TM   Novembre 2023

Chi meglio alloggia

Il mercato svizzero degli appartamenti in affitto è dominato da locatori privati, orientati al rendimento, anche se nei maggiori centri un ruolo da non sottovalutare spetta ai committenti di utilità pubblica. Gli interessi e le condizioni dei diversi operatori si traducono in scelte e comportamenti nettamente differenti, anche per quanto riguarda l’adeguamento degli affitti. Un’analisi di Michel Fleury, economista di Raiffeisen Svizzera.

Michel Fleury

di Michel Fleury

Economista Raiffeisen Svizzera

Pont Rouge
La sede di FFS a Zurigo.

Di principio, in Svizzera l’offerta di spazio abitativo spetta all’economia immobiliare privata, che si trova a garantire la creazione, la manutenzione e la gestione delle abitazioni in un contesto di mercato fortemente regolamentato. Accanto all’elaborazione del quadro normativo, la mano pubblica si limita invece in sostanza a promuovere puntualmente abitazioni a buon mercato.

A fare il punto, il focus dello studio immobiliare del III trimestre di Raiffeisen, “Esistono locatori migliori?”. Dall’analisi risulta che nel 2022 solo il 4% circa degli appartamenti in affitto apparteneva a Confederazione, cantoni o comuni, e anche la quota delle cooperative di costruzione di alloggi, promosse a vario titolo dalla mano pubblica, non andava oltre l’8%. Altrettanto esigua la percentuale di oggetti locati appartenenti a società immobiliari e imprese di costruzioni classiche (7%). La maggioranza degli appartamenti in affitto appartiene invece a operatori privati, orientati al rendimento, e tra questi dominano nettamente le economie domestiche private, che però tra il 2000 e il 2022 sono scesi dal 57% al 47%, vedendo prendere il largo gli istituzionali, oggi al 34%. Tendenza che pare destinata a indebolirsi leggermente, risentendo dell’inversione dei tassi. Oggi casse pensioni e assicurazioni sono molto meno spinte a investire nel mattone e dispongono nuovamente di alternative più attrattive. Alla loro passata avanzata ha probabilmente contribuito anche la crescente complessità nell’ambito di costruzioni e ristrutturazioni degli edifici residenziali: molti privati si trovano in difficoltà di fronte alla marea di leggi e normative e tendono pertanto ad affidare i loro oggetti a operatori professionali.

De gustibus. Se si guarda alle preferenze delle parti in causa, emerge un evidente fossato città e campagna. Nei comuni rurali e turistici circa due terzi degli appartamenti in locazione appartengono a privati, che nelle cinque maggiori città (Basilea, Berna, Ginevra, Losanna e Zurigo) ne possiedono invece solo il 35%. Nei comuni urbani la quota di abitazioni in mano ad attori istituzionali supera un terzo – più del doppio rispetto alle regioni più rurali – in virtù di un profilo rischio/rendimento nettamente più appetibile. Probabilmente anche il capitale molto più cospicuo necessario per acquistare immobili più costosi e mediamente più grandi in questi comuni avvantaggia le imprese rispetto alle economie domestiche private, per non parlare del know-how richiesto per l’attività edilizia nelle zone urbane, su cui possono contare soprattutto i proprietari professionali. Dalla ripartizione regionale emerge anche che le abitazioni di cooperative sono un fenomeno anzitutto urbano, laddove lo spazio abitativo vantaggioso è particolarmente scarso e richiesto.

Circa due terzi degli oggetti costruiti nell’anteguerra sono in mano a privati, mentre più recente è l’abitazione, più è probabile che appartenga a un’impresa, confermando come i professionisti dominino sempre più l’attività di costruzione. La loro preferenza è accordata in genere alle superfici più piccole, che rispecchiano la maggior concentrazione sulle zone urbane e su nuovi oggetti, oltre a tradursi in maggiori ricavi al metro quadrato. Le cooperative sono invece più presenti nel segmento medio-grande, che proprio nelle zone urbane è spesso inaccessibile a molte famiglie.

Adeguamenti di affitto. Accanto a queste conseguenze principalmente strutturali delle differenti condizioni quadro e degli specifici interessi dei proprietari di appartamenti in locazione, si osservano variazioni significative anche nel comportamento nei confronti dei locatari, in particolare per quanto riguarda la fissazione dell’affitto, con le cooperative a offrire i più vantaggiosi, scarto che però può in parte essere ricondotto a fattori di ubicazione, stato e qualità degli oggetti. In ogni caso, con il passare degli anni gli affitti sono aumentati per tutti i tipi di proprietario, in particolare per le nuove costruzioni, probabilmente soprattutto a causa del forte incremento dei prezzi dei terreni e dei costi di costruzione, tendenza cui si sottraggono solo le cooperative (+1% confrontando 2018-2022 con 2010-2015) che dal canto loro possono beneficiare di allettanti condizioni preferenziali all’acquisto di terreni in zona urbana (sussidi) nonché di una spiccata concentrazione sulle ristrutturazioni e le nuove costruzioni sostitutive.

