La salute non ha prezzo, ma costa – e molto. Un conto fatto dall’elevata qualità di cure e strutture cui già l’assicurazione di base in Svizzera dà diritto, ma anche dai progressi della medicina e da quelli della longevità, e ancor prima da un sistema sanitario federalista che si contraddistingue per un finanziamento pubblico piuttosto limitato e premi non proporzionali a reddito e sostanza. Secondo le previsioni dell’Istituto Kof, l’anno prossimo la spesa sanitaria nazionale dovrebbe sfondare la soglia dei 95 miliardi di franchi, circa l’11,5% del Pil, quando a inizio anni Duemila non raggiungeva la metà. Un aumento reso puntualmente sensibile ai cittadini dalla progressione dei premi.
Nella loro qualità di importante attore del sistema a fianco di Confederazione, Cantoni e fornitori di prestazioni, le compagnie di assicurazione malattia si trovano in una posizione difficile, con un’influenza limitata sullo sviluppo dei costi sanitari. I premi incassati non sono che il riflesso delle prestazioni ricevute, cui è imputabile circa il 95% della spesa sanitaria. Così l’onore di essere leader nazionale del settore, con 1,7 milioni di clienti e un volume di premi che sfiora i 7 miliardi di franchi, comporta per CSS una gestione oculata e una visione innovatrice per poterne sostenere l’onere. Una pressione che in particolare si fa sentire sull’assicurazione di base (Aoms), dove CSS è numero uno con 1,53 milioni di clienti.
«Considerato il notevole aumento dei costi delle prestazioni, le operazioni recuperate dopo le dilazioni imposte dalla pandemia, la riduzione delle riserve nel 2022 – anno negativo anche sui mercati finanziari – e in generale un contesto economico molto esigente, possiamo dichiararci soddisfatti dell’esercizio 2023, che poggia su basi finanziarie solide, malgrado il risultato aziendale, pari a 39,1 milioni di franchi, abbia registrato un calo del 28,2%. Andando a scomporlo, si vede che è però da addebitare a 181 milioni di deficit nell’Aoms, per la quale i costi sono aumentati ben dell’8%, un fenomeno che in misura paragonabile coinvolge l’intera branca delle casse malati. Nell’assicurazione complementare (Lca), dove possiamo effettivamente generare dei benefici, abbiamo invece registrato 226 milioni di franchi di utili», sottolinea Philomena Colatrella, Ceo di CSS e prima donna a guidare una grande compagnia assicurativa svizzera.
Negli ormai quasi otto anni alla testa del Gruppo lucernese ha saputo farsi promotrice di una visione che sposa tradizione e innovazione, il mantra del controllo dei costi a quello della digitalizzazione. «Fra i grandi assicuratori siamo da anni leader anche per efficienza. Dal 2013, a livello di Gruppo la quota dei costi di amministrazione continua a diminuire. Nell’assicurazione di base, l’anno scorso ammontavano al 3,9%, un valore decisamente basso rispetto alla media del settore, pari a 5,1%. Complementarmente il controllo delle fatture e la lotta agli abusi assicurativi permettono di economizzare oltre 800 milioni di franchi l’anno», evidenzia Philomena Colatrella.
A differenza di una sanità accusata di incentivare le cure, CSS si presenta come “partner della salute”: ecco che “guarire” non è che uno dei tre pilastri del suo ecosistema, accanto a “essere in buona in salute” e “convivere con una malattia”. In quest’ottica, il digitale rappresenta la chiave di volta per sviluppare nuove soluzioni. «Ad esempio, sul fronte prevenzione e promozione del benessere abbiamo inaugurato due piattaforme: active 365 ricompensa chi pratica uno stile di vita sano con punti convertibili in sconti ai premi Lca, mentre nello shop enjoy 365 si possono acquistare prodotti e servizi che sostengono una vita in salute. Nei Cantoni di Argovia, Lucerna, Svitto e Vaud – e dal prossimo autunno anche in Ticino – possono essere già acquistati con la nostra valuta digitale, il CSS Coin, beneficiando del 30% di sconto presso i partner selezionati della regione», osserva la Ceo del Gruppo lucernese.
