TM   Luglio/Agosto 2023

Trama e ordito di uno stile magistrale

Tessuti dei più pregiati, reinterpretati dalla sensibilità di chi alle spalle ha un secolo di storia, in una regione che dell’industria tessile è stata l’epicentro europeo, come San Gallo. Con un’ineguagliabile capacità di innovare sublimando l’intreccio fra tradizione e contemporaneità, Akris ha portato la Svizzera fra le Maison protagoniste del prêt-à-porter mondiale.

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Già la scelta di non avere un logo è singolare per una Maison di moda fra le più rinomate. Ma quello di Akris è uno stile che trascende le tendenze, l’autentica espressione della qualità dei tessuti e delle potenzialità di trame e colori. La raffinatezza di un lusso discreto che ha convinto molte regnanti, esponenti di spicco della politica, imprenditrici, professioniste, creative e star, così come tante altre donne nel mondo, a vestire i suoi panni. Geometrie fluide, linee pulite ma avvolgenti – audacia futuristica e sofisticatezza classica. A differenza di quanto spesso sfila in passerella, capi pensati per essere indossati da una donna moderna, attiva e dinamica.

«È il tessuto a fare l’abito. A differenza di molti miei colleghi, non disegno mai prima la silhouette per poi cercare i materiali con cui realizzarla, ma parto sempre dalla stoffa: toccandola inizio a riflettere su cosa possa dare. La moda infatti non si vede soltanto con gli occhi, ma la si indossa sulla pelle. È un accessorio molto personale, di qui il mio compito di ‘costruire’, proprio come un architetto, abiti in cui una donna possa vivere e muoversi a proprio agio», commenta Albert Kriemler, dal 1979 direttore creativo dell’azienda di famiglia (un record di longevità nel mondo del fashion), diretta da suo fratello Peter, a un secolo da quando venne fondata dalla nonna Alice Kriemler-Schoch.

Fatturato e vendite non vengono condivisi, ma si sa che Akris conta oltre 1500 dipendenti, un terzo a San Gallo, dove si trova la sede centrale con i dipartimenti creativi, l’archivio dei tessuti e il centro logistico. Oltre trecento i rivenditori nel mondo e una ventina di boutique monomarca, a partire dalle prime realizzate dall’architetto ticinese Ferruccio Robbiani fino ai recentissimi showroom di Tokyo e Washington firmati dallo studio di David Chipperfield. Europa, Giappone, Sud Corea e Stati Uniti: progressivamente Akris ha conquistato tutti i mercati e le culture.

In particolare la maestria espressa da Albert Kriemler ha permesso di sviluppare l’inconfondibile per quanto cangiante stile di Akris. Una seduzione minimalista. Tessuti e colori ne sono la trama e l’ordito. «Sin da bambino non c’era nulla di meglio nel tempo libero che consultare la nostra collezione di campioni di stoffe. A 15 anni ho comprato il mio primo tessuto e a 16 ho preso il primo ordine di un cliente», ricorda. «Ero pieno di ammirazione per nonna Alice, un’imprenditrice nata e una donna sportiva, sempre pronta a nuove esperienze: ha 60 anni ha imparato l’inglese, a 62 ha preso la patente e a 65 lezioni di sci, …».

Tutto inizia quando nel 1922, ben prima che in Svizzera si discutesse di voto alle donne, la ventiseienne Alice avvia a San Gallo il suo atelier per la produzione di grembiuli, un capo allora irrinunciabile per la maggior parte delle professioni femminili. I suoi si contraddistinguono presto per la qualità dei tessuti – i migliori cotoni e lini – e la grazia delle forme. Nello stesso anno nasce il primogenito Max: sarà lui, alla scomparsa improvvisa del padre nel 1944, ad affiancarla interrompendo gli studi di medicina, dimostrando di possederne le stesse doti manageriali e l’intuito che hanno valso il grande salto di categoria. Quello che ha proiettato Akris nell’Olimpo del prêt-à-porter: unica azienda svizzera dal 2004 a sfilare alle settimane della moda parigine. E l’anno scorso ha scelto il Trocadero come scenografia esclusiva per presentare la collezione del centenario, ispirata ad alcuni pezzi iconici della sua storia.

È il tessuto a fare l’abito. Non disegno mai prima la silhouette, ma parto sempre dalla stoffa: toccandola inizio a riflettere su cosa possa dare. La moda infatti non si vede soltanto con gli occhi, ma si indossa sulla pelle. È un accessorio molto personale, di qui il compito di creare abiti in cui una donna possa muoversi a proprio agio.

