Le origini
Tempi duri, anni complessi, crisi multiple e continue, in un poco intellegibile intreccio di finanza, economia, tecnologia, demografia, politica, geopolitica, natura… sono innumerevoli le incognite di cui è necessario tener conto, anche nelle più improbabili delle circostanze, e al tempo stesso sempre meno certe le costanti di questo complesso sistema di equazioni. La sintesi? Un gran casino, moderno.
Al pari di qualunque altra fase storica si ha evidentemente la scientifica certezza di trovarsi innanzi a cambiamenti epocali, rivoluzioni inedite nella storia umana per portata e impatto, da qui la preoccupazione del come, quando e cosa fare per gestire la situazione, e soprattutto il chi dovrebbe farsi carico di tutto questo. Laddove ciò fosse davvero possibile, organizzando una tavola rotonda ideale e invitando a parteciparvi i personaggi più rappresentativi di ognuno dei passati 40 secoli, le risposte certo non cambierebbero, con curiose e reiterate analogie.
Pur nella diversità, ogni secolo è uguale all’altro. Ecco dunque che le più che autorevoli preoccupazioni circa il 2000, e del suo Millenium bug, non erano molto distanti da quelle che nell’anno 1000 accompagnavano il Vecchio Continente, e che per semplice comprensibile fortuna non erano state nemmeno ipotizzate nell’anno 0. Ecco invece che la recente emergenza pandemica avrebbe trovato un clima particolarmente fertile nel 1350, gli anni della Peste nera in Asia ed Europa, o nel 170 con la Peste antonina a zonzo per l’impero romano. O anche in positivo, se si pensa agli sviluppi tecnici e tecnologici che accompagnano da millenni l’umanità, con evoluzioni che hanno sì rivoluzionato il mondo, ma potenziando qualcosa che nella maggior parte dei casi già esisteva, ma che evidentemente quasi nessuno sospettava potesse avvenire.
Guardando all’oggi, internet è certo il sale dell’era dell’informazione, e lo sviluppo tecnologico il suo alfiere, generoso nell’elargire costantemente doni insperati, a sempre più beneficiari, in primis grazie all’esponenziale efficientamento dei processi produttivi. Ma al netto dei dettagli, cosa è davvero cambiato? Pur mutandone le modalità, e in misura importante, forse meno di quanto si pensi. Certo, è tutto più immediato rispetto anche solo a pochi decenni fa, la velocità che la televisione per prima aveva portato è diventata la cifra stessa della notizia, ma è il mondo a essersi globalizzato, l’informazione ha soltanto seguito. Si può dunque parlare di rivoluzione? Forse no.
Pioniere del settore, e di molte delle svolte che nel corso dei secoli successivi ha poi intrapreso, è sicuramente stato Gaio Giulio Cesare, celeberrimo generale e politico (oltre che scrittore) della Roma repubblicana, che per primo si pose una serie di spinosi problemi, e che proprio nello sviluppo di una nuova forma di informazione risolse brillantemente. Come? In primis grazie alla sua opera più celebre, il De Bello Gallico. Primo reportage di guerra, scritto di suo pugno, quale diario della campagna gallica, una guerra durata 9 anni e combattuta tra le attuali Italia, Francia, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Inghilterra… Ma quale ne era il fine, o alternativamente, quali le ragioni?
All’alba della partenza di quella che tutti sapevano sarebbe stata una campagna lunga e complessa, nel 58 a.C. la principale preoccupazione di Cesare era garantirsi appoggio politico (dunque anche finanziario), e popolare per tutta la durata della sua assenza da Roma, che in quanto repubblica ogni anno teneva regolari elezioni per la scelta di magistrati che avrebbero anche potuto ridire del suo operato all’estero, autonomo e parecchio costoso (mantenimento e salario per 60mila legionari). Avendo a disposizione cinque secoli di esperienze pregresse delle difficoltà che una guerra poteva generare, la scelta rivoluzionaria fu sì di inviare resoconti dettagliati e frequenti al Senato, ma renderli anche divulgabili e comprensibili per la popolazione, cui venivano letti per le strade di Roma da una ben organizzata rete di attori. Da qui l’utilizzo della terza persona, che ha fatto storia, e un racconto che per quanto oggettivizzato tendeva a mettere in luce tutte le caratteristiche, tipicamente romane, del generale.
L’intera operazione, di marketing, per quanto coadiuvata da diverse altre, riscontrò un successo straordinario, tanto da consentirgli totale autonomia per nove anni di scontri, e garantirgli al suo ritorno in patria, a Gallia conquistata, una notorietà e benevolenza presso la cittadinanza esponenzialmente accresciuta, e sopravvissuta a venti secoli di storia. Cesare è stato dunque sì uno dei generali più importanti di ogni tempo, sì un politico accorto e lungimirante, che ha posto le basi per la nascita dell’Impero, ma anche uno straordinario comunicatore che ha per primo rivoluzionato il mondo dell’informazione, come nessuno in precedenza, e ben pochi successivamente.