CSS promuove da diversi anni la ricerca di nuove soluzioni digitali per la salute sostenendo start up innovative: nel 2020 ha creato il fondo SwissHealthVentures per investire in medtech ambiziose, come Pregnolia che ha sviluppato un apparecchio per supportare la diagnostica dei parti prematuri o la svedese Flow Neuroscience che offre una terapia non farmacologica per il trattamento della depressione clinica basato sull’elettrostimolazione cerebrale. Inoltre con l’Innovation Park dell’Epfl ha lanciato il programma “The Future of Health Grant” per la promozione di start up nelle fasi iniziali.
Punto nevralgico di accesso alle differenti costellazioni di offerte è il portale MyCSS, appena rilanciato dopo tre anni di revisione proprio questo aprile, stabilendo un nuovo benchmark. Le due piattaforme active 365 ed enjoy contano già 120mila utenti. Offerte che permettono di fidelizzare l’assicurato anche in una vita esente da malattie, abituandolo a benefit che diventano parte della quotidianità. I clienti rispondono positivamente, giovani soprattutto ma anche over 60. Si è già potuto verificare come la quota di disdetta fra chi li usa diminuisce del 50%.
Ma non solo, anche la responsabilizzazione è un obiettivo: «Se il catalogo di prestazioni nell’assicurazione di base viene costantemente ampliato, a un certo punto non sarà più finanziariamente sostenibile. Cerchiamo quindi di contribuire ad alleviare la pressione, anche collaborando con competitor e fornitori di prestazioni, come nel caso di Well, un progetto che vede per la prima volta più partner del sistema sanitario – insieme a noi, Medi24, Visana, Zur Rose, Galenica e Swiss Medical Network – gestire insieme una piattaforma sanitaria digitale: permette di verificare i sintomi, concordare appuntamenti da un medico, ordinare medicamenti e molto altro ancora, contribuendo a meglio indirizzare il paziente, dunque a risparmiare. Il che dimostra come cerchiamo di essere proattivi, sperimentando prima che ci ‘inviti’ a farlo la politica», dichiara la Ceo di CSS.
Anche perché i tempi della politica non sono dei più rapidi. Se proprio a inizio giugno i cittadini sono stati chiamati a esprimersi su due iniziative che manifestano il malessere per i premi in continua crescita, le soluzioni proposte non erano che epidermiche. «L’iniziativa che chiedeva di limitare i premi a un massimo del 10% del reddito imponibile dissimulava in realtà una redistribuzione del finanziamento senza intervenire sui costi in lievitazione: l’onere sarebbe stato trasferito dall’assicurato che paga i premi al cittadino che paga le imposte. Inoltre c’è da chiedersi in che misura si sarebbe poi stati responsabilizzati a scegliere il modello assicurativo meno esoso. Analogamente l’iniziativa che intendeva porre un freno ai costi avrebbe rischiato di tradursi in un razionamento delle prestazioni, senza tenere in debita considerazione come l’evoluzione dei costi sia correlata anche a fattori demografici (già oggi oltre la metà della spesa sanitaria complessiva, è destinata a over 60) e al progresso della medicina e delle tecnologie associate. Meglio il controprogetto della Confederazione per intervenire soprattutto a livello cantonale», osserva Philomena Colatrella.
Le vere riforme da attuare sono però quelle in cantiere da ormai quasi due decadi: il tariffario medico ambulatoriale Tardoc e il finanziamento uniforme delle prestazioni (Efas). Il primo dovrebbe entrare in vigore dal 2027, adeguando l’obsoleta struttura della fatturazione delle prestazioni fornite da studi medici e nell’ambulatoriale ospedaliero. L’Efas invece, eliminando l’handicap che penalizza i trattamenti ambulatoriali, dovrebbe promuovere il passaggio a un paradigma di cure integrate. I condizionali sono d’obbligo: in primis perché su entrambe le riforme incombono ancora alcune resistenze; in secondo luogo perché i vantaggi ipotizzati non sono matematica certezza. «Ci vuole un po’ di coraggio politico e amministrativo. Bisogna lottare per queste riforme. D’altro canto non mi sorprende che siano state oggetto di così lunghe discussioni: i nuovi paradigmi richiedono il tempo di maturare una nuova mentalità», ammette Philomena Colatrella.
