TM   Novembre 2024

Elettrico sì, ma quanto e quando?

L’Automotive europeo si trova confrontato con epocali sfide per restare al passo e reggere l’urto di decenni di investimenti cinesi nell’elettrico. Se gli equilibri competitivi del mercato appaiono compromessi, la battaglia è in corso, a patto di vincere le esitazioni dei consumatori e incontrare l’interessabile generosità degli Stati, amletici sul da farsi. Intervengono Roland Schell, Ceo di Mercedes-Benz Svizzera; Paolo Gatti, Director del Customer and Commercial Excellence di PwC Svizzera; Robert Zeuthen, Portfolio Manager del Bny Mellon Mobility Innovation Fund di Bny Investments; Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management; Giovanni Mercadante, Auditor di Ernst & Young; Alessandro Inderbitzin, General Manager Svizzera e Austria di Electra; Andrew Ye, Investment Strategist Thematic di GlobalX Etf; Arthur Jurus, Cio Svizzera di Oddo Bhf Group; e Roberto Bonfanti, Presidente di Upsa Ticino (Unione professionale svizzera dell’automobile).

di Federico Introzzi

Responsabile editoriale Ticino Management

Mobilità

Trasporti, logistica, arterie stradali, infrastrutture di ogni genere e grado. È la mobilità nel suo insieme un elemento chiave degli equilibri della contemporaneità di miliardi di persone, centinaia se si pensa a tutti gli esseri umani che in diverse migliaia di anni hanno abitato la Terra. Sono certamente cambiati molti aspetti di questo apparentemente semplice e circoscritto ambito, le modalità di viaggio, la comodità dello stesso, le distanze percorse e i tempi di percorrenza, i mezzi e le tecnologie impiegate per farlo, e dunque l’impronta ambientale… il tutto in un arco temporale sorprendentemente breve, dell’ordine di pochi secoli. Del resto, viaggiare è sempre stata una necessità, un piacere in alcuni casi e per alcuni, ma al tempo stesso anche un grosso laborioso problema. Diversamente da quanto si creda, all’interno della stessa regione geografica o culturale, era anche un’attività relativamente frequente, in cui essere pedone non era l’eccezione, ma la norma.

Evidentemente questo poteva diventare un serio problema all’ampliarsi della regione di pertinenza, specie nel caso delle istituzioni pubbliche, indipendentemente da che le necessità fossero politiche, amministrative, religiose o militari. In assenza di mezzi di comunicazione alternativi sufficientemente affidabili i ‘messaggeri’ erano la normalità nel caso degli ‘affari’ dello Stato, in tutte le sue diverse ramificazioni, e in diverse circostanze la velocità era l’elemento cardine di efficientamento delle risorse. Un esempio? L’urgenza di informare tempestivamente dell’inizio di un’invasione o di una rivolta, della morte della persona sbagliata. E in questo, ovviamente, i romani si dimostrarono maestri assoluti, non fosse altro che avessero un impero da gestire di dimensioni con rari eguali nella storia.

La mobilità elettrica non è limitarsi a vendere il veicolo, è un ecosistema progettato in misura convincente in tutte le sue articolazioni. Non servono a nulla i migliori veicoli se poi non è possibile ricaricarli. Almeno in Svizzera, dovrebbe essere aperta una seria discussione sul ruolo dello Stato

Roland Schell

Roland Schell

Ceo di Mercedes-Benz Svizzera

Ma quanto era difficile viaggiare? E quali tempi dovevano essere messi in conto, pur in presenza di un’efficientissima, ben manutenuta, e capillare rete viaria, come quella romana? Una prima informazione chiave è chi dovesse compiere il viaggio, e perché. Per quanto possa sembrare un dettaglio, nei fatti non lo era. Si consideri infatti la semplice tratta Istanbul (Costantinopoli) – Parigi (Lutetia). Un privato, non troppo benestante, che decidesse di compiere l’impresa nella bella stagione ed esclusivamente sulle proprie gambe, avrebbe infatti impiegato non meno di 100 giorni, percorrendo 30 km al giorno, per un totale di 2.965 km su strade quasi sempre lastricate, le autostrade dell’epoca. La stessa persona ma a cavallo, dunque con qualche sesterzio in banca in più, ne avrebbe impiegati 56 con lo stesso percorso. Si fosse invece trattato di un messaggero del servizio pubblico, con informazioni militari decisive, avrebbe allungato leggermente il percorso a 3.069 km, quella che oggi si definirebbe la strada più veloce, impiegando 12 giorni, e qualche ora, cambiando più volte al giorno la cavalcatura, coprendo una distanza giornaliera di 250 km.

La particolarità della tratta Istanbul – Parigi è però che possa essere percorsa tranquillamente via terra, sotto molti aspetti un non lusso, ma una certezza. Con il Mediterraneo quale ‘lago romano’ gli scambi con l’Africa erano consuetudine, ma soprattutto l’acqua poteva spesso essere una valida alternativa, comoda e veloce, seppur più rischiosa. Dunque, nel caso della tratta Costantinopoli – Tarraco (l’odierna Tarragona, 100 km a sud di Barcellona), la distanza da percorrere poteva variare, al pari dei tempi di percorrenza, e a dipendenza della stagione. Ecco quindi, che in luglio e interamente su acqua erano 3.600 km, percorsi in circa 25 giorni di navigazione, mentre a gennaio sarebbero stati 4.300, in 32 giorni. Via terra, invece, erano nuovamente 3.100 km.

Nonostante molti acciacchi, e una situazione industrialmente difficile, nel caso della Germania l’Automotive è da sempre punta di diamante dell’export, e volano di crescita economica. Come si sta misurando il settore con le recenti difficoltà? «Noi produttori siamo certamente pronti alla grande sfida della transizione elettrica, l’industria sono anni che sta investendo somme immense nella trasformazione, e sta continuando a farlo con convinzione. La nostra azienda offre a oggi oltre dieci modelli interamente elettrici e di alta gamma, dal Suv compatto alla berlina di lusso, dal furgone all’iconica classe G. Con il progetto ‘Mercedes me’ offriamo inoltre a tutti i nostri clienti, e in tutto il mondo, una fitta rete di ricarica a prezzi trasparenti», precisa il Ceo di Mercedes-Benz Svizzera.

Gli sforzi e le iniziative non finiscono qui. «Stiamo sempre più sviluppando un modello circolare che abbraccia la mobilità elettrica nel suo insieme: sviluppo, produzione, riciclo dei veicoli e delle loro batterie. Nel sud della Germania abbiamo aperto di recente un nuovo impianto di riciclo delle batterie, con un tasso di recupero stimato al 96%, e neutrale in termini di emissioni. L’esperienza maturata con i clienti, e i dati delle immatricolazioni, smentiscono quanto la Politica aveva immaginato: Mr e Mrs Schweizer non stanno purtroppo passando così velocemente all’elettrico quanto si era sperato», conclude Schell.