TM   Dicembre 2023

Dove l’ospitalità è una tradizione di famiglia

Un paio di anniversari ultracentenari che di recente hanno visto protagonisti hotel in Ticino, Lugano in particolare, offre lo spunto per raccontare il ruolo, la storia e gli aneddoti di una tradizione dell’accoglienza che alcune famiglie di albergatori si tramandano da generazioni. Un patrimonio identitario e culturale che si intreccia con la storia dei luoghi e della collettività.

di Simona Manzione

Responsabile editoriale Ticino Management Donna

Lugano, panorama
© Archivio storico della Città di Lugano, Fondo Vincenzo Vicari.

Lugano continua ad accogliere. Anche nuove idee

Michele Foletti
© Città di Lugano. Michele Foletti, Sindaco di Lugano.

Lugano ospita alcuni fra gli hotel storici più rinomati della Svizzera, strutture che hanno contribuito – a partire dalla Belle Époque – a dare lustro ai viaggi a sud delle Alpi e che ancora oggi sono simbolo di un turismo di qualità e testimonianza di tante relazioni e iniziative nate grazie alla lungimiranza dei primi albergatori. Infatti, il turismo ha creato opportunità di lavoro e spinto la crescita sociale, ha favorito lo sviluppo dell’economia e del commercio, dell’arte e dello sport, contribuendo a rendere Lugano una città aperta, cosmopolita e attrattiva. La bellezza del lago e del paesaggio, il carattere del centro storico e dei nuclei più discosti, la posizione strategica tra le Alpi e il Mediterraneo fanno ancora oggi della nostra città una destinazione di primo piano per tanti viaggiatori.
Tuttavia, non sono solo la posizione o la forma, è soprattutto la sostanza a contare. E a Lugano di sostanza ce n’è molta: penso agli eventi che durante tutto l’anno animano le nostre vie e piazze, le mostre, i concerti, gli spettacoli di danza o teatro ospitati al Lac, allo Studio Foce, a Palazzo dei Congressi e così via.

A questo proposito, Lugano si sta sempre più affermando come destinazione congressuale a livello nazionale e internazionale. Oggi siamo ben presenti nella rosa delle principali destinazioni svizzere su scala mondiale e tra le 10 città più importanti nel settore. In un’epoca in cui il mondo si è ulteriormente globalizzato, il turismo continua a rivestire un ruolo cruciale. Dobbiamo quindi continuare a investire nella sostenibilità e nella promozione delle nostre bellezze naturali e culturali. Dobbiamo essere all’avanguardia nella creazione di esperienze turistiche autentiche, che consentano ai visitatori di immergersi nel tessuto della nostra città e della regione, e di scoprire ciò che le rende così speciali. Solo in questo modo possiamo garantire un futuro prospero sia al settore turistico sia alla città.
Per tutte queste ragioni la Città è determinata a portare a termine gli importanti progetti che nei prossimi anni ne rivoluzioneranno organizzazione e aspetto. A favore della qualità di vita delle sue cittadine e dei suoi cittadini, che sono e resteranno sempre al primo posto, ma anche a vantaggio di tutti coloro che verranno, per un motivo o per l’altro, a trovarci, e che meritano di vivere Lugano al suo meglio.
Concludo con uno sguardo al futuro e un accenno a Nexpo, una coraggiosa iniziativa con cui Lugano intende portare – probabilmente nel 2032 e insieme ad altre 9 città – l’Esposizione Nazionale in tutta la Svizzera e per la prima volta in Ticino. Sarà una straordinaria vetrina per Lugano e per tutto il territorio, a sicuro vantaggio di tutti gli attori che sapranno mettersi in gioco.

di Michele Foletti, Sindaco della Città di Lugano

 

Dove la storia è di casa

Settore molto importante dell’economia ticinese, come ha dimostrato lo studio sull’impatto economico del turismo pubblicato dal Dipartimento delle finanze e dell’economia, il turismo rappresenta il 9,6% del Pil e crea un valore aggiunto lordo di 2,1 miliardi di franchi. L’anno scorso si celebravano cinquant’anni dell’Ente dedicato al settore, ma il turismo in Ticino ha una storia decisamente più lunga. L’accoglienza, a queste latitudini, è una tradizione dalle radici profonde, che vede – tra i suoi protagonisti – diverse famiglie dedicate all’ospitalità da generazioni. Imprese anche ultracentenarie, per alcune delle quali proprio quest’anno si celebrano importanti anniversari. A cominciare dall’Hotel Federale, con i suoi cento anni a Lugano.