CSS cerca di far sentire la propria voce. Di recente ha ad esempio sostenuto una proposta parlamentare per chiedere che gli assicuratori malattia possano tornare a sfruttare – in senso positivo – i dati in loro possesso per sensibilizzare i clienti, ad esempio sulla scelta dei farmaci generici, cosa che la nuova Legge sulla protezione dei dati da settembre 2023 non consente più. «Non si tratta di un’ingerenza di campo, quanto di poter agire anche da interfaccia fra il paziente e i fornitori di prestazioni a vantaggio dell’intero sistema», rassicura la Ceo di CSS, per cui proprio i farmaci hanno rappresentato l’anno scorso la voce di spesa più consistente fra le prestazioni nette LAMal (23% dei 5,73 miliardi). Accanto alla promozione di generici e biosimilari, modelli alternativi di definizione dei prezzi, basati su meccanismi di pay for performance o di budget impact analysis potrebbero essere efficaci per controllare lo sviluppo dei prezzi dei nuovi farmaci che entrano nel mercato.
Per la prima volta quest’anno gli assicuratori malattia hanno potuto opporsi a una misura di pianificazione ospedaliera ritenuta incongrua (la proposta di istituire un cardiocentro nella Svizzera orientale a fronte dei 16 già operativi in Svizzera), avvalendosi del diritto di ricorso loro riconosciuto dalla LAMal dal primo gennaio. La Svizzera vanta una delle più alte densità al mondo con 280 ospedali (a titolo di paragone, con una popolazione simile, Londra ne conta 84), fra cui molti doppioni. E le cure ospedaliere generano oltre un terzo dei costi delle prestazioni Aoms. «Ci impegniamo anche sul fronte prestazioni supplementari Lca: in linea con le richieste di trasparenza e tracciabilità della Finma, nel 2021 l’Asa, organizzazione mantello per il settore dell’assicurazione privata, ha avviato un progetto, da me presieduto, che ha permesso di definire undici principi sulla cui base rinegoziare i contratti esistenti. Vogliamo infatti garantire agli assicurati tariffe proporzionali alle prestazioni, vegliando a che venga data la priorità a quelle che decretano la vera qualità – scelta del medico, brevità dei tempi di attesa, percorso terapeutico, innovazioni, … – e non al coté più ‘alberghiero’ dell’esperienza di cura», sottolinea Philomena Colatrella. CSS ha già rinegoziato 123 dei suoi 160 contratti e, dopo intense trattative, ha raggiunto un accordo con il gruppo di cliniche Hirslanden con cui era in stallo.
Attualmente seconda compagnia per assicurazioni complementari, anche in questo segmento CSS punta a diventare leader assoluto. «Negli ultimi anni abbiamo lavorato intensamente a una nuova generazione di assicurazioni Lca che porteremo presto sul mercato: formule flessibili che consentano a ogni cliente di scegliere moduli e costruirsi un pacchetto personalizzato, rispettando il suo budget di spesa. Ad esempio, i giovani in questo modo possono cominciare a selezionare la parte di benefit di loro interesse, incrementandola poi con l’avanzare dell’età e delle esigenze», anticipa la Ceo di CSS.
Se il catalogo di prestazioni nell’assicurazione di base viene costantemente ampliato, a un certo punto non sarà più finanziariamente sostenibile. Cerchiamo quindi di contribuire ad alleviare la pressione, anche collaborando con competitor e fornitori di prestazioni, come nel caso della piattaforma sanitaria digitale Well. Il che dimostra come cerchiamo di essere proattivi, sperimentando prima che ci ‘inviti’ a farlo la politica.
