Come si potranno, ad esempio, sfamare i prossimi due miliardi di persone senza coltivare in modo intensivo le sostanze nutritive del suolo? Come conciliare il potere dell’intelligenza artificiale con il suo potenziale di perpetuare pregiudizi nella società? Domande come queste ci spingono a decidere quali titoli comprare e quanto peso assegnargli nei nostri portafogli. Per sviluppare la convinzione, a volte ci rivolgiamo a esperti esterni che approfondiscono la comprensione di un argomento, ci segnalano le tendenze emergenti e, cosa fondamentale, ci aiutano ad anticipare i risultati del mondo reale.
Ciò aiuta, in sostanza, a ottenere ottimi rendimenti per i clienti e, allo stesso tempo, a fungere da azionisti responsabili a loro nome. Ci sono tre relazioni accademiche che hanno influenzato la riflessione nell’affrontare le questioni spinose di cui sopra.
Agricoltura climaticamente positiva. Il geologo James Hutton, nel XVIII secolo, è stato probabilmente il primo scienziato del clima al mondo. Dedusse che la Terra era immensamente vecchia e in costante cambiamento studiando le Salisbury Crags di Edimburgo, una formazione rocciosa frastagliata creata dal vulcano Arthur’s Seat, ormai estinto. Oggi, un istituto di ricerca fondato in suo nome impiega oltre 500 scienziati e collaboratori in Scozia.
Alison Hester è titolare di una borsa di studio di ricerca imprenditoriale Baillie Gifford presso il sito Glensaugh del James Hutton Institute (Jhi). L’azienda agricola di ricerca di 1.000 ettari vicino ad Aberdeen esplora approcci trasformativi all’agricoltura montana e cerca di dimostrare che le aziende agricole possono sequestrare più carbonio di quanto ne emettano, rimanendo al contempo economicamente redditizie. Siamo particolarmente entusiasti di ciò che impareremo dal suo sito dimostrativo HydroGlen. L’obiettivo è quello di iniziare a produrre idrogeno al termine della costruzione, prevista a fine 2025.
Questo progetto potrebbe mostrare come le aziende agricole potrebbero staccarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili e lavorare con energia pulita e verde, quasi interamente off-grid. I ricercatori utilizzeranno una piccola turbina eolica e un tetto di pannelli solari per alimentare elettrolizzatori che separano idrogeno e ossigeno per produrre carburante a emissioni zero. Oltre a riscaldare e illuminare gli edifici della fattoria, questo carburante alimenterà macchine, furgoni e trattori a celle a combustibile.
Prevediamo che ciò influenzerà le nostre posizioni su Kubota e Deere, due produttori di veicoli agricoli e altri apparecchi, oltre ad altre holding. Quest’ultima sta attualmente sviluppando un trattore a idrogeno. Più obliquamente, si ottengono anche informazioni sull’impiego dell’Intelligenza Artificiale, ad esempio per riconoscere selettivamente le erbe infestanti e spruzzare pesticidi. Deere fornisce già questo servizio con la sua tecnologia See & Spray. Questo aspetto è rilevante per alcune altre posizioni di portafoglio, tra cui Nvidia, Alphabet e Cognex.
Questione di etica. È significativo che uno dei più noti esempi di distorsione dell’Ai nella storia abbia coinvolto uno dei principali praticanti di questa tecnologia, dimostrando che anche gli esperti possono essere colti di sorpresa. Nel 2014, un team di ingegneri con sede a Edimburgo che lavorava presso Amazon ha iniziato a lavorare su uno strumento per esaminare automaticamente i Cv dei candidati alla posizione. Il progetto è stato abbandonato nel giro di un anno.
I test hanno rivelato che il loro algoritmo aveva imparato a escludere le donne, indipendentemente dalle loro competenze. Questo risultato è dovuto al fatto che gli ingegneri hanno utilizzato come dati di prova i curricula dei dirigenti maschili di Amazon. Il problema si presentava anche quando il genere veniva tolto dalle candidature, perché il software cercava altri segnali correlati, tra cui gli sport praticati dai candidati o semplicemente la lingua che usavano.