Cartoline d'epoca, Villa Castagnola
Documenti e cartoline d’epoca, tracce della lunga storia della struttura alberghiera.

Un hotel storico non è solo un monumento. È ambasciatore della cultura di un luogo e della sua identità, nei confronti del forestiero e, allo stesso tempo, della collettività indigena; staffettando questo patrimonio culturale e identitario da una generazione all’altra.

«La storicità di un albergo è racchiusa anche in quel suo caparbio esserci. Testimone silenzioso delle vicende del posto e degli avvicendamenti delle epoche con tutto il corollario di personalità ed eventi, di mode e abitudini che ogni periodo porta con sé», esordisce Ivan Zorloni, direttore generale del Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano.

«Un hotel storico diventa punto di riferimento per un territorio che cambia, con i suoi paradigmi puntualmente rimescolati. Appartiene al territorio, è il territorio. Un albergo che, come nel nostro caso, è aperto ventiquattro ore al giorno, c’è e c’è sempre. Per chiunque arrivi, per un soggiorno, una cena, o un aperitivo. Siamo un pezzo del puzzle, che unisce il territorio e il cliente. Un albergo è una struttura viva. Si viene in hotel per matrimoni, battesimi, eventi personali o professionali. Restano qui echi di vite e di vita», prosegue Zorloni, a Villa Castagnola da oltre trent’anni.

Oggi hotel, Villa Castagnola è nata nell’Ottocento come dimora di villeggiatura del barone Paul von Ritter, in precedenza alla corte russa di Alessandro II e poi basato a Basilea. Quel fabbricato, successivamente a più riprese ampliato, corrisponde all’attuale Sala Goya. La villa fu poi da lui ceduta a Charlotte Schnyder von Wartense, che nei primi anni del 1880 avviò una piccola attività.

Con l’inaugurazione, nel 1882, del traforo del San Gottardo, a Sud delle Alpi soffiò un vento nuovo. Il turismo proveniente da Nord indusse viaggiatori e villeggianti a saggiare le meraviglie del Ticino, ‘esotiche’ certamente agli occhi di chi arrivava dalla Svizzera centrale e dalla Germania e, numerosi, anche dall’Inghilterra. La fiorente attività alberghiera di quegli anni segnò la nascita di diverse nuove strutture e, come nel caso di Villa Castagnola, l’ampliamento di alcune già esistenti.

Il Ticino era il primo Sud. Lugano aveva già strutture che garantivano una buona accoglienza, mentre Bellinzona e Locarno cominciavano appena a dotarsene», nota Federico Haas, direttore e proprietario dell’Hotel Delfino di Lugano, membro del comitato di HotellerieSuisse Ticino, di cui è stato presidente per dodici anni. «Sull’onda di quanto era già precedentemente accaduto nel resto della Svizzera, in particolare nell’Oberland bernese, come pure sulle sponde del Lemano e a Lucerna, diversi imprenditori germanofoni hanno intuito che Lugano sarebbe stata una buona meta, complice il clima, il paesaggio, la vicinanza all’Italia. Sono stati pionieri, gettando le basi per la realizzazione dell’industria alberghiera sul Ceresio».

Come nel caso di Anton Disler, un albergatore lucernese, che aprì un secondo albergo a Lugano nel 1906, acquistando un terreno e un edificio adiacente la chiesa Santa Maria degli Angioli. «Era il mio bisnonno», esordisce Roberto Schmid, oggi proprietario e direttore dell’Hotel International au Lac, fondato dal suo avo, «Nel 1905 era prevista l’apertura di un secondo accesso dal Vallese verso sud attraverso il tunnel del Sempione, che fu celebrato all’Esposizione Universale di Milano del 1906 con il titolo ‘Esposizione Internazionale del Sempione’. L’Hotel International au Lac nacque probabilmente sulla scia dell’esposizione ‘Internazionale’ milanese. Il nome di un hotel non lascia nulla al caso: l’intenzione è spesso quella di attirare una certa clientela, di enfatizzare una posizione o di valorizzare il paesaggio. E così, l’Hotel Victoria invita gli ospiti inglesi, il Beau-Séjour promette un soggiorno piacevole e la vista sul lago garantisce albe maestose ed è sottolineata dal suffisso ‘au Lac’ (sul lago)», aggiunge Roberto Schmid.

