TM   Luglio/Agosto 2023

Art Basel, non solo regina di denari

Multinazionale delle fiere d’arte, crocevia insostituibile per i professionisti del settore, croce e delizia dei collezionisti o monumentale vetrina di opere di qualità? Al di là delle possibili critiche, non si può che festeggiare quest’anno il ritorno di un’Art Basel senza limitazioni. Le impressioni sulla recente edizione di quattro galleristi di riferimento a Lugano.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Art Basel 2023 Basilea
La fiera delle fiere, Art Basel, tornata libera da restrizioni, nella sua edizione 2023 andata in scena a metà giugno, ha richiamato oltre 82mila visitatori, 284 gallerie da 36 Paesi e per un totale di 4000 artisti rappresentati.
© Courtesy of Art Basel

Malgrado le attuali incertezze economiche, le tensioni sociopolitiche e l’aumento delle normative sul commercio internazionale rappresentino una sfida per il settore dell’arte, il mercato globale ha continuato a crescere nel 2022, pur scontando una ripresa disomogenea a seconda delle regioni. Un dinamismo in gran parte catalizzato dal ritorno del ciclo di eventi internazionali, inaugurazioni di gallerie e aste. Su tutti un chiaro segnale lo ha dato la fiera delle fiere, Art Basel che, finalmente tornata libera da restrizioni, nella sua edizione 2023 andata in scena a metà giugno, ha richiamato oltre 82mila visitatori, 284 gallerie da 36 Paesi e per un totale di 4000 artisti rappresentati. Tuttora quello nella capitale renana è il fulcro dei quattro appuntamenti che scandiscono il calendario e la geografia di quella che si qualifica come una multinazionale delle fiere d’arte con, sui tre continenti e nelle quattro stagioni, Miami, Hong Kong e dallo scorso anno anche Parigi ad affiancare Basilea.  Condividono una forte identità comune, abbinata però a un altrettanto importante radicamento nelle singole realtà regionali, nella consapevolezza dell’importanza che il contesto riveste nella fruizione delle opere d’arte. Un’importanza rivendicata da chi, dell’incontro in presenza, fa il proprio business, al di là dell’apporto ancillare che il digitale può offrire. Lo attesta il successo raccolto in questa edizione da una sezione molto fisica ed esperienziale come Unlimited, 76 opere, per lo più installazioni monumentali, su uno spazio di oltre 16mila metri quadri, così come conferma la capacità di andare oltre la logica di un’industria del lusso per entrare in risonanza con le problematiche sociali e le sfide della contemporaneità, spesso motore dell’urgenza espressiva degli artisti stessi, che sia trascesa poeticamente o affrontata con toni di denuncia: guerre, migrazione, identità culturali e di genere, sostenibilità…

Art Basel 2023
© Courtesy of Art Basel

Art Basel ha saputo confermarsi come “una riflessione sul mercato e del mercato”, secondo il mantra di Vincenzo de Bellis, nuovo direttore delle fiere e delle piattaforme globali. Un evento innegabilmente dalle finalità commerciali, ma capace grazie alla qualità delle opere presentate, ai progetti curatoriali, alle sezioni speciali e al suo programma di incontri, di farsi sismografo delle tendenze dell’arte contemporanea e del mercato.
Per offrire una lettura di questa edizione basilese da parte di chi del settore è professionista, ma che possa anche proporre una visione in correlazione con la sensibilità del nostro territorio, Ticino Management ha rivolto l’invito a condividere le proprie impressioni ai membri di Gal, l’Associazione che da quest’anno riunisce nove fra le principali gallerie d’arte luganesi, parte integrante del tessuto culturale della città. A cominciare da colei che ad Art Basel partecipa da oltre quattro decadi come gallerista, Elena Buchmann, alla quale si sono uniti, in veste di attenti visitatori, Tecla Riva di Kromya Gallery (presidente di Gal), Jo Fabbri di Imago Art Gallery e Carlo Repetto di Repetto Gallery. A loro, la parola.

