TM   Febbraio 2024

Spread obbligati

A meno di notevoli colpi di scena il 2024 vede uno scenario economico in fase di normalizzazione, e dunque favorevole ai mercati. L’interesse dovrebbe rimanere sul reddito fisso. Un’analisi di Andrea Conti, Responsabile Macro Research di Eurizon.

Andrea Conti

di Andrea Conti

Responsabile Macro Research di Eurizon

Da un punto di vista macroeconomico il 2024 dovrebbe dimostrarsi un anno privo di sostanziali colpi di scena, e di prosecuzione del ciclo economico globale, in presenza di un combinato disposto di inflazione e crescita finalmente normalizzato, per la prima volta dall’inizio dell’emergenza pandemica nel 2020.

A fronte di un’inflazione ormai sotto controllo, le Banche Centrali dovrebbero mantenere stabili i tassi per la durata del primo semestre dell’anno, per poi iniziare a tagliarli già in estate. A patto che non vi siano sviluppi bruschi a livello macroeconomico, un’improvvisa caduta dei livelli di attività economica, diversamente dai cicli precedenti questa volta la discesa dei tassi dovrebbe essere lenta e graduale, di pari passo con il normalizzarsi delle pressioni inflative. A metà anno l’inflazione sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona dovrebbe assestarsi intorno al 2,5%, il che dovrebbe consentire nei primi mesi del 2025 di portare i tassi europei intorno al 2-2,5% e quelli americani sul 3-3,5%.

Nei primi mesi dell’anno i livelli di attività economica dovrebbero dunque ulteriormente raffreddarsi, pur senza scivolare in una recessione, per poi ripartire in concomitanza con il taglio dei tassi nella seconda metà dell’anno, e soprattutto della frenata dell’inflazione che contribuirebbe a ridare ‘fiato’, o potere d’acquisto, ai consumatori.

Se dunque lo scenario di base risulta essere tutto sommato rassicurante, e prefigurerebbe il normalizzarsi del ciclo economico post pandemia, giunto altrimenti al suo quinto anno di ‘straordinarietà’, lo scenario di rischio vede al suo centro l’eventualità di una brusca frenata dell’economia globale, quale effetto ritardato del rapido e progressivo inasprirsi delle condizioni monetarie degli ultimi anni. Utile in tal senso monitorare sia gli aggregati monetari, di credito, gli indici di default, o più semplicemente i segnali macroscopici del mercato del lavoro americano.

Gli elementi di attenzione che potrebbero innescare volatilità sono legati alle tensioni geopolitiche degli ultimi due anni e ancora in essere, a cui si aggiunge un fitto calendario elettorale con oltre la metà della popolazione mondiale chiamata a operare almeno una scelta. Se in Europa si dovranno decidere gli equilibri del nuovo Parlamento Europeo, la grande domanda rimane: chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca? A patto che lo sfidante di Biden sia Trump, sarebbe la prima volta di un già presidente, il che renderebbe ancor meno utile guardare alle ‘esperienze storiche passate’.

Nell’ipotesi che si verifichi si verifichi lo scenario di base, il 2024 sarà particolarmente positivo per gli sviluppi dei mercati finanziari. L’obbligazionario nel 2023 ha incassato un rendimento assoluto positivo, pur in presenza per il secondo anno consecutivo di una volatilità inconsueta, in via però di assorbimento, tendenza che dovrebbe infatti proseguire nel 2024, salvo sorprese. Da preferirsi quindi un sovrappeso sulla duration governativa, in euro e dollari.

Rispetto agli obbligazionari a spread i ritorni assoluti del 2023 sono risultati più che positivi, grazie anche alla protezione offerta dagli spread che nel 2022 erano di molto saliti. I tassi a scadenza delle componenti più rischiose, High Yield ed emergenti, non hanno visto nuovi massimi per il richiudersi degli spread, sulla scorta di una tenuta migliore delle attese dell’economia. Pur considerando il calo già avvenuto negli ultimi mesi, gli spread attuali di Ig, Hy ed emergenti risultano ancora superiori ai livelli tipici di fine ciclo, da qui l’interesse che dovrebbero catturare ancora quest’anno.

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