Ma la soluzione a tutti i mali non potrebbe essere la famigerata cassa malati unica a più riprese ipotizzata? «È vero che oggi si assiste a una convergenza dei premi proposti dalle diverse compagnie rispetto a quanto accadeva vent’anni fa, ma proprio questo stimola la competizione a livello dei servizi offerti e, indirettamente, anche il controllo dei costi. Cosa che non farebbe una cassa unica. Vedo piuttosto un ottimo strumento nelle reti di cure coordinate, che permettono di migliorare l’assistenza sanitaria con una più efficace integrazione lungo tutta la catena terapeutica. Premessa necessaria è però la disponibilità di una base dati digitale a livello svizzero, con un data trust center che risponda a linee guida restrittive stabilite dalla Confederazione in cui i diversi attori possano depositare i dati e da cui, nel momento della necessità, si possano estrarre ad hoc quelli pertinenti. Una soluzione quindi diversa dall’architettura dall’odierna Cartella informatica del paziente gestita dalle comunità di riferimento regionali che stenta a decollare. Dovremmo avere il coraggio di cambiarla, come ha fatto la Germania che aveva una struttura simile. Nei nostri Politecnici e nelle Scuole universitarie abbiamo i migliori cervelli e sarebbe il momento di metterli a lavorare per creare un sistema digitale sanitario svizzero che ci permetta di essere in futuro dei pionieri e non accontentarci come oggi di stare in coda alle classifiche internazionali di e-health», conclude Philomena Colatrella.
Se CSS è fautore del digitale, non trascura una presenza capillare sul territorio grazie a un centinaio di agenzie, strategiche per ‘curare’ la relazione di prossimità con i clienti. Se molto è cambiato nelle condizioni di vita e sociali da quando nel 1899 un drappello di sessanta uomini e donne a San Gallo pose le basi della CSS, a 125 anni di distanza il principio di solidarietà e la visionarietà che ne ispirò l’iniziativa continuano ad ‘assicurare’ uno degli elementi più innovativi nel sistema sanitario svizzero.
Oggi con sede a Lucerna, il Gruppo CSS nasce nel 1899 nella sala da pranzo dell’Associazione cattolica degli artigiani di San Gallo su iniziativa del canonico Johann Baptist Jung. Con un passato da operaio e ispirato dall’enciclica Rerum Novarum nella quale Leone XIII, che esortava i lavoratori, allora non tutelati di fronte a malattie o infortuni, al mutuo soccorso, riuscì a convincere sessanta lavoratori e lavoratrici a riunirsi in quella che poi, battezzata Cassa malati e infortuni della Svizzera (Cmcs), dal 1987 – anno in cui peraltro supera il milione di clienti – ha assunto il nome di Cassa malati cristiano-sociale svizzera (CSS).
Nei suoi 125 anni di storia non sono mancate le sfide, che ogni volta hanno stimolato un nuovo salto in avanti. Così, ad esempio, dopo il superamento del fatidico 1918, quando complici l’inflazione galoppante e i costi dell’allora pandemia di spagnola, rischiò il fallimento, la solidità finanziaria è diventato un pilastro del successo della CSS. L’anno successivo fu anche quello del trasferimento a Lucerna, accompagnato da un’epocale nevicata.
Nei decenni, il pensiero cristiano-sociale ha spinto ad ampliare e migliorare la copertura assicurativa, continuando a difendere un sano equilibrio dei premi rispetto alle possibilità finanziarie delle persone assicurate. La messa a punto, su queste premesse, di assicurazioni di base e complementari l’ha portata a diventare la compagnia di assicurazione malattie più grande e solida della Svizzera. In particolare, determinante è stata la riorganizzazione resasi necessaria negli anni Novanta per superare una struttura ormai inefficiente con oltre mille sezioni, trasformandosi in un’impresa snella e competitiva con un sistema informatico centrale, che ha spianato la strada verso l’era moderna. Dal 2004 organizzata come holding, per il 2023 ha archiviato la sua strategia a più casse procedendo alla fusione della società di assicurazione di base Arcosana Sa (in cui in precedenza erano confluite Intras e Sanagate) con la CSS Assicurazione malattie. Oggi il Gruppo conta oltre 1,75 milioni di clienti e 2800 collaboratori.
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