La domanda che più spesso mi viene posta dalle persone è: ‘Come funziona in pratica Bitcoin?’. Per provare a spiegarlo, faccio un’equiparazione con altri sistemi monetari esistenti come il dollaro o l’euro.
Il protocollo Bitcoin è a tutti gli effetti un nuovo sistema monetario, con delle proprie regole, caratteristiche e modalità di funzionamento. Attorno ad alcuni principi immutabili (offerta limitata a 21 milioni, grandezza massima e tempo di emissione del blocco…), che rappresentano i valori fondamentali del protocollo, si è formato il consenso degli utilizzatori. L’insieme di tali regole condivise può essere metaforicamente considerata la ‘carta costituzionale’ di Bitcoin.
Una volta definita ‘la costituzione’, tutti i possibili successivi ‘emendamenti’, non possono andare in contrasto con i suoi valori fondamentali e devono essere condivisi dalla comunità. Esistono forti resistenze al cambiamento del protocollo originale, il che si traduce generalmente in estrema cautela e ponderazione quando si procede con tali modifiche.
In caso di un semplice aggiornamento al protocollo originale si parla di Soft fork. Essendo Bitcoin un protocollo decentralizzato, chiunque può proporre miglioramenti. Le proposte avvengono tramite un sistema denominato Bip (Bitcoin Improvement Proposal) e possono essere pubblicate da chiunque sulla pagina di GitHub preposta, dove vengono discusse e adottate a larghissima maggioranza dalla community. I tempi di implementazione sono generalmente molto lunghi, al termine di dibattimenti che durano anni.
Questo perché si vuole essere sicuri che porti vantaggi generalizzati a tutti gli utenti e non solo a specifici gruppi. Quando una proposta è controversa, crea divisioni nette all’interno della community e non è condivisa ad ampia maggioranza, si preferisce sempre adottare l’opzione conservativa di mantenere lo ‘status quo’. Uno degli aggiornamenti più importanti nella storia di Bitcoin è stato il Bip 141, quello di SegWit, che ha permesso la riduzione delle dimensioni necessarie per archiviare le transazioni in un blocco.
Si parla invece di Hard fork in caso di una vera e propria modifica sostanziale alla ‘costituzione’. Bitcoin, come tutti i software open source non è protetto da copyright ed è liberamente modificabile dagli utenti. Negli anni sono nate molte versioni alternative di Bitcoin (basti pensare a Litecoin o Bitcoin Cash) che hanno imposto delle modifiche fondamentali al protocollo originale, che hanno portato a divisioni nella community e alla nascita di blockchain alternative.
L’insieme di regole condivise che regolano il funzionamento di Bitcoin sono la sua ‘carta costituzionale’, una volta definita tutti i possibili successivi ‘emendamenti’, non possono andare in contrasto con i suoi valori fondamentali e devono essere condivisi dalla community, che però è molto recalcitrante al cambiamento
Una delle tematiche più divisive e che ha rischiato di far tremare alle fondamenta il sistema è stata quella relativa alla sua ‘scalabilità’ che ha portato, tra il 2015 e il 2017, alla cosidetta BlockSize War. Ci si era resi conto che l’infrastruttura originale non avrebbe mai potuto reggere la richiesta futura di transazioni da parte di milioni di utenti. Fu in quel momento che alcuni proposero la modifica di una delle regole fondamentali e immutabili del protocollo, quella delle dimensioni del un blocco. La proposta di aumentarne le dimensioni spaccò in due la community portando un dibattito feroce. Nonostante un cospicuo numero di attori favorevoli, la modifica non passò sulla catena principale di Bitcoin dove uno zoccolo duro di nodi si rifiutò di aggiornare la propria versione del protocollo. Questo diede origine agli Hard fork precedentemente menzionati che si staccarono definitivamente dalla blockchain originale.
Nonostante questi eventi scissionisti che avrebbero potuto minarne la credibilità, Bitcoin ha dato negli anni a seguire una grande prova di resilienza garantendo la tenuta e la compattezza dell’idea originale e una granitica resistenza di fronte a qualsiasi tentativo di modifica non condivisa all’unanimità dagli utilizzatori.
Gli utenti e il mercato presero allora atto che il valore di Bitcoin non risieda tanto nella sua velocità di utilizzo o nella sua praticità, ma piuttosto nel fatto che la sua ‘politica monetaria’ garantisce agli utenti la pressoché assoluta immutabilità delle regole. Grazie alla sua natura decentralizzata ha mostrato un’incredibile capacità d’adattamento e resistenza di fronte a qualsiasi attacco esterno e la certificazione che nessuna potente lobby o coalizione di interessi di parte è in grado di apportare cambiamenti unilaterali.
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