TM   Aprile 2025

I nostri macro-errori

Lasciandosi ispirare dai più grandi sbagli commessi negli ultimi anni si dovrebbe avere il coraggio di voltare pagina, e seguire strade completamente diverse. Ma sarà così? L’Opinione di Francesco Pagano, azionista di Tokenance, e Senior Partner di Jakala.

Francesco Pagano

di Francesco Pagano

azionista di Tokenance, Senior Partner di Jakala, Contributor de Il Sole 24 Ore

Due Premi Nobel sono intervenuti al Tedx Piazza Campo de Fiori, organizzato a Roma da Simona Sinesi, docente e autrice, lo scorso 22 febbraio. Il tema dell’incontro era “Macro Errori”, ovvero i grandi sbagli delle nostre vite.

Michael (Mike) Spence, economista e professore universitario statunitense, insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 2001 (con Joseph Stiglitz e George Akerlof, per il loro lavoro sull’asimmetria dell’informazione) ha passato in rassegna i nodi dell’attualità, non risparmiando critiche a Trump. L’errore più grande degli ultimi 20-30 anni come comunità globale, secondo Spence, è stato quello di portare avanti globalizzazione e trasformazione tecnologica, modificando radicalmente società ed economia, e creando, allo stesso tempo, enormi scompensi. “I Governi e gli economisti sono stati lenti a capire e a reagire. Noi, mi viene da dire, mettendomi in questo gruppo di persone, siamo stati complici di quanto accaduto, e lo vediamo per esempio nei mutamenti climatici o nell’acuirsi delle diseguaglianze, e nella concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi”, sostiene Spence.

L’incertezza continua ancora oggi, con l’avvento di Trump, la cui agenda sembra essere in discontinuità con la precedente amministrazione, secondo il professore. Il fallimento può aprire alla speranza, sostenuta dalla tecnologia e dalla forza delle nuove generazioni. Sicuramente l’intelligenza artificiale può servire da volano di crescita, se messa nelle giuste mani. Le nuove generazioni possono sciogliere i nodi dell’oggi. “L’incertezza attorno all’Ia è sicuramente la fonte principale di tutte le preoccupazioni, più della tecnologia stessa. Il sospetto verso la tecnologia è culturale. L’intelligenza artificiale deve aiutare e collaborare con l’umano”, continua Spence.

In un mondo dove il 10% delle persone controlla due terzi della ricchezza globale è davvero difficile avere una discussione pacata sulle urgenze della comunità internazionale. Le soluzioni non sono semplici. Spence sottolinea l’importanza dell’educazione, per esempio. È una combinazione di strategie. La stessa cosa vale per la sostenibilità.

I macro-errori possono aiutare a ripensare anche un territorio sacro come la finanza, come mostra la teoria e, soprattutto, la pratica del suo modello. Yunus ha affrontato non poche resistenze, prima di raggiungere la meritata fama grazie al Premio Nobel. Ma il suo lavoro non è terminato. C’è ancora tanto da fare per dare a tutti accesso al credito

Non siamo al punto di non ritorno, secondo il professore. Si può ancora invertire il corso della storia, ma per farlo c’è bisogno di tutte le menti e le energie disponibili. I fallimenti possono diventare l’agenda della prossima generazione di leader. Tutti i macro-errori commessi possono insegnare a costruire una società più giusta e sostenibile.

Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, diventato famoso per il suo lavoro pionieristico sul micro-credito, ha attaccato, senza mezzi termini, finanza e banche, ovvero l’intero sistema. Primo Ministro ad interim del Bangladesh, Yunus ha fondato la Grameen Bank nel 1983, un istituto che offre prestiti non garantiti alle comunità rurali povere, con l’obiettivo di stimolare l’imprenditorialità e aiutare le persone a uscire dalla povertà, aprendo il credito soprattutto alle donne.

Per i suoi sforzi nella lotta contro la povertà, Yunus ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2006. La domanda qui è: di chi è la colpa dei macro-errori della finanza? Le donne povere, e non è colpa loro, non hanno accesso al credito, perché povere. Le banche seguono le regole e non danno denaro senza garanzie, per non compromettere gli interessi degli azionisti. Tutti hanno ragione, perché “il sistema era sbagliato. Abbiamo fallito. Abbiamo disegnato la finanza nella maniera errata. Le banche dovrebbero essere istituite attorno alle persone. La domanda è stata: come faccio a mettere a punto un sistema a misura della mia comunità, e non viceversa?”, chiede Yunus. Per risolvere molti nodi, ammette Yunus, occorre “andare nella direzione opposta a quella percorsa fino a ora. Dobbiamo costruire un mondo inclusivo”.

I macro-errori possono aiutare a ripensare anche un territorio sacro come la finanza, come mostra la teoria e, soprattutto, la pratica del suo modello. Yunus ha affrontato non poche resistenze, prima di raggiungere la meritata fama grazie al Premio Nobel. Ma il suo lavoro non è terminato. C’è ancora tanto da fare per dare a tutti accesso a credito e risorse. “Basta davvero poco. Possiamo rendere il nostro mondo una casa meravigliosa per tutti, un micro-prestito alla volta”, chiude Yunus.

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