È significativo che uno dei più noti esempi di distorsione dell’Ai nella storia abbia coinvolto uno dei principali praticanti di questa tecnologia, dimostrando che anche i più esperti possano essere colti di sorpresa dal funzionamento di alcune loro invenzioni
Amazon avrà anche identificato il problema in anticipo, ma altre aziende non saranno sempre così fortunate. E dovranno affrontare rischi di reputazione a causa del problema della “black box” dell’Intelligenza Artificiale: è possibile testare uno strumento di Ai esaminando i suoi risultati, ma in molti casi è impossibile sapere come ci sia arrivato.
Due analisi aiutano a comprendere le complesse ramificazioni di questa tecnologia nascente: una collaborazione con il Leverhulme Centre for the Future of Intelligence dell’Università di Cambridge e, più vicino, con l’Edinburgh Futures Institute dell’Università di Edimburgo.
L’Ai può però essere parte della soluzione, non solo del problema. Ad esempio, finora le nuove tecnologie hanno creato più posti di lavoro di quanti ne abbiano spostati. Circa il 60% dei dipendenti di oggi svolge professioni che non esistevano prima del 1940. I problemi legati all’utilizzo dell’energia possono essere mitigati utilizzando le fonti rinnovabili anziché i combustibili fossili. L’Ai potrebbe infatti sbloccare fonti di energia prima irraggiungibili, come la fusione nucleare.
Mentre il mondo corporate continua a concentrarsi sull’utilizzo dell’Ai per ottenere vantaggi in termini di efficienza, la Prof.ssa Vallor ha esortato a interrogare le aziende in merito alle loro politiche di protezione e all’etica dell’Ia.
Stiamo iniziando a collaborare con le aziende su questo tema. Abbiamo già visto proposte di azionisti depositate da Apple, Amazon, Meta e Alphabet per migliorare le loro politiche etiche. Finora abbiamo sostenuto iniziative che partivano dalle politiche e dai processi esistenti delle aziende. Tuttavia, ci si attende che l’argomento diventi più complesso e implichi una maggiore riflessione. Le aziende potrebbero decidere di non sperimentare con l’Ai ed evitare completamente questi rischi, ma sarebbe come ignorare Internet negli anni Novanta. L’elenco delle partnership accademiche è però lungo, e molti altri esempi potrebbe essere aggiunti.
Johan Schot insieme al suo team del Deep Transitions Project, con sede presso le università di Sussex e Utrecht, ha aiutato il Climate Team a sviluppare scenari narrativi sui possibili futuri cambiamenti climatici. Li stiamo utilizzando per identificare i potenziali rischi e opportunità per le società incluse nel portafoglio.
Questi dati serviranno a orientare gli investimenti e il dialogo con i clienti e le autorità di regolamentazione. Il progetto ha inoltre sostenuto l’approccio del Team per il Cambiamento Positivo di investire in aziende che sfidano lo status quo con prodotti e servizi che contribuiscono a creare un mondo più inclusivo, sostenibile e sano. Ciò comporta l’esplorazione di diversi scenari futuri che illustrano le trasformazioni necessarie per combattere le grandi sfide di oggi.
Mike Berners-Lee, socio dell’Institute for Social Futures dell’Università di Lancaster, ci ha fornito una consulenza sull’impronta di carbonio. Ha stimato le emissioni che alcune delle nostre singole holding generano indirettamente attraverso le loro filiere, l’uso dei loro prodotti da parte dei clienti e altri mezzi. Questo serve a definire i nostri impegni con le specifiche aziende coinvolte.
Le ricerche a lungo termine sono naturalmente sperimentali. Alcune di queste iniziative non forniranno i benefici sociali sperati e non potremo ottenere le stesse conclusioni da ogni partnership. C’è un parallelo con i nostri investimenti in azioni. Così come sappiamo che alcuni titoli sovraperformeranno drasticamente gli altri, anche alcune relazioni accademiche si riveleranno sproporzionatamente più preziose, sia in termini di intuizioni che forniscono, sia per accelerare il ritmo della ricerca, con tutti i benefici sociali che ne derivano. Per quelli che non hanno successo, possiamo comunque essere soddisfatti di sostenere una causa meritevole in un momento in cui le fonti di finanziamento tradizionali sono limitate.
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