Per il ‘bianco’, il settantaseiesimo della Maison, e per il ‘rosé’, il suo quarantacinquesimo, la formula è quella di Benoît Gouez, chef de cave della Maison. «Grand Vintage è l’occasione per scoprire la particolarità della vendemmia di uno specifico anno, di cui il Grand Vintage non è la fedele rappresentazione, quanto piuttosto la mia visione di ciò che ha significato quell’annata. Come tale, è unico». Quanto sia ‘giusta’ quella visione e quale ne sia il risultato effettivo si può scoprire solo alla fine del lungo percorso. Sette anni, per la precisione.
Grand Vintage 2015 è uno Champagne di contemplazione. La storia dell’anno 2015 è quella di una luminosità viva e di un calore estivo. È stato, a ben guardare, un anno di presa di coscienza per quanto concerne il riscaldamento climatico e il suo impatto sulla regione della Champagne.
Una scelta che in bocca si traduce in una dimensione fruttata molto presente, con una texture avvolgente e carezzevole «Luminoso, dal palato potente e il bouquet speziato, invece, è il Grand Vintage Rosé 2015», sintetizza Gouez. Anche in questo caso, a capitanare l’assemblaggio è il Pinot Noir, che ne costituisce il 52%, di cui il 14% in rosso. «Come per la vinificazione in bianco, serve ritornare al 2009 (59%) e al 1996 (55%) per trovarne una percentuale così alta. E anche per il rosé, con il Pinot Noir sono assemblati altri due vitigni simbolo, Chardonnay (per il 27%) e Meunier (per il 21%). Nel calice si ritrova un vino vibrante e sfaccettato, con un finale rifrescato da ricordi di macchia mediterranea».
Rispetto al passato, i cambiamenti climatici in corso sono un tema fondamentale e pressante. Da Benoît Gouez una risposta inaspettata, e rassicurante: «L’aumento delle temperature è una realtà che si impone e sta a noi adattarci. Al momento, nella regione della Champagne ci sta portando dei vantaggi, perché non si presentano più problemi di uve che non giungono a maturazione in maniera soddisfacente. Nel nostro adattarci, guadagniamo anche in termini di precisione nella definizione dei vini. E nonostante tassi di acidità ridotti, gli champagne che produciamo continuano a mantenere una tensione, una ricchezza e un finale molto prolungato, oltre che un potenziale di conservazione importante». Insomma, per il futuro del settore, la visione continua a essere ottimistica, come l’inizio di una bella giornata di sole.
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