TM   Aprile 2024

Ipotesi di investimento

Troppo spesso il bitcoin viene escluso aprioristicamente da qualsiasi portafoglio d’investimento, senza fare una valutazione attenta dei suoi molti pro e contro. Quali sarebbero i risultati? L’analisi di Yves Schläpfer, Responsabile ricerca quantica di Copernicus Wealth Management.

Yves Schläpfer

di Yves Schläpfer

Responsabile ricerca quantica di Copernicus Wealth Management.

Il Bitcoin in un portafoglio d’investimento? Sia che lo si consideri alla stregua del gioco d’azzardo, sia che si creda possa salvare la performance annuale del portafoglio, si dovrebbe aver formulato un’ipotesi d’investimento chiara a supporto della decisione.

Alcuni sostenitori degli investimenti in bitcoin argomentano che si tratta di un asset che va considerato come standard di valore alternativo, nel senso dei sistemi di valuta privati di Friedrich Hayek, che possono sorgere in risposta ai sospetti degli investitori sull’affidabilità dei sistemi valutari fiat, basati esclusivamente sulla credibilità di una Banca Centrale, che potrebbe o non potrebbe essere degna della fiducia ripostavi. Quali sono le caratteristiche necessarie affinché il Bitcoin possa qualificarsi davvero come standard di valore alternativo? Deve essere inalterabile, non falsificabile e difficile da sequestrare, altrimenti sarà arduo convincere gli investitori che si tratta di uno strumento di conservazione del valore a lungo termine. La Blockchain impedisce modifiche al bitcoin, registra le transazioni in eterno e ne rende (quasi) impossibile il sequestro da parte di un terzo non autorizzato. Di conseguenza, la manipolazione del bitcoin risulta molto difficile anche per un’autorità centrale. In Paesi con sistemi finanziari corrotti o mal gestiti, offre dunque un sistema decentralizzato indipendente per conservare valore.

I contrari agli interventi delle Banche Centrali nell’aumentare la quantità di denaro in circolazione, hanno contribuito allo spostamento della domanda dalle valute fiat ai bitcoin. Tale cambiamento è principalmente dovuto ai timori di inflazione causata dal notevole incremento della quantità di denaro in circolazione, che si scontra con il primo requisito di una riserva di valore, e cioè che sia scarsa o non inflazionaria. Vi è un ammontare fisso di 21 milioni di bitcoin che saranno emessi fino al 2140, che implica che il percorso del tasso di inflazione è predeterminato. Sebbene fosse inizialmente relativamente alto per introdurre una quantità sensibile di bitcoin nel sistema, è notevolmente diminuito negli ultimi anni e viene dimezzato circa ogni quattro anni.

Infine, il bitcoin ha un vantaggio significativo rispetto ai ‘concorrenti’ come l’oro, poiché è facilmente scambiabile e infinitamente divisibile. Una riserva di valore non è utile se non può essere utilizzata per scambiare altri beni. In questo senso, è molto più utilizzabile dell’oro.

Un altro aspetto potrebbe essere rilevante da una prospettiva di investimento. Mentre uno standard di valore alternativo è una sorta di ultima risorsa, il bitcoin può anche svolgere un ruolo nel contesto più ampio della diversificazione del portafoglio. La domanda è se sia possibile raggiungere un potenziale di rendimento più elevato senza aumentare il rischio del portafoglio o raggiungere lo stesso rendimento ma con un rischio inferiore. 

Un primo passo è comunque accantonare la questione dei potenziali ritorni, per l’esponenziale crescita di prezzo che ha registrato, al pari dei rendimenti futuri, molto incerti. Ci si concentra dunque sulle proprietà di rischio, e correlazione, all’interno di un portafoglio con il dollaro quale valuta di riferimento, e con solo alcune asset class precise.

Un argomento spesso sollevato è la sua altissima volatilità, tripla rispetto a molte altre più comuni. Si tratta però di un problema solo di dimensionamento del rischio, aggirabile negoziandone frazioni molto piccole. Poiché dobbiamo solo spostare una piccola parte del capitale in bitcoin per ottenere un’esposizione significativa nel portafoglio, il suo costo-opportunità è limitato. Una posizione del 4% con una volatilità assunta del 50% si traduce già in una volatilità stand-alone annualizzata del 2%. Di conseguenza, la sua alta volatilità diventa persino un vantaggio in un contesto di portafoglio.