Albert Kriemler Akris

Albert Kriemler

Direttore creativo di Akris

Proprio sotto la guida di Max – che ha ribattezzato l’azienda con l’acronimo perfetto, Akris, dalle iniziali della madre – il business si è spostato alla creazione di abiti, camicette e gonne. Soprattutto grazie alla sua capacità di tessere relazioni, con il fondamentale apporto della moglie Ute, donna di grande intelligenza e charme. A fine anni ’60 si guadagna il favore di due immensi protagonisti dell’epoca – il rivoluzionario stilista della Nouvelle Vague Ted Lapidus e l’elegantissimo Hubert de Givenchy, dai quali ottiene l’onore di produrre su licenza fuori dalla Francia alcune emblematiche collezioni. Incarichi che permettono di acquisire un know-how che getta i primi semi dello stile germogliato sotto la direzione creativa del secondogenito Albert. Per chi, come lui, l’arte della sartoria l’ha acquisita by doing, prima della forma viene la materia.

Akris Albert Kriemler Reinhard Voigt
Il pittore tedesco Reinhard Voigt, precursore negli anni ’60 dei pixel con la sua griglia sensuale e inaspettata di colori brillanti ha offerto lo spunto per la Collezione Akris F/W 2022. © Reinhard Voigt, Drei Teile, 1976/77 (arrière-plan), éditorial, automne/
hiver 2022, © Photo Akris

Emblematico è il caso il double-face, la tecnica più impegnativa della couture. «I tessuti doubleface – in lana, lino, seta, cotone o cashmere – sono realizzati con una fine lavorazione a doppio strato, che crea due lati veri e propri. Un capo, due look. In una giacca o un cappotto reversibile, la realizzazione di parti come il colletto e le cuciture, così come le tasche, richiede grande attenzione. La chiave sono cuciture minime, quasi invisibili. A parte la lieve imbottitura nella zona delle spalle, non è presente alcuna struttura o fodera interna, conferendo all’indumento una vestibilità perfetta e permettendo al tessuto di cadere in modo ideale», spiega il direttore creativo. Akris riesce ad applicarla anche a tessuti ultraleggeri: le macchine da taglio in grado di separarli sono state sviluppate internamente seguendo l’intuizione del direttore creativo. Il risultato nella sua semplicità non denuncia lo sforzo: selbstverständlich come piace dire ad Albert. Un aggettivo chiave del vocabolario di Akris, tanto da essere diventato il titolo della mostra con cui, fino al prossimo 24 settembre, il Museum für Gestaltung di Zurigo rende omaggio al centenario di Akris.

Un’esposizione che si focalizza sulle collezioni degli ultimi dieci anni, mostrando le interazioni con artisti, architetti, designer e fotografi che le hanno ispirate, spingendo ogni volta Albert a superarsi. Non banali trasposizioni, ma libere traduzioni nel linguaggio tessile – visivo quanto tattile, statico quanto dinamico – dell’essenza di un’opera altrui, per restituirne non solo l’impressione estetica ma anche la dimensione poetica. L’entusiasmo dei diretti interessati conferma: Sou Fujimoto, Carmen Herrera, Rodney Graham, Geta Brătescu, Imi Knoebel o Reinhard Voigt. Si prenda quest’ultimo, ispiratore della Collezione Autunno/Inverno 2022. «Ho voluto rendere la modernità della sua opera grafica e i suoi straordinari colori come stampe su abiti sartoriali double-face, blouson di tulle e un abito di paillettes color-blocked, lavorando con il nostro stampatore da trent’anni a Como, Gianpaolo Ghioldi. Ad esempio, il Gallus Green è stato reso in un neoprene setoso che ha assunto una lucentezza moderna e sportiva. Il pelo di cammello puro è stato scelto perché produce una tonalità che non può essere ottenuta tingendo sete o cotoni. Un feltro di cashmere sviluppato con Loro Piana ha permesso di ottenere una specifica tonalità di beige, un colore che altrimenti può sembrare molto vecchio. Quanto alle forme, quelli che nei dipinti appaiono oggi come pixel digitali, sono stati resi con quadrati di tessuto cuciti insieme», illustra Albert Kriemler.

Sou Fujimoto Serpentine Gallery
Il Padiglione della Serpentine Gallery dell’architetto Sou Fujimoto ha ‘sfidato’ Albert Kriemler a tradurne in linguaggio tessile il gioco di volumi, opacità e trasparenze, nella Collezione Spring/Summer 2016.

Akris sviluppa in proprio molti tessuti e spesso li fa realizzare da aziende tessili italiane o collabora con produttori di ricami di alta qualità ancora attivi a San Gallo come Forster Rohner, Bischoff e Jakob Schlaepfer sviluppando nuovi tessuti all’avanguardia. Dagli anni Novanta, il top di gamma – abiti da sera, cappotti e giacche double-face – è in gran parte cucito a negli atelier di Mendrisio. Creatività e R&D rimangono fieramente a San Gallo, mentre gran parte delle collezioni è prodotta in Romania, soluzione per mantenere in-house tutte le fasi produttive a differenza di tante altre Maison che esternalizzano: lì, il Ceo e il direttore tecnico hanno creato nel 2005 uno stabilimento all’avanguardia, Artifex. I dipendenti ricevono la formazione iniziale e continua in Svizzera e sono quotidianamente in contatto con la casa madre.

