musicale come Dj negli anni Novanta, che mi piaceva molto, e mai avrei pensato che un giorno avrei potuto fare impresa. A cavallo degli anni Duemila ricevo per caso un invito a partecipare a un corso di formazione a Londra dedicato a crescita personale e leadership, qualcosa a cui altrimenti non avrei mai pensato. È a tutti gli effetti un nuovo inizio», esordisce così Marcello Mancini, fondatore e Ceo di Roi Group.
Il dado è però presto tratto, e dunque da ‘formando’ a formatore, da formatore a responsabile dei formatori di un’azienda di certe dimensioni, a Ceo della stessa, il percorso è apparentemente molto breve, sino alla lettera di dimissioni. «Al termine di una travagliata fase di riflessione, e dopo un memorabile spettacolo del Cirque du Soleil negli Stati Uniti, tornato in Italia decido di fondare Performance Strategies, un’azienda di grandi eventi B2B all’epoca concentrata sulle esigenze delle più grandi imprese italiane, sui temi che più mi interessavano, dunque formazione, management, leadership… Nel 2016 le abbiamo affiancato una seconda business unit, Life Strategies, concentrata sulla crescita personale, e più marcatamente B2C, supportata da una Casa editrice interna al nostro Gruppo, Roi Edizioni. A fine 2023 si è aggiunta InSpeaker», prosegue il Ceo.
A distanza di pochi anni, nel 2011 era in seria discussione la sopravvivenza dell’Eurozona, il mondo è sicuramente cambiato in più d’un modo, con dunque molte conseguenze. «Ad aver fatto la differenza nell’ultimo decennio è lo sviluppo tecnologico, l’esponenziale diffondersi della tecnologia, che ha messo in discussione molti assunti del passato. Oggi nessuno si scandalizza nel sentir parlare di ‘reskilling’, l’esperienza ha un valore maggiore, sempre più spesso sono le aziende a dover ‘conquistare’ i candidati, e non il contrario, è sempre più nota la differenza tra soft e hard skills, dove a prevalere sono le prime… Si tratta di cambiamenti sostanziali del mercato del lavoro, e dunque dell’arena in cui competono le aziende, non solo in Italia», riflette Mancini.
È in tale contesto che si innesta il classico vecchio dibattito: si nasce con determinate doti o si possono acquisire nel tempo? «Dal mio punto di vista la dedizione e l’impegno possono molto se non tutto, ma è evidente che esistano caratteristiche personali e tratti caratteriali che a dipendenza dei casi possono semplificare il lavoro, o renderlo quasi impossibile. Anche in questo caso l’emergenza pandemica ha fatto da spartiacque; nei primi mesi del Covid c’è stata un’accelerazione digitale impensabile, che ha spinto tutto in avanti di almeno sette anni. A determinate condizioni, il che non è mai ovvio, l’online è perfetto per imparare e accrescere alcune competenze, ma molto meno in altri ambiti, ad esempio nel costruire relazioni forti e durature», nota il Ceo.
A fare la differenza sono però anche le persone direttamente coinvolte nello sforzo, da un lato e dall’altro. «Esistono due tipologie di persone e aziende: quelle consapevoli, e quelle che non lo sono. Paradossalmente sono quelle che meno ne hanno bisogno le più sensibili a certe tematiche, il che accresce la probabilità che continuino a essere di successo, diversamente dalle altre, che più ne avrebbero bisogno. Al tempo stesso a essere determinanti sono anche gli speaker, è dunque necessario coinvolgere i migliori del loro ambito per capire come ‘ce l’hanno fatta’. Il messaggio è influenzato dal messaggero, se a dirlo è Obama ha un valore, se è un altro anche lo stesso messaggio fa più fatica a passare. Quello che noi vogliamo fare è Inspiring leaders, transforming companies, e cerchiamo di farlo nei nostri eventi, in primis il Leadership Forum», prosegue Mancini.
Altrettanto determinante è l’interazione tra pubblico e palco, questione delicata specie in occasione di grandi eventi, per definizione molto più dispersivi di piccoli consessi dal clima familiare. «Il Leadership Forum è il nostro evento più importante dell’anno, con ospiti di fama internazionale e oltre 2mila partecipanti, una due giorni al Teatro degli Arcimboldi a Milano, che penso dica molto anche senza aggiungere troppi dettagli. Noi forniamo spunti, vogliamo ispirare, stimoliamo i partecipanti a vedere le cose da un punto di vista differente, poi sta a loro coglierne gli aspetti più utili, e interiorizzarli. Guardiamo agli imprenditori, la cui principale dote è spesso immaginare le cose non per come sono oggi, ma per come potranno essere domani, e dunque agire di conseguenza, preparandosi e preparando per tempo», rileva il Ceo.
Il mondo di oggi vive alla giornata, laddove non anche meno, con una velocità ancora dieci anni fa impensabile. È dunque così che molte strategie 2040-2050 fanno quasi tenerezza, e lasciano il tempo che trovano, per quanto anche a livello di imprese molto sia cambiato. «L’Italia del miracolo economico ragionava secondo piani programmatici e strategici decennali, era questo il mindset di qualunque imprenditore. Nonostante oggi l’arco temporale si sia di molto ridotto, assestandosi sui 3-5 anni, è ancora più importante saper leggere correttamente il presente. Ad accomunare tutti i più grandi protagonisti dell’era contemporanea sono la curiosità e l’umiltà, il restare con i piedi per terra senza lasciarsi ubriacare dal successo che hanno avuto. Sono molti gli insegnamenti che questi personaggi possono trasmettere, nel mio caso ricordo sempre con grande piacere il generale Franco Angioni, protagonista della seconda Repubblica, e il suo monito sul ruolo fondamentale che può arrivare a giocare il nostro atteggiamento sul morale, sulla motivazione dei propri collaboratori», conclude Marcello Mancini, fondatore di Roi Group.
Business thinker del panorama globale, esperti di management, del mondo accademico e culturale, in un evento unico per ispirare il cambiamento, trasformare le imprese e ripensare insieme il futuro del business. Da oltre 13 anni, il Leadership Forum attrae migliaia di decision maker, imprenditori e top manager, qualificandosi come business event di riferimento dedicato ai temi della leadership e del management.
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