Nella votazione popolare dello scorso 9 giugno, il popolo svizzero ha accettato, con quasi il 70% di voti favorevoli, la legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro. Tema estremamente importante dopo le difficoltà degli ultimi tempi, che hanno provocato un aumento della dipendenza dall’estero. Il sistema svizzero è basato essenzialmente sulle centrali idroelettriche, completato in modo sempre più necessario da altre fonti. Tra queste spicca la produzione delle centrali nucleari, che tocca ancora punte del 30%. Come altri Paesi, la Svizzera ha deciso un suo progressivo abbandono, ora in discussione. Questo ha fatto aumentare l’importazione dalla Francia, Paese che punta invece su un suo aumento.
In Svizzera, da tempi immemorabili, si è invece puntato sulle fonti idrauliche, per cui il Paese è costellato da dighe e bacini di accumulazione. Il limite principale è dipendere fortemente dalla stagionalità. Il forte aumento dei consumi ha sempre più evidenziato la necessità di disporre di alternative. Ma oggi la Svizzera può contare sempre meno sul mercato europeo, mentre in passato poteva compensare le minori produzioni invernali (importazione) con le maggiori estive (esportazione).
È in questo quadro che si è svolta la votazione del 9 giugno, per la quale il popolo ha mostrato di capire l’importanza della problematica in gioco. Tant’è vero che il nuovo Consigliere federale responsabile del problema energia ha dovuto difendere la posizione del Governo e del Parlamento perfino contro le opposizioni del suo partito. Forte di questo risultato ha subito precisato la necessità di snellire le procedure per giungere alla realizzazione di molti progetti già in corso. Tra questi il sostegno alle rinnovabili (fotovoltaico ed eolico), senza escludere il nucleare, soprattutto se si attueranno le nuove forme di produzione.
Uno dei motivi dell’opposizione di sinistra e verdi era proprio, accanto a un’accelerazione dell’abbandono delle energie fossili, l’uscita dal nucleare, per il momento non prevista dalla nuova legge, mentre a destra si è rimproverato al progetto di legge proprio il fatto di non prevedere anche la produzione di fonti nucleari. In ogni caso, uno degli obiettivi principali della legge è quello di risolvere (o ridurre) il problema dell’approvvigionamento elettrico durante l’inverno. Entro il 2040 si dovranno perciò aumentare le produzioni di corrente da fonti rinnovabili, di cui due terzi con la tradizionale fonte idroelettrica. Sono, infatti, già in corso d’opera alcuni progetti di innalzamento di quattordici delle dighe attuali, che aumenteranno la capacità dei bacini, a cui ne verranno aggiunti due.
Il mix energetico svizzero è basato essenzialmente sull’idroelettrico, completato in modo sempre più necessarioda altre fonti. Tra questespicca il nucleare, che tocca ancora punte del 30%. Come altri Paesi, la Svizzeraha deciso un suo progressivo abbandono, ora in discussione
Dal canto suo, il responsabile dell’energia non ha mai escluso un utilizzo del nucleare e per questo si sta studiando la possibilità di aumentare la durata prevista delle centrali. D’altro canto la legge approvata parla di produzioni di “energia elettrica rispettosa del clima” tra le quali rientra anche il nucleare. Non solo, ma un’iniziativa del centro destra e degli ambienti economici chiede esplicitamente l’uso di energia da fonte nucleare, sottolineando che gli sviluppi tecnologici in campo nucleare potrebbero anche risolvere il grave problema delle scorie. Sul fronte opposto una fondazione ha definito un rilancio del nucleare “sabotaggio ai danni delle rinnovabili”.
Anche i Verdi hanno lanciato una nuova iniziativa per l’energia solare, chiedendo di favorire la posa di pannelli fotovoltaici un po’ ovunque, escludendo solo i monumenti storici. Così si riuscirebbe a coprire più dell’attuale fabbisogno elettrico.
A pochi giorni di distanza dal voto la gara per il futuro energetico in Svizzera è ripresa con pieno vigore sul piano politico, sul piano della realizzazione ci vuole, però, più tempo. Se per una nuova centrale nucleare ci vorranno almeno due decenni, per gli altri progetti il cammino non è molto più corto. I tempi della Politica sono sempre lunghi, ma poi devono tener conto anche dei ricorsi, già in atto, anche contro l’innalzamento delle dighe.
Ma vi è anche un altro aspetto importante: quello degli accordi bilaterali con l’Ue. Tra questi vi è anche un accordo per il mercato elettrico europeo. In attesa il Parlamento ha chiesto di firmare accordi ‘tecnici’ per assicurare l’approvvigionamento. Nonostante tutto, il futuro prossimo dell’energia elettrica in Svizzera non potrà essere ‘autarchico’, per cui un allargamento degli orizzonti è indispensabile.
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