TM   Luglio/Agosto 2023

La visione di un’annata

È sulla cresta dell’onda. Per aperitivi in riva al mare o cene al chiaro di luna, anche in estate lo champagne è ambasciatore di benessere. Con oltre trenta milioni di bottiglie all’anno, Moët & Chandon è il marchio più venduto al mondo. Il 2023 è l’anno del Grand Vintage 2015, che conferma allo chef de cave Benoît Gouez la bontà delle sue scelte originali.

di Simona Manzione

Responsabile editoriale Ticino Management Donna

Sulla più estesa coltivazione vinicola della Champagne, dei 1150 ettari di ricco terreno calcareo appartenenti a Moët & Chandon, la metà ospita Grand Cru e un quarto è dedicato al Premier Cru. Mentre nei quasi trenta chilometri di cantine di vinificazione e stoccaggio della storica Maison di champagne francese, con la regia dello chef de cave Benoît Gouez, sapere antico e le più moderne tecnologie confluiscono in bottiglie destinate a essere esportate in tutto il mondo. Tra i dieci maggiori ‘clienti’ c’è anche la Svizzera che, nel 2022, ha importato 6,3 milioni di bottiglie di champagne dalla vicina Francia. Qui dedizione in vigna e savoir faire in cantina, esperienza e particolari condizioni atmosferiche nell’omonima regione generano champagne dalla grande personalità. Il lancio di un nuovo millesimo da parte delle Grandes Marques è puntualmente un evento. Quest’anno è toccato al millesimato Grand Vintage 2015 realizzato da Moët & Chandon che, sia nella versione ‘en blanc’ sia in quella ‘en rose’, onora le promesse di un’annata generosa. A differenza della maggior parte degli champagne, i Grand Vintage di Moët & Chandon sono prodotti con le uve di un’unica annata d’eccezione.

Per il ‘bianco’, il settantaseiesimo della Maison, e per il ‘rosé’, il suo quarantacinquesimo, la formula è quella di Benoît Gouez, chef de cave della Maison. «Grand Vintage è l’occasione per scoprire la particolarità della vendemmia di uno specifico anno, di cui il Grand Vintage non è la fedele rappresentazione, quanto piuttosto la mia visione di ciò che ha significato quell’annata. Come tale, è unico». Quanto sia ‘giusta’ quella visione e quale ne sia il risultato effettivo si può scoprire solo alla fine del lungo percorso. Sette anni, per la precisione.

Grand Vintage 2015 è uno Champagne di contemplazione. La storia dell’anno 2015 è quella di una luminosità viva e di un calore estivo. È stato, a ben guardare, un anno di presa di coscienza per quanto concerne il riscaldamento climatico e il suo impatto sulla regione della Champagne.

 

Benoît Gouez, Chef de Cave Moët & Chandon
Benoît Gouez, Chef de Cave Moët & Chandon.
«Per spiegare il mio lavoro, uso una metafora. Come un fotografo ‘inquadro’ i vini destinati allo scatto, ossia all’assemblaggio finale di un Grand Vintage Moët & Chandon. Inizialmente è come avere a che fare con i negativi delle foto. Intravedi ma, ancora, non vedi chiaramente. Solo quando la foto sarà stata sviluppata, si vedrà il risultato», spiega Gouez, che aggiunge: «La storia dell’anno 2015 è quella di una luminosità viva e di un calore estivo. È stato, a ben guardare, un anno di presa di coscienza per quanto concerne il riscaldamento climatico e il suo impatto sulla regione della Champagne. Grand Vintage 2015 è uno Champagne di contemplazione. Rappresenta l’inizio di un nuovo giorno, promesse e sorprese contenute in una bottiglia. Come il sole del mattino. Un millesimato composto da Pinot Noir (44%) assemblato con Chardonnay (32%) e Meunier (24%)», nota lo chef de cave, precisando: «Bisogna risalire al 2009 (50%) e al 1996 (50%) per ritrovarlo in percentuali simili».

Una scelta che in bocca si traduce in una dimensione fruttata molto presente, con una texture avvolgente e carezzevole «Luminoso, dal palato potente e il bouquet speziato, invece, è il Grand Vintage Rosé 2015», sintetizza Gouez. Anche in questo caso, a capitanare l’assemblaggio è il Pinot Noir, che ne costituisce il 52%, di cui il 14% in rosso. «Come per la vinificazione in bianco, serve ritornare al 2009 (59%) e al 1996 (55%) per trovarne una percentuale così alta. E anche per il rosé, con il Pinot Noir sono assemblati altri due vitigni simbolo, Chardonnay (per il 27%) e Meunier (per il 21%). Nel calice si ritrova un vino vibrante e sfaccettato, con un finale rifrescato da ricordi di macchia mediterranea».

vigneti Moët et Chandon
I vigneti Moët & Chandon: la più estesa coltivazione della regione. La Maison di champagne è stata fondata nel 1743 a Épernay.

Rispetto al passato, i cambiamenti climatici in corso sono un tema fondamentale e pressante. Da Benoît Gouez una risposta inaspettata, e rassicurante: «L’aumento delle temperature è una realtà che si impone e sta a noi adattarci. Al momento, nella regione della Champagne ci sta portando dei vantaggi, perché non si presentano più problemi di uve che non giungono a maturazione in maniera soddisfacente. Nel nostro adattarci, guadagniamo anche in termini di precisione nella definizione dei vini. E nonostante tassi di acidità ridotti, gli champagne che produciamo continuano a mantenere una tensione, una ricchezza e un finale molto prolungato, oltre che un potenziale di conservazione importante». Insomma, per il futuro del settore, la visione continua a essere ottimistica, come l’inizio di una bella giornata di sole.

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