Da decenni meta prevalentemente estiva, «Lugano agli inizi del Novecento era invece, in ragione del suo clima, destinazione ideale per la villeggiatura invernale. E tale rimase fino al secondo dopoguerra», sintetizza Federico Haas. «Mia nonna è approdata qui dalla Svizzera tedesca, nel 1946. Inizialmente prese in affitto l’Hotel Bea, costruito nel 1903; una gestione portata avanti da suo figlio-mio padre, fin quando, la famiglia fece costruire l’Hotel Delfino, inaugurato nel 1972 e, nella regione, ‘pioniere dell’albergheria moderna’ nel senso che, già posizionato come hotel per famiglie, era il primo a Lugano dotato di piscina e a proporre la colazione a buffet», prosegue Haas.

Negli anni Quaranta e Cinquanta, «molti arrivavano anche dalla Germania, sia perché era stata rasa al suolo mentre la Svizzera era integra, sia perché erano attratti dal lifestyle ‘italiano’, da gastronomia, atmosfere, clima… insomma era il tempo della ‘Lugano da bere!’», prosegue Federico Haas. Era anche l’epoca in cui si stava affermando l’automobile, soprattutto per i tedeschi, e in Svizzera si cominciava ad avere una buona rete stradale: c’erano le autostrade ma anche paesaggi bucolici attraverso i Passi.

Nei decenni successivi si ebbe un grande sviluppo: nelle città nascevano nuovi edifici e alberghi, anche di dimensioni di una certa importanza. C’era già lo Splendide, e poi il Palace, l’Hotel du Parc, un bellissimo hotel che sorgeva dove c’è oggi il Central Park. «Gli anni Cinquanta hanno registrato il boom dell’albergheria, con un’onda lunga negli anni successivi.

Hotel Internationl au Lac, Lugano
Una foto d’epoca dell’hotel. Tra i diversi premi ricevuti, si annovera la menzione speciale di ‘Hotel Storico’ dell’ Icomos/Unesco e quest’anno l’inserimento tra i primi 4 migliori hotel storici della Svizzera nel prestigioso Hotel-Rating 2023 della Neue Zürcher Zeitung (Nzz).

Si è costruito fuori dal centro, ma guardando a Lugano città, oltre alla riconversione di Villa Sassa, al rinnovamento del Dante e a una nuova costruzione, a Molino Nuovo, tutto è rimasto abbastanza fermo agli anni Settanta. Nuove costruzioni, soprattutto se di grandi dimensioni, da più parti auspicate, necessiterebbero di una disponibilità di terreni che, di fatto, non c’è», afferma il vicepresidente di HotellerieSuisse Ticino, a cui sono associati oggi circa 200 albergatori, corrispondenti al 60-65% del totale, dal piccolo swiss lodge al cinque stelle.«Questi numeri corrispondono a 4.500 letti a Lugano, che si traducono in circa un milione di pernottamenti all’anno», conclude Haas.

Famiglia, Hotel International au Lac, Lugano
Roberto Schmid con la sorella Alessandra ed i rispettivi figli Sergio e Aurelia, quarta e quinta generazione della famiglia proprietaria dell’International au Lac, inaugurato a Lugano nel 1906.

Chi viene in Ticino? «Come albergatore, constato una presenza del 45% di clienti svizzeri; nel post-Covid abbiamo registrato un incremento notevole di ospiti americani, ora al 15% contro l’8% di tedeschi. Prima della pandemia le due presenze si equivalevano».

