Che la Svizzera voglia segnalarsi quanto meno nel panorama europeo, se non anche mondiale, quale polo aggregatore di start up innovative e imprese attive in tutti i settori alla frontiera della conoscenza, dunque prevalentemente delle economie avanzate, non è un mistero. A livello ecosistemico sono ormai anni che ci si sta muovendo in questa direzione, con le autorità politiche nazionali e locali sempre più attente alla tematica, come del resto l’ecosistema dell’innovazione cantonale ticinese ben dimostra, al pari della Swiss Startup Association, un’organizzazione dinamica e all’avanguardia dell’ecosistema nazionale. «Siamo l’associazione ombrello sotto cui si riuniscono start up, imprese consolidate e reti di supporto, e siamo parte attiva nella promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità a livello nazionale. Vogliamo creare l’ambiente più favorevole possibile perché i futuri campioni svizzeri dell’innovazione possano prosperare, e già oggi possiamo contare su una rete di 500 associati» dichiara Raphael Tobler, Presidente della Swiss Startup Association.
Se l’obiettivo prefissato è dunque piuttosto chiaro, la strada per raggiungerlo potrebbe dimostrarsi molto più tortuosa, e meno lineare di quanto non ci si aspetterebbe, come però spesso accade. Ma come si sta muovendo l’Associazione? «Grazie a iniziative come il FeMonday promuoviamo attivamente il networking e la collaborazione tra imprenditori di ogni genere e grado. La Svizzera deve diventare un centro globale di innovazione, e ha tutte le carte in regola per attrarre start up dall’estero, potenziate e sostenute da un ecosistema che ne favorisca la creatività, erogando risorse e adeguando la cornice normativa affinché meglio rispecchi le esigenze delle imprese di domani. Partiamo comunque da una base già buona, con il panorama nazionale che sta cambiando, grazie anche ad attori chiave che continuano a investire, non da ultimo in capitale umano», prosegue il presidente.
Quali migliori alfieri della capacità innovativa del sistema Paese si segnalano i politecnici federali, sempre in prima linea, con progetti e nomine di alto livello. «Il 1 giugno di quest’anno ha preso il timone dell’Eth Entrepreneurship, iniziativa del Politecnico di Zurigo, l’imprenditore Frank Floessel, esperto di selezione del personale e valute digitali, e con un curriculum di grandi successi. Va a inserirsi all’interno del team di Vanessa Wood, responsabile per il trasferimento della conoscenza e delle relazioni con le imprese dell’Eth. L’obiettivo di questa nomina è chiaro: favorire il germogliare di una cultura ancor più imprenditoriale tra le start up del politecnico, stringendo legami di scambio e dialogo ancora più forti con la componente più accademica e di ricerca dell’istituzione. Del resto, fondando la sua prima impresa durante gli studi, Eth Juniors, Floessel si era già mosso in questa direzione», rileva Tobler.
Tra i successi a lui direttamente ascrivibili, ha contribuito alla crescita di start up ormai rinomate, come GetYourGuide, Climeworks e Beekeper. Ma anche l’Associazione si sta muovendo, potenziando il consiglio direttivo, accogliendo: Joachim Maur, Ceo dell’omonimo Venture Capital, ma già Ceo di Zurich Insurance Switzerland; Dominique Gruhl-Bégin, Ceo di Serpentine Ventures, ed ex Innosuisse. «La squadra si sta velocemente ampliando, con personalità di primo piano, proprio a rimarcare la volontà di fare bene, ma anche le difficoltà del progetto. È fondamentale la convivenza di profili e background diversi, per avere una pluralità di punti di vista. Gli sforzi congiunti di tutti vanno in un’unica direzione, vogliamo coltivare e rendere il terreno quanto più fertile possibile, perché poi start up e imprese facciano il loro lavoro, trainando lo sviluppo della nazione, anche grazie alla collaborazione con le eccellenze del mondo accademico che il mondo ci invidia», conclude il presidente della Swiss Startup Association.
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