Ogniqualvolta ci sono turbolenze di mercato, le sue proprietà di correlazione finiscono sotto esame. Tuttavia, non c’è motivo per farlo poiché le proprietà di correlazione con altre classi di attività sembrano molto promettenti su vari intervalli temporali come mostrano i dati.  La massima correlazione per i periodi considerati è dello 0.26 con l’Msci World a 5 anni, mentre i dati medi con tutte le altre asset class sono tra i più bassi.

Nonostante negli ultimi tre anni abbia talvolta avuto la tendenza a correlarsi più fortemente con i titoli azionari rispetto a periodi più lunghi, è interessante notare come: la variazione temporale delle correlazioni è un fenomeno comune, basta pensare alle correlazioni tra azioni e obbligazioni che possono essere positive per periodi prolungati; nei picchi recenti di incertezza geopolitica ha avuto la tendenza ad aumentare di valore mentre le azioni no, indicando chiaramente come giochi un ruolo speculativo solo per alcuni investitori, mentre altri ne riconoscono il potenziale quale diversificatore.

Si può poi analizzare l’inclusione del bitcoin in un portafoglio in due modi semplici. In primis analizzando la volatilità del portafoglio e il contributo al rischio di del bitcoin nel contesto del portafoglio totale. In secundis, valutando l’aumento potenziale dell’insieme di opportunità d’investimento utilizzando la classica frontiera efficiente.

Nella prima analisi si aumenta l’allocazione di bitcoin dallo zero al 2%, a discapito degli investimenti azionari, si utilizzano la volatilità e le correlazioni stimate negli ultimi tre anni per considerare il contesto economico. Le implicazioni di rischio di bitcoin sul portafoglio sono: a) nonostante l’aggiunta di un asset altamente volatile, la volatilità del portafoglio aumenta dello 0,05%; b) nonostante l’allocazione bassa, il contributo al rischio raggiunge il 4% superando il contributo al rischio di materie prime e dell’oro.

Nella seconda analisi, si utilizza la frontiera efficiente per investigare l’impatto dell’aggiunta di bitcoin come asset class al portafoglio, e si derivano le frontiere efficienti con e senza. Per concentrarsi sulle caratteristiche di rischio, si assuma lo stesso rapporto di rendimento atteso per il rischio per ciascuno degli asset (stesso Sharpe Ratio di 0.2). Pertanto, i rendimenti attesi non saranno di alcuna caratteristica discriminante nell’analisi e contano solo volatilità e correlazioni.

Mentre al punto del portafoglio di minima varianza entrambe le frontiere efficienti si sovrappongono ancora, il massimo Sharpe ratio aumenta da 0,45 a 0,50. Ciò è dovuto all’aggiunta di un asset poco correlato con lo stesso presupposto di rendimento aggiustato per il rischio delle altre asset class. Il vantaggio dell’aggiunta di bitcoin diventa però evidente per gli investitori con vincoli di leva poiché aiuta ad aumentare sostanzialmente il potenziale di rendimento e a migliorare i rendimenti aggiustati per il rischio per obiettivi di volatilità più elevati.

Si è dunque proposta un’ipotesi di investimento concreta per Bitcoin in un portafoglio d’investimento, ovvero come standard di valore alternativo e strumento potenziale per migliorare la diversificazione del portafoglio. Si è anche mostrato che la sua alta volatilità e bassa correlazione sono caratteristiche preziose in un contesto di portafoglio multi-asset. In primo luogo, i costi opportunità sono bassi poiché un piccolo investimento in Btc fornisce già un contributo significativo al rischio nel contesto del portafoglio totale. In secondo luogo, la sua combinazione di bassa correlazione e alta volatilità, aiuta a espandere l’insieme di opportunità di investimento e può aumentare i rendimenti futuri per un dato obiettivo di volatilità. Come per ogni ipotesi di investimento, è fondamentale notare che il suo grado di utilità può dipendere dalla situazione individuale di un investitore e l’ipotesi andrebbe quindi considerata come di semplice ispirazione, piuttosto che una raccomandazione concreta.

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