Istituzionali e operatori immobiliari classici in testa al caro affitti

Affitto mensile secondo proprietario, mediana, per 80-110m², in centro, < 5 anni

Affitto mensile secondo proprietario
Fonte: UST, Raiffeisen Economic Research

Il fossato città-campagna

Quota appartamenti in locazione secondo tipo di proprietario e di comune, 2022

Proprietari secondo tipo di comune
Fonte: UST, Raiffeisen Economic Research

Sarà da vedere come la possibilità di aumentare gli affitti a partire da questo mese di ottobre (che tocca molti dei contratti in essere a seguito del primo rialzo nella storia del tasso ipotecario di riferimento, deciso a inizio giugno) verrà colta dai diversi operatori. Si può supporre che verosimilmente, come nel caso dei precedenti abbassamenti, si comporteranno secondo le loro diverse logiche, con in particolare evidenziando le differenze fra il rapporto più personale che si crea tra affittuario e locatore privato rispetto a quello che intercorre con un’amministrazione altamente professionalizzata.

Da molti punti di vista, i ‘migliori’ locatori sembrerebbero essere i committenti non orientati al rendimento. Rappresentano però soltanto un segmento di nicchia, spesso non accessibile a tutte le famiglie. Attraverso questi committenti, manifestamente vengono raggiunti risultati auspicabili dal profilo della politica sociale, in particolare nelle posizioni urbane più ambite, dove altrimenti sarebbe praticamente impossibile garantire un mix equilibrato. L’intervento dello stato rappresenta quindi un aspetto imprescindibile dell’offerta di spazio abitativo, soprattutto per i più svantaggiati, anche se metà circa dei locatari di abitazioni di cooperative risulta rientrare nei tre quintili di reddito superiori, che non avrebbe bisogno di questa promozione. È quindi lecito chiedersi se, alla fine, una promozione imperniata in modo specifico sui soggetti – dunque un sostegno diretto alle famiglie bisognose – non potrebbe produrre risultati ancora più auspicabili rispetto all’attuale strumento della promozione di oggetti. La domanda è legittima, tanto più che la trasparenza sui sussidi versati indirettamente ai committenti di utilità pubblica lascia parecchio a desiderare. Indagini rivelano che la rinuncia all’aggiudicazione dei terreni edificabili a prezzi di mercato e tassi d’interessi conformi al diritto della costruzione va di pari passo con elevati costi di opportunità. Mediante una promozione imperniata sui soggetti – leggi sussidio casa – questi fondi potrebbero invece sostenere in modo mirato le famiglie bisognose, garantendo un’efficacia ancora maggiore. Pertanto finché non sarà raggiunta una maggior verità dei costi sulla promozione dei committenti di utilità pubblica, questi ultimi sembreranno sì i ‘migliori’ locatori, ma non quelli più efficienti.

La maggioranza degli appartamenti in affitto appartiene a operatori privati, orientati al rendimento, tra cui dominano le economie domestiche, scese però dal 57 al 47% tra 2000 e 2022, vedendo prendere il largo gli istituzionali, oggi al 34%. Tendenza che pare destinata a indebolirsi, risentendo dell’inversione dei tassi

Michel Fleury

Michel Fleury

Economista Raiffeisen Svizzera

A prescindere da questo discorso, nel futuro prossimo l’offerta di spazio abitativo per l’intera popolazione resterà però compito prevalentemente degli attori che operano in base all’economia di mercato, che svolgono quindi un ruolo sociale da non sottovalutare e i cui interessi non possono assolutamente essere ignorati. In ogni caso, le grandi sfide attuali sul mercato degli appartamenti in locazione non potranno essere risolte mettendo in concorrenza i vari operatori: la penuria di terreni edificabili, l’incremento delle spese di costruzione e finanziamento, l’ondata di ricorsi o, ancora, problemi di diritto della locazione e della costruzione sono aspetti che li riguardano tutti, pertanto il dibattito pubblico dovrebbe concentrarsi soprattutto sulla ricerca di soluzioni a questi problemi strutturali.

 

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Investimenti immobiliari casse pensioni
Fonte: UST, IAZI, Raiffeisen Economics. In media 10 mld. di chf di nuovo capitale all’anno investito in immobili dalle casse pensioni

La forte flessione del numero di transazioni sul mercato degli immobili a reddito è dovuta soprattutto alla domanda inesistente da parte degli investitori istituzionali. Con l’inversione dei tassi hanno infatti registrato correzioni di valore in parte cospicue sui loro portafogli azionari e obbligazionari, mentre gli immobili detenuti direttamente mantengono stime praticamente sempre alte, il che fa lievitare le quote immobiliari in parte oltre il valore target strategico. Viste le quote d’investimento in molti casi già esaurite, attualmente il capitale iniettato nel settore è quindi scarso.

Negli ultimi anni, tuttavia, le casse pensioni hanno investito in immobili in media ben 10 miliardi di franchi di nuovo capitale all’anno. Una domanda che ora manca. Difficile pensare che il crollo di richieste da parte dei principali attori non avrà un impatto sui prezzi e sulle stime. Tuttavia, secondo lo studio “Immobili in Svizzera” del IV trimestre appena pubblicato da Raiffeisen, non c’è ragione di farsi prendere dal panico. Un crollo consistente dei prezzi resta infatti poco probabile. In cambio, il rendimento relativo degli investimenti immobiliari rimane interessante. Rispetto alle obbligazioni societarie, il mattone consente ancora di realizzare un sovrarendimento, seppur molto al di sotto della media dell’ultimo decennio con i suoi tassi ultra-bassi.