Non solo affari: il crocevia per i professionisti dell’arte

di Elena Buchmann, Buchmann Galerie

Elena Buchmann
Elena Buchmann, Buchmann Galerie
© Photo Donata Zanotti

Il fatto che in fiera noi galleristi veniamo visitati da direttrici e direttori di musei svizzeri e internazionali, curatrici e curatori, a volte parlando anche di possibili mostre dei nostri artisti in spazi pubblici, è un aspetto poco conosciuto ma fondamentale.

“La Buchmann Galerie partecipa ininterrottamente ad Art Basel dal 1981, quando ancora eravamo basati a San Gallo. Ricordo bene come in quella prima edizione abbiamo esposto opere di Matias Spescha e un’installazione di Dieter Roth, composta da un grande tavolo costruito da lui su cui erano posizionate cineprese e proiettori, film super 8, schizzi, disegni su grandi cartoni grigi e pitture dell’artista. Ai tempi eravamo al primo piano della fiera, mentre più tardi per poter esporre sculture di grandi dimensioni e pesanti abbiamo chiesto di scendere al pian terreno, che non era ancora apprezzato dalle gallerie di arte contemporanea, essendo riservato a quelle di arte moderna. Oggi la situazione è decisamente cambiata. Per sei anni mio marito è stato nel comitato di Art Basel e proprio in quel lasso di tempo è nata l’idea della sezione Art Unlimited, ragione per cui mi sento particolarmente legata alla fiera e alla sua storia.

Anche quest’anno ho partecipato alla fiera insieme con la  galleria di mio figlio a Berlino con quattro artisti: Tony Cragg, Jason Martin, Bettina Pousttchi e Clare Woods,  presentando opere scultoree, dipinti e disegni.
Recandomi nello stand al mattino durante l’allestimento sono rimasta colpita dalle opere dei grandi protagonisti dell’arte: Mark Rothko con un dipinto giallo su parete nera e una grande pittura di Robert Ryman bianca. Inoltre, un piccolo dipinto aveva colpito il mio sguardo per la sua raffinatezza, i suoi colori e l’oggetto raffigurato, una poltrona. Solo dopo qualche giorno, quando è stata apposta la didascalia ho scoperto che era di David Hockney.

Infine, nello stand di Beyeler un’idea sorprendente: una scultura iperrealistica a grandezza naturale di un operaio realizzata dall’artista Duane Hanson, disposta in modo tale da far sembrare che non abbia ancora finito di lavorare. A poca distanza da lui un dipinto di Picasso. Il visitatore passando senza prestare attenzione poteva credere che fosse un work in progress vero e proprio.
Solo la fiera di Art Basel attira così tanti professionisti del settore dell’arte da tutto il mondo. Purtroppo, l’attenzione mediatica ricade sempre sulle cifre delle vendite, in particolare quando sono molto alte, e si racconta poco della qualità museale delle opere. Il fatto che in fiera veniamo visitati da direttrici e direttori di musei svizzeri e internazionali, curatrici e curatori, a volte parlando anche di possibili mostre dei nostri artisti in spazi pubblici, rinnovando di persona contatti già avviati via email, è un aspetto poco conosciuto che fa parte del compito e del Netzwerk delle gallerie”.

Art Basel galerie Buchmann
Protagonista dello stand della Buchmann Galerie ad Art Basel, la nuova opera Vertical Highways di Bettina Pousttchi, che rielabora pezzi di guardrail, tra forme antropomorfe e architetturali.
© Courtesy of Art Basel

Una pluralità di linguaggi accomunati dalla qualità assoluta

di Tecla Riva, Kromya Art Gallery

tecla riva croma Art Gallery e gal lugano
Tecla Riva, alla guida di di Kromya Art Gallery e presidente dell’Associazione GAL – Gallerie d’Arte di Lugano.

L’insegnamento che quest’anno viene ‘portato a casa’ come gallerista è di proseguire con il lavoro con artisti sia affermati, anche se in una realtà regionale, sia con giovani emergenti che mirano a un linguaggio di confronto con l’evoluzione sociale.