Akris Albert Kriemler AI Bag
Il primo accessorio di Akris nel 2009, la Ai Bag, con l’identitaria forma a trapezio qui in un materiale innovativo, raro e sostenibile, il crine di cavallo.
© Photo Akris

Un materiale che non si può non citare è il crine di cavallo. Nel 2008, in piena crisi finanziaria, i fratelli Kriemler hanno rilevato un’azienda tedesca produttrice di borse fra le rare specializzata nella sua lavorazione. Entusiasta, Albert lo ha usato per la sua prima borsa, una tote nota come Ai bag. «È un materiale storico ma le sue proprietà lo fanno apparire come se fosse stato progettato per il presente. Si tratta di una fibra di rara raffinatezza e sostenibilità, molto più leggero e resistente della pelle, e rispettoso degli animali. Per una Ai Bag sono necessari i peli delle code di due cavalli, tessuti nel corso di due giorni. Provengono da esemplari selvatici della Mongolia, tosati secondo una tradizione cerimoniale e lasciati ricrescere in modo naturale per due anni. La brillantezza e la profondità delle tinte che si possono ottenere hanno sollecitato il mio senso del colore. E diventano sempre più belli con il tempo», sottolinea lo stilista.
La Ai Bag è stata il primo accessorio di Akris e ne ha esplicitato quello che, in assenza di loghi, è ormai il suo segno grafico distintivo, il trapezio: evoca tanto il taglio del grembiule, quanto l’iniziale di Akris, Alice e Albert e le proporzioni auree alla base di tante creazioni. A suggerirlo un padiglione trapezoidale progettato da una giovane architetto messicana, Tatiana Bilbao, per il Jinhua Architecture Park vicino a Shanghai.

Internazionalità, ma sempre forte radicamento: Akris si trova ancora in Felsenstrasse 38, dove traslocò nel 1939 nonna Alice. Albert disegna nell’attico con vista sul centro della città. Motivi, citazioni di design, bozzetti e campioni di tessuto tappezzano le pareti, sui cavalletti sono appesi abiti d’epoca. Lavora solo su modelli reali, mette a punto ogni pezzo con i suoi collaboratori, facendo e disfando. La sinergia con il team è fondamentale in una struttura snella, dove ciascuno membro gode della massima fiducia.

Approfittando del lockdown per concentrarsi sulla sua San Gallo, nell’autunno 2021 Albert l’ha omaggiata con una collezione speciale, presentata nella biblioteca dell’Abbazia di San Gallo e ai laghi Drei Weieren. «Camminare è un atto di libertà o una sorta di fuga. Di qui l’idea di una donna che indossa una copertura stratificata e avvolgente per muoversi per le strade, la natura, i parchi della sua città. Volevo giocare con tutto ciò che è al centro della nostra casa. In particolare, la stampa della mappa di San Gallo rivela la posizione dell’atelier Akris», spiega il direttore creativo, concludendo: «Anche se i festeggiamenti del centenario ci hanno permesso di gettare uno sguardo retrospettivo, non ci fermiamo mai, ma ci chiediamo sempre: E dopo? Perché la moda è sempre proiezione, un processo di perpetua evoluzione». La trama di un tessuto vivente, che intreccia tradizione, savoir-faire e innovazione. La stoffa della creatività.

A conclusione dei festeggiamenti per il centenario di Akris, il Museum für Gestaltung Zürich celebra la Maison con una mostra che, fino al 24 settembre, porta i visitatori nel mondo artistico delle Collezioni disegnate nell’ultimo decennio da Albert Kriemler, illustrando come il direttore creativo tragga ispirazione da una costante esplorazione di arte, architettura, design e fotografia, che è il marchio di fabbrica di Akris. Suggestioni che non vengono semplicemente integrate nei tessuti, ma sollecitano un ripensamento attivo di sensazioni, tagli, stampe e aspetto di capi e accessori. Grazie al suo grande senso per materiali, colori e composizioni, anche le creazioni più audaci sembrano selbstverständlich (senza sforzo), come si intitola la mostra, che si concentra su dodici temi e fonti di ispirazione, dal 2009 al 2022; accostando abiti e accessori alle loro ‘fonti’, con in particolare opere originali del pittore tedesco Reinhard Voigt, sculture in pietra dell’artista e poeta scozzese Ian Hamilton Finlay e collage dell’artista rumeno Geta Brătescu, e tanti altri ancora da scoprire, insieme a video e proiezioni, il tutto in un allestimento all’altezza dello stile che racconta. Una panoramica completa su questa straordinaria visione estetica quanto sulla sofisticata lavorazione artigianale e i processi tecnici alla base delle Collezioni.

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