TM   Marzo 2024

Innovativi e… avvoltoi

Fortuna, capacità, creatività, tattica e convivialità: come tre ingenui laureati hanno fondato la società di software Abacus, diventata molto più grande di quanto mai avrebbero immaginato. La testimonianza di Claudio Hintermann, co-fondatore e co-Ceo di Abacus Research e Ceo di DeepCloud.

di Claudio Hintermann

Co-fondatore e co-Ceo di Abacus Research e Ceo di DeepCloud.

Quando Eliano Ramelli, Thomas Köberl e io ci siamo laureati all’Università di San Gallo nel 1983, non avevamo alcun piano. Ci sarebbero state offerte di lavoro, ma non volevamo abbandonare la nostra vita da studenti per lavorare in una grande azienda. Preferivamo fare qualcosa insieme. Ma cosa? Un tentativo di guadagnare importando racchette da squash fallì miseramente. Eliano ebbe allora l’idea di creare un programma di contabilità per personal computer. Nel negozio di informatica in cui lavoravo come studente, ho esaminato quelli disponibili sul mercato. Eravamo convinti di poterne scrivere uno migliore, perché sapevamo come ragionano i contabili e quali fossero gli elementi necessari. Sempre nel negozio di pc, ho imparato a conoscere anche il database e l’ambiente di sviluppo Dataflex. Usarlo era semplice.

Così abbiamo programmato, guadagnato qualcosa qua e là e fondato Abacus Ag nel gennaio 1985. Un fiduciario interessato al nostro software ha contribuito al capitale sociale con 47mila franchi sui 50mila richiesti. Tempo metà anno, la metà era stata consumata e non potevamo nemmeno versarci più i nostri modesti stipendi. Ma siamo andati avanti: eravamo abituati a tirare la cinghia da quando eravamo studenti e fortunatamente il nostro padrone di casa è stato paziente.

Claudio Hintermann
Claudio Hintermann, co-fondatore e co-Ceo di Abacus Research e Ceo di DeepCloud.

Un software di contabilità finanziaria da solo però non basta. Sono necessari altri moduli, come la gestione delle buste paga. Non potendo permetterci di stipendiare nostri programmatori, siamo riusciti a trovare dei partner per sviluppare questo software in cambio di una futura condivisione dei ricavi. Uno di loro era Daniel Senn, oggi Presidente del nostro Consiglio di Amministrazione. I primi veri successi li abbiamo ottenuti a partire dall’agosto 1985. Riuscimmo a diventare fornitori dell’allora catena di negozi di computer di Migros, M-Informatic, e successivamente della grande società svizzera di amministrazione fiduciaria, revisione contabile e consulenza Obt. Per avere il diritto di vendere il nostro software sotto un proprio nome, ci pagarono entrambe molto bene rispetto a quelli che erano i nostri standard. 

Da allora, Abacus è cresciuta costantemente e oggi è un’azienda presente in tutta la Svizzera. Abbiamo anche una sede in Ticino. La crescita in sé non era e non è un obiettivo. Nei primi anni ero convinto che non avremmo mai dovuto avere più di 20 dipendenti; oggi ne abbiamo oltre 900 fra filiali e consociate. Crescita e profitto sono considerati la misura del successo di un’azienda, ma non lo sono. Per me, avere successo significa creare innovazioni che rendono i clienti più felici. 

Dobbiamo la nostra riuscita alla creatività e all’impegno dei nostri dipendenti. Alcuni di questi “silenziosi game changer” hanno svolto un ruolo decisivo nel plasmare il corso della nostra azienda o addirittura nel correggere i miei errori. Per Abacus è sempre stato importante creare una propria cultura che permetta ai dipendenti di considerare l’azienda come se fosse loro. Per questo investiamo molto tempo, creatività e risorse economiche per creare ambienti unici che esprimano l’Abacus-identity. Ai miei occhi, un amministratore delegato dovrebbe sempre essere anche un “Chief Catering Officer”. 

La crescita in sé non era e non è un obiettivo. Nei primi anni ero convinto che non avremmo mai dovuto avere più di 20 dipendenti; oggi ne abbiamo oltre 900 fra filiali e consociate. Crescita e profitto sono considerati la misura del successo di un’azienda, ma non lo sono. Per me, avere successo significa creare innovazioni che rendono i clienti più felici.

Più volte abbiamo tratto vantaggio dalla concorrenza. Un esempio: non abbiamo mai pianificato di affermarci nel mercato dei software per l’amministrazione pubblica. Ma quando l’azienda statunitense Ncr, un tempo dominante sul mercato, ci ha fatto il favore di uscire di scena su due piedi, abbiamo colto l’occasione al volo. Un altro esempio è la storia con Windows: quando Microsoft nel 1992 lanciò la sua linea di sistemi operativi Windows Nt, non eravamo pronti. Il nostro partner tecnologico aveva dei problemi e la varietà di piattaforme per cui eravamo chiamati a sviluppare risultava eccessiva per le nostre forze. Un concorrente più veloce ci causò non pochi mal di pancia precedendoci con il suo programma per Windows. Ma anche questa azienda è stata venduta qualche anno dopo e da allora ha perso costantemente importanza. Processi simili si sono ripetuti molte volte dalla fondazione di Abacus. Più volte i player più forti del mercato si sono rovinati con vendite o Ipo dettate dall’avidità. Noi, fondatori di Abacus, restiamo appollaiati come avvoltoi sul nostro albero di San Gallo, osserviamo la lotta selvaggia del mercato del software e piombiamo giù quando si presenta un’opportunità.

Capitalizzare le occasioni è una buona strategia, ma anche questo non basta. Un’azienda di software come Abacus deve rimanere rilevante per i clienti, i dipendenti e i partner e, in ultima analisi, per la società. È per questo che negli ultimi anni abbiamo investito molto cervello e denaro in DeepCloud. In sintesi: con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, DeepCloud consente di automatizzare i processi aziendali, anche con sistemi di un fornitore terzo. Non operiamo dunque più solo nel mondo Abacus: stiamo aprendo un nuovo capitolo della nostra storia.

Christoph Hugenschmidt, “Inside Abacus and the Crazy Story of the Swiss IT industry”, Hier und Jetzt Verlag, 2023.

Un libro nelle cui pagine Christoph Hugenschmidt, giornalista e autore specializzato in IT, ripercorre 40 anni di storia di Abacus e dell’industria svizzera del software. Quando hanno avviato la loro azienda di software per la contabilità nel 1985, i tre freschi laureati dell’Università di San Gallo – Claudio Hintermann, Eliano Ramelli e Thomas Köberl – non avevano alcun piano preciso, tranne la volontà di lavorare in modo indipendente. Da allora, insieme poi a Daniel Senn che si è unito più tardi, hanno continuato a fare tutto a modo loro. Hanno scrollato le spalle quando si cercava di farli diventare milionari con il clamore della new economy, tenendo testa ai ‘grandi’, sia enti pubblici che multinazionali. La loro attenzione era – e rimane – rivolta ai dipendenti, al buon cibo, al buon vino, alle grandi feste e alla cultura. E alla programmazione del miglior software. Nella seconda metà degli anni ’80, in Svizzera c’erano diverse realtà che sviluppavano software aziendale. Molte sono fallite. Anche multinazionali come Microsoft e SAP che avevano annunciato l’intenzione di conquistare il mercato svizzero delle Pmi, non ci sono riuscite. Ma, quarant’anni dopo, Abacus è ancora qui, in pieno sviluppo.

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