“Indubbiamente Art Basel è il sancta sanctorum del mercato dell’arte, che riunisce tutte le migliori gallerie in rappresentanza di una selezione dei migliori artisti al mondo. Un appuntamento imprescindibile per chiunque sia attivo nel settore, indipendentemente dalla partecipazione o meno all’evento.

Come galleria di Lugano che rappresenta prevalentemente artisti svizzeri e italiani, per Kromya Art Gallery è estremamente interessante notare la selezione delle gallerie, quale tipologia di arte viene esposta maggiormente, la provenienza degli artisti. In questa edizione abbiamo notato come nella sezione Unlimited, dedicata alle opere a carattere museale e di grande dimensione, il percorso fosse coerente e circolare. Sono state premiate in particolare le opere a carattere di denuncia sociale, che hanno evidenziato la fragilità e il poco valore che la società odierna riconosce alla vita umana. Si tratta di realtà magari lontane da noi, di cui talvolta abbiamo unicamente notizia grazie ai media, ma che non viviamo né percepiamo, se non attraverso questa mediazione. Una barriera che in Unlimited è stata superata con opere di grande impatto comunicativo.

Per quanto concerne invece la sezione principale, come sempre, al piano nobile si sono trovati veri e propri capolavori dei migliori artisti al mondo. Più interessante per la nostra galleria è invece il primo piano, quello dove si trovano le gallerie che ricercano in particolare i nuovi linguaggi dell’arte più contemporanea. Nessun linguaggio è parso predominare: abbiamo visto opere sia figurative, sia astratte, espresse con mezzi tradizionali quali la pittura e la scultura.

La fotografia era senz’altro presente, mentre le opere digitali o video erano in netta minoranza, forse a causa di una fruizione ancora difficile da parte di un collezionista privato o di un neofita che vogliano invece godersi le opere a casa propria.
Viene altresì evidenziato che la fiera tende a premiare le gallerie che provengono da ogni parte del mondo, rendendo la competizione per potervi accedere sempre più accesa.
Tuttavia la possibilità di instaurare relazioni con colleghi galleristi, artisti, rappresentanti delle istituzioni è unica a Basilea durante la settimana di Art Basel.
L’insegnamento che quest’anno viene ‘portato a casa’ è quello di perseguire con il lavoro con artisti sia affermati, anche se in una realtà regionale, sia con artisti giovani che mirano a un linguaggio di confronto con l’evoluzione sociale”.

Art Basel 2023 unlimited
Grande il successo raccolto in questa edizione da una sezione molto fisica ed esperienziale come Unlimited, curata per la terza volta da Giovanni Carmine, direttore della Kunst Halle Sankt Gallen: 76 opere, per lo più installazioni monumentali, su uno spazio di oltre 16mila metri quadri. © Courtesy of Art Basel.

Emozione e stupore, tra novità da scoprire e icone intramontabili

di Jo Fabbri, Imago Art Gallery

Jo Fabbri, Imago Art Gallery
Jo Fabbri, Imago Art Gallery.

Ad Art Basel si spera di trovare la massima espressione dell’arte moderna ed essere stupiti dalla novità del contemporaneo.  Negli anni si vedono passare mode e trend, anche se gli dei dell’arte moderna restano al momento icone uniche e invariate.

“Ogni anno non si sa cosa aspettarsi, e ogni anno c’è chi commenta la fiera entusiasta e chi ne esce deluso. Ma visitare Art Basel è un must per gli attori del settore, nonché per gli appassionati. L’ingresso è emozionante sin da subito, quando ci si trova accolti dall’immancabile spazio Beyeler, ambiente della fiera che per gli avventori potremmo descrivere come ‘rassicurante’. Il visitatore tira un sospiro di sollievo: va tutto bene.

