L’India vanta una cultura consolidata nell’equity. Infatti, la capitalizzazione delle azioni indiane equivale al 70% di quella giapponese e al 63% di quella dell’Euronext. Nel contesto degli emergenti, il peso dell’Msci India rappresenta circa il 16,3% dell’Msci Emerging Markets.
Fattori strutturali. La crescita economica indiana nell’ultimo decennio è stata notevole. Si stima che nel 2023 il Paese contribuirà alla crescita del Pil mondiale per il 17,6%, rispetto a meno dell’8% nel 2001. L’India vanta del resto il più grande mercato di giovani consumatori al mondo: entro il 2030 saranno 360 i milioni di consumatori under 30. L’infrastruttura It indiana viene quindi costantemente ampliata e adattata alle esigenze di questi consumatori più giovani e urbani. Il 43% dei pagamenti digitali in tempo reale a livello mondiale avviene già in India.
Le materie Stem. Un fattore chiave che contribuisce alla sua crescita è un sistema educativo incentrato sulle Stem. Si tratta del 34% dei laureati indiani, una percentuale superiore a quella di molti altri Paesi, tra cui Francia e Stati Uniti. Questo pedigree educativo porta a una forza lavoro altamente qualificata che, a sua volta, genera opportunità di lavoro e il potenziale per la creazione di ricchezza.
Un universo diversificato. L’ampiezza e la diversità dei mercati azionari offrono numerose opportunità, anche oltre ai settori noti, e di pari passo anche la Governance delle aziende sta migliorando, in trasparenza, best practice, accordi… Una maggiore trasparenza consente ad esempio al mercato di valutare meglio la salute finanziaria di un’azienda e di soppesare i fattori di rischio, riducendo il premio al rischio, e migliorando le valutazioni.
Gli azionari indiani oltre che grandi, sono anche molto liquidi. Oltre 170 titoli hanno una capitalizzazione superiore ai 5 miliardi di dollari, con un importante scambio giornaliero. Presentano anche una bassa correlazione con gli altri mercati. Non solo l’India è moderatamente correlata con i mercati sviluppati, ma il suo azionario è altrettanto poco o addirittura meno correlato con molti componenti dell’Msci Emerging Markets.
Poco Stato. Un altro dato vede le imprese statali indiane (Soe) rappresentare appena l’11% del mercato azionario, mentre per le azioni A cinesi la percentuale è di circa il 46%. È generalmente accettato che le aziende di Stato trattino a multipli inferiori rispetto alle private.
Il mercato indiano è sostenuto dallo sviluppo di una cultura azionaria locale. Gli investimenti in fondi comuni sono diventati un cardine per milioni di persone, ed è importante notare che gli afflussi nei piani d’investimento sistematici (Sip) continuano a toccare nuovi massimi. Questo bacino di risparmio sarà probabilmente più solido e meno condizionato dalle dinamiche valutarie, dai tassi globali o dalla geopolitica.
Gli investitori stranieri. Gran parte del recente slancio dell’azionario indiano è attribuito ai flussi locali, data la crescente ricchezza e l’accesso dei risparmiatori locali. In realtà va a sommarsi a un interesse estero record nel 2023, con afflussi di investitori istituzionali esteri in azioni per un totale di 21 miliardi di dollari.
I fornitori di indici stanno seguendo l’esempio, con Msci che ha aggiunto nove società indiane al suo Msci Emerging Markets nel 2023, aumentando il peso dell’India dal 15,9% al 16,3. Inoltre, il 2023 ha registrato un record di Ipo nel mercato indiano, con 56 nuove aziende.
Come per tutti i mercati emergenti, anche per gli investimenti in India è necessaria cautela. Una solida gestione del rischio aiuta a superare i momenti di volatilità.
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