Turisti occasionali o abituali, leisure o business, che «alla catena alberghiera preferiscono l’hotel particolare, capace di offrire un unicum, e tuttavia in linea con ciò che si trova a livello globale», sottolinea Ivan Zorloni, che nella sua conduzione coniuga la tradizione fatta di competenza e di anima, con una visione moderna: «Abbiamo ridotto il numero di camere, con la creazione di suite deluxe. Ogni paio di anni ‘mi rimetto in gioco’, con interventi e investimenti volti ad assecondare il mutare delle tendenze e delle aspettative. Un cambiamento che si avverte solo nella vicinanza e nell’interazione con il cliente».

Concorda Roberto Schmid: «Negli ultimi vent’anni mi sono impegnato a mantenere l’equilibrio tra il fascino storico dell’edificio centenario e la capacità di garantire il comfort degli ambienti moderni. La conduzione familiare e l’attenzione ai dettagli è rimasta una costante nei 118 anni di esistenza dell’albergo, ma in un secolo sono notevolmente mutati la percezione di comfort e dunque le aspettative verso l’albergo. Rispondere con un prodotto attrattivo è fondamentale, anche se legato a grandi e costanti investimenti».

Lugano, inizialmente votata a un turismo leisure, a partire dagli anni Ottanta ha virato verso la clientela business. «Si era dotata di un’altra pelle, che comunque adesso sta nuovamente cambiando. Il Covid ha dato una grande accelerata a questa mutazione. Il turista ‘leisure’ svizzero ha riscoperto il Ticino», commenta Federico Haas.

I dati relativi al periodo post-pandemico evidenziavano, per il Cantone nel 2021, un record di pernottamenti alberghieri, con un +51, 8% rispetto al 2020, a fronte di una media svizzera di +24,6%. Sempre nel 2021, il Ticino è stato addirittura la regione turistica svizzera con il miglior aumento in percentuale. Come è andata nel 2022 e come sta andando il 2023? «A livello svizzero, HotellerieSuisse ha affermato, sulla base dell’indagine condotta tra i suoi associati, che il settore alberghiero guarda positivamente alla scorsa stagione estiva ed è ottimista per i prossimi mesi invernali. E il nostro Cantone è in linea», precisa Haas, che prosegue: «Il turismo si sta assestando in un segmento chiamato anche bleisure o workation: una formula, quindi, ibrida, favorita dalla possibilità di lavorare da remoto. E Lugano in questo ambito ha le sue carte da giocare: si sono sviluppati gli attrattori turistici, a cominciare dal Lac.

Hote Delfino
L’Hotel Delfino oggi. Inaugurato dalla famiglia Haas nel 1972, fu il primo a dotarsi di una piscina e nel proporre a Lugano
la colazione a buffet.

A beneficiarne sono sia il cittadino sia il turista. Stessa sorte per il Polo sportivo e degli eventi, aspettando, un giorno, un nuovo Palazzo dei Congressi. L’attuale risale infatti agli anni Settanta, ed era stato co-finanziato dagli albergatori luganesi, mediante autotassazione. Un moderno Palazzo dei Congressi favorirebbe quel processo di destagionalizzazione, auspicato dagli albergatori, che Lugano ha già intrapreso». Una città ideale per essere frequentata, durante tutto l’anno, dal turista leisure e dal turista business, attratti anche dal fascino di strutture storiche, «strutture, va detto, che richiedono particolari impegno e investimenti da parte dei loro proprietari, tanto da rendere auspicabili strumenti ad hoc per preservarli. Non solo il tema degli investimenti necessari, anche quello della  continuità nella gestione è tra quelli ricorrenti. Capita infatti che hotel storici gestiti per generazioni dalla stessa famiglia debbano a un certo punto fare i conti con una nuova generazione non esistente o non interessata a proseguire l’attività: «HotellerieSuisse si adopera, creando contatti e condizioni che scongiurino un rischio di chiusura. Contribuendo così a preservare un patrimonio culturale e identitario di pregio», afferma Haas, congedandosi.

«Viaggiando, non sempre abbiamo solo bisogno di un ‘alloggio’,  spesso cerchiamo qualcosa in più, che possa farci vivere un’esperienza unica. Un hotel storico è appunto questo. Per taluni è l’occasione di vivere un’atmosfera diversa, per altri è rivivere dei ricordi e per altri ancora conoscere testimonianze di viaggio di un tempo passato che ha gettato le basi del tempo presente», conclude Roberto Schmid.

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