Anche quest’anno la Fondazione è riuscita a rappresentare perfettamente lo spirito della fiera, coniugando arte moderna e contemporanea attraverso l’esposizione di un’importante opera di Picasso accostata alla scultura di Duane Hanson. È un momento che si distingue dal resto della visita, si dedica un’attenzione quasi spirituale alla scelta espositiva, per poi ritornare su un piano più terreno e proseguire con un occhio più critico, commerciale ed estetico. Ad Art Basel si spera di vedere la massima espressione dell’arte moderna ed essere stupiti dalla novità del contemporaneo. Negli anni si vedono passare mode e trend, anche se gli dei dell’arte moderna restano al momento icone uniche e invariate.

Vedere nelle fiere un Cy Twombly negli anni passati rappresentava una rarità, quest’anno è stato tirato fuori dai caveaux con più facilità. Stesso discorso per Jannis Kounellis, di cui si sono potute ammirare in questa ultima edizione opere non esposte da decenni”.

Art Basel stand Fondation Beyeler
Come al solito attesissimo, non ha deluso le aspettative lo stand della Fondation Beyeler ad Art Basel, un omaggio al processo creativo, che convoca Picasso e Duane Hanson. Una riflessione anche sulla provvisorietà di qualsiasi mostra.
© Courtesy of Art Basel

 

Intrigante e formativa: da ripetere a ogni edizione

di Carlo Repetto, Repetto Gallery

carlo repetto gallery
Carlo Repetto, Repetto Gallery.

82mila visitatori, ben più dell’anno scorso, ma ancora meno del record di 93mila del 2019. Ottime le vendite, anche se – come al solito – sono le megagallerie a fatturare oltre il 60% del giro d’affari della fiera. Nel complesso, un’esperienza che merita di essere ripetuta ogni anno.

“Anche quest’anno ho visitato Art Basel con la grande curiosità che mi ha accompagnato fin dalla mia prima visita alla fiera nel 1988. Da allora, non mi sono mai perso un’edizione. È per tutti gli appassionati e i professionisti del mondo dell’arte – e non solo – un’occasione unica per immergersi un paio di giorni nella kermesse più blasonata al mondo per importanza delle gallerie partecipanti. Lunedì 13 giugno, alle ore 16.00, aprono le porte della sezione Unlimited, sempre molto attesa poiché non dovrebbe fare l’occhiolino al mercato bensì rappresentare l’espressione più libera e sincera degli artisti selezionati.

Già dalle ultime edizioni, ho notato come questo intento sia scomparso pressoché del tutto.
Proseguendo nella visita, colpisce una certa volontà di stupire a tutti i costi, un’ambizione che scivola in effetti cinematografici, come il cyborg insettoide dell’artista Hiroki Tsukuda o l’ibrido dinosauro-tartaruga della neozelandese Francis Upritchard, che ci riportano più al contesto di un luna park, rispetto a quello di una fiera d’arte.
Ancora una volta, si salvano i ‘classici’: è straordinaria la sala con le opere di Anselmo, così come il grande Penone e il Förg. Tra le installazioni interattive spicca quella di Raphael Soto e, tra le opere video, Doors (2022) di Christian Marclay.

Ed eccoci a martedì mattina, dove tra i corridoi della Main Section abbiamo la soddisfazione di chiedere i prezzi di opere che crediamo sia possibile contemplare solo nei musei: Picasso, Mirò, Calder e Giacometti, sopra i 5 milioni di dollari, per non parlare di Manzoni o Bourgeois.

Ma scendiamo ora dalla giostra dei sogni e proviamo a riflettere sullo stato di salute del mercato dell’arte, analizzandone i numeri: 82mila visitatori, un risultato ben superiore all’anno precedente, ma ancora inferiore al record di 93mila del 2019. Ottime le vendite, anche se – com’è ormai solito – sono le megagallerie a fatturare oltre il 60% del giro d’affari della fiera. Nel complesso, la visita si è rivelata sempre intrigante e formativa, sia per le proposte che per le persone che si ha occasione di incontrare: un’esperienza che merita, appunto, di essere ripetuta ogni anno”.

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