Un Nft, ovvero un gettone non fungibile, è un’unità digitale registrata su blockchain che certifica il passaggio di un asset. È quindi la rappresentazione digitale e certificata di qualcosa, i cui movimenti si possono tracciare in virtuale, per difenderne l’autenticità e provare la bontà dello scambio tra due attori, non è un contratto di proprietà, e non mette un prodotto dentro la blockchain, per garantirne lo storage, che avviene comunque su server decentralizzati e protetti. Associato a uno smart contract, contiene un ‘pointer’ (un link) per recuperare beni e benefici acquistati, e ridistribuisce il ricavato di ogni transazione, in automatico e per sempre, come dagli accordi codificati alla sua creazione, secondo il principio ‘code is law’.
Diventati popolari con i ‘cripto-gattini’, ovvero immagini digitali in due dimensioni usati sui social media o venduti su Open Sea, gli Nft si sono arricchiti di contenuti, benefici e diritti, andando a governare il rapporto tra azienda e fan, e permettendo a marche o artisti di beneficiare dall’enorme mercato secondario, oggi in mano a speculatori e piattaforme.
Quello che si è verificato negli ultimi 12-18 mesi è il passaggio dell’Nft da veicolo di protezione di asset puramente digitali, alla cura di asset fisici e digitali, ovvero phygital. Renault ha svelato durante Viva Tech il progetto ‘Human 1st’, cioè un’autovettura elettrica, che si accompagna a un Nft dinamico, capace di recepire e proteggere tutte le informazioni dell’auto, risolvendo una volta per tutte l’asimmetria di informazione che si verifica a ogni passaggio di proprietà e, in ultima analisi, rendendo certo il valore residuo del veicolo durante tutta la sua esistenza. Renault diventa l’arbitro dell’esistenza di ogni ‘H1’, condividendo in trasparenza i dati della propria creatura ‘live’ con il primo proprietario, il secondo, e così via, ed efficientando tutta la rete di assicurazioni e mercato dell’usato, oltre a stimolare il rientro della vettura nei propri dealer per ogni passaggio significativo nell’esistenza dell’automobile. Un’intera industria viene bonificata ed efficientata grazie ad uno strumento che tutela marca e fan. L’Nft è diventato uno strumento B2B.
È sicuramente uno strumento che necessita di regolamentazione e che si svilupperà ulteriormente, ma che ha già cambiato il mondo. ‘La potenza è nulla senza controllo’ recitava un vecchio slogan degli pneumatici Pirelli. Gli Nft sono strumenti fluidi e veloci, potenti in tutte le loro più svariate applicazioni. Ed è per questo motivo che hanno bisogno di regole, soprattutto nella parte di comunicazione al consumatore, al fine di essere chiari sulle loro promesse, e per gestire al meglio potenziali speculazioni nel mercato secondario, attraverso un giusto set-up dello smart contract. Le verifiche su identità degli utenti (Kyc) e regole antiriciclaggio (Aml), sono un must. Poi, chiarezza sulla proprietà intellettuale di un asset, la presenza di un programma di assicurazione sugli Nft contro qualsiasi errore, e un ottimo servizio di customer service. Le regole ci vogliono, ma senza rallentare la crescita, con anche gli operatori consapevoli che non tutto debba diventare un Nft.
Passino i gattini, se portano traffico e affari, ma gli Nft possono affinarsi per diventare uno strumento di condivisione del valore, e di gestione efficiente delle spese di marketing, in tutta sicurezza. L’arte ha fatto un passo in avanti grazie agli Nft, se si pensa alle royalties che gli artisti possono continuare a collezionare, senza i filtri dei galleristi e con visibilità sul mercato secondario. Il commercio si svilupperà grazie a un rapporto più diretto tra brand e fan. Gli Nft hanno il potenziale di efficientare e velocizzare tutti i mercati, dalla finanza a quello dell’energia o della mobilità, se si pensa a gemelli digitali dinamici, collegati con Ai e IoT al mondo fisico, di appartamenti, condutture, sistemi complessi come autostrade e traffico aereo, e così via. Se dunque ora si è imparata l’arte, è già tempo di metterla da parte.