Nel recente The New World Economy in 5 Trends, Koen De Leus e Philippe Gijsels sottolineano diversi fenomeni che a loro modo di vedere caratterizzeranno i prossimi due-tre decenni. Alcuni di questi sono temi noti, tuttavia, un fenomeno in particolare merita particolare attenzione: la nascita di un multipolarismo dai tratti non sempre benigni.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito ad accelerare due trend già parzialmente in atto. Il primo è la presa di coscienza da parte dei Paesi occidentali che i benefici della globalizzazione portavano in sé il germe di una crescente dipendenza da filiere produttive e fonti di energia che potevano tramutarsi in armi di ritorsione. Il secondo è il progressivo allontanamento tra Stati Uniti e Cina, un nuovo ordine mondiale con significative conseguenze anche finanziarie.
Reshoring e friendshoring. Ossia la spinta a rendere più solide le filiere produttive, invertendo il trend che aveva caratterizzato il commercio mondiale dall’entrata della Cina nel Wto. La delocalizzazione delle attività produttive in Paesi in via di sviluppo ha consentito: a tali economie di crescere, alle imprese di risparmiare sui costi, e ai consumatori di avere prodotti a buon mercato.
Oggi il fenomeno viene visto più come causa del depauperamento del tessuto produttivo e della crescita della diseguaglianza sociale in occidente. Ironicamente, quei Paesi che per decenni hanno sostenuto la concorrenza mondiale sono oggi i primi a imporre tariffe e lanciare massicci programmi statali a sostegno delle loro economie: basti pensare all’Inflation Reduction Act (Ira) e al Chips and Science Act americani. Il risultato è che anche l’Unione Europea, con il NextGenerationEu si è essa stessa lanciata in programmi di sostegno alle industrie strategiche mentre prepara dazi sull’import di auto cinesi nel tentativo di scongiurare le sorti toccate al settore dei pannelli solari.
De-dollarizzazione. La recente fiammata nel prezzo dell’oro è solo una delle manifestazioni del tentativo di scalzare il dollaro dal podio di valuta mondiale di riferimento. Il congelamento americano delle transazioni internazionali di Iran, Russia e Venezuela dallo Swift ha stimolato la creazione di sistemi antagonisti, come l’Spsf russo, il Cips cinese e l’Upi indiano. Pur non essendo in grado di rivaleggiare l’attuale standard, essi rappresentano un’ulteriore evidenza delle linee di faglia nell’ordine globale. Ironicamente, questi tentativi potrebbero avere come conseguenza lo scatenarsi di una competizione per il secondo posto, rafforzando il dollaro.
Organismi internazionali. Molti di quelli che hanno costituito la spina dorsale della Pax Americana sono in varia misura paralizzati. Il Wto è impossibilitato a operare stante l’impossibilità di rinnovare alcune cariche cruciali. Il ruolo centrale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale sono insidiati dalla creazione di organismi concorrenti, come l’Aiib. Altrettanto evidente è la paralisi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Nessuno dei fenomeni qui descritti ha il potenziale, da solo, di sovvertire l’ordine globale che ha caratterizzato gli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Il rischio maggiore si annida nella loro azione congiunta, che può condurre a un’escalation potenzialmente incontrollabile e inarrestabile.
Il multipolarismo è inevitabile, l’antidoto alla sua manifestazione estrema esiste: si chiama multilateralismo, basato su principi comuni e reciprocità. I segnali, tuttavia, non sono molto confortanti.
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