Il seguente esempio è tratto da una storia vera, come si direbbe al cinema. La nave con il carico di pietre e metalli preziosi, per la nuova collezione di gioielli di un importante brand, arriva a Rotterdam, direttamente dallo stabilimento del fornitore esclusivo in Africa. Il carico viene controllato nel giro di poche ore dagli addetti del porto, grazie a una serie di sensori e telecamere. Gli stessi verificano, infine, la documentazione di viaggio. Luce verde. Lo smart contract legato all’operazione va in esecuzione e la transazione tra fornitore e catena viene regolata, con un costo di pochi centesimi (i famosi ‘gas fee’). Entrambi, marca e fornitore, ricevono istantaneamente la conferma dell’avvenuto pagamento in crypto, da un wallet all’altro. La tesoreria di entrambi converte le crypto in moneta locale, di nuovo per pochi centesimi e istantaneamente, per minimizzare la volatilità nella loro posizione di valute estere o ‘altre’. Il carico è quindi pronto a partire alla volta della Svizzera, a volte già il giorno stesso.
Da quando questa famosa catena di gioiellerie ha testato e poi lanciato un sistema automatizzato di controllo delle spedizioni e di regolazione dei pagamenti via blockchain, il team della supply chain è riuscito a recuperare due mesi di tempo su di una filiera, che dall’ordine dei materiali al prodotto finito, ovvero quello che va in vetrina, viaggia sui dieci o dodici mesi.
C’è stato tutto un periodo di prova e di allineamento della rete dei fornitori, naturalmente, con tanto lavoro di aggiustamento, e tanta comunicazione tra tutti gli attori coinvolti. L’efficientamento finale del 15-20% è qualcosa di mai visto prima, ed è un risultato che rivoluziona un business vecchio come il mondo. “Questa vita è una catena”, come recitava una famosa canzone di Lucio Dalla.
In passato, solo l’attesa dell’avvenuto pagamento bancario, che spesso coinvolgeva più banche e più intermediari tra due continenti, fino alla conferma finale, poteva prendere settimane, con costi fissi e variabili considerevoli.
Nessuno ha l’incentivo a deviare dal nuovo protocollo e prendere scorciatoie, perché sarebbe tracciato su blockchain per sempre. Non ci sarebbe neppure bisogno di discussione. Il carico sarebbe rigettato automaticamente e il fornitore tagliato fuori, per sempre.
Se si discutesse di qualsiasi cosa davanti a un giudice, si comincerebbe la discussione partendo da dati certi e condivisi tra tutte le parti, efficientando anche questa fase di customer service ‘B2B’ e l’intero processo di contestazione di fatture e servizi.
La blockchain, gli Nft e il metaverso hanno raccolto e raccolgono enorme esposizione mediatica, di solito, per quello che riescono a fare nella parte di front-end, o meglio nell’ingaggio del consumatore. Tuttavia, la natura programmabile, deterministica, trustless e permissionless delle blockchain e dei suoi smart contract si sposano perfettamente, anzi meglio, con una missione fondamentale: tagliare intermediari, costi e sprechi. Lo scambio di ‘valore’ a livello globale si sposa perfettamente con un commercio che non è mai diventato davvero globale, e che è sempre stato caratterizzato da enormi commissioni degli intermediari finanziari.
La blockchain è nata per fare proprio questo. Per capirne la portata rivoluzionaria, anzi, bisognerebbe partire dal retro, dal back-end, che purtroppo è la parte più noiosa, e vedere in azione uno strumento potente, che riduce sprechi e consuma meno. Efficientare il modo di produrre dovrebbe essere la prima preoccupazione di ogni azienda, per ottimizzare le risorse a disposizione e produrre, usando meno del ‘mondo circostante’. Questa vita deve essere una catena efficiente e trasparente.
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