Competizione, sport, performance e spirito d’équipe. Gli ingredienti erano quelli giusti, le dosi anche. E infatti la ricetta è ben riuscita. L’85ma edizione di Bol d’Or Mirabaud, la celebre regata in bacino chiuso, considerata la più importante in Europa, si è confermata regina. E ha incoronato re Yann Guichard, che con il suo team ha vinto sul TF35 Sails of Change 8, concludendo la gara in 6 ore e 22 minuti.
Per Yann Guichard è il terzo Bol d’Or Mirabaud, e il quinto per il suo team di regata in quattordici edizioni. Se per il timoniere Yann Guichard e il suo team si è trattato di una gara veloce, strategica e intensa, la maggior parte dei 398 concorrenti l’ha portata a termine con tempi anche molto più ampi rispetto al vincitore, considerato che a partecipare sono state imbarcazioni diverse: monoscafi, multiscafi e monotipi Surprise. Ad aggiudicarsi il ‘Bol de Vermeil’ è stato il monoscafo K2 di Philippe de Weck, con i suoi due figli a bordo.
Ai diversi trofei tradizionalmente assegnati, «quest’anno ne abbiamo aggiunti due nuovi», come ha messo in evidenza Yann Petremand, presidente del Comitato d’organizzazione, «il Bol de Basalte, dedicato alla categoria multiscafo, e il Bol de Carbone, per la categoria foiler».
Dopo due anni in cui il vento si è fatto desiderare, senza dimenticare la tempesta che si era abbattuta sulla gara nel 2019 e le misure imposte dal Covid, quest’anno finalmente le condizioni meteo sono state clementi. Dietro il fronte di pioggia che aveva attraversato la zona di regata alla fine della notte prima della gara, un flusso in rafforzamento da sud-ovest si è poi posato su gran parte del lago di Ginevra, favorendo l’apertura di centinaia di spinnaker (le vele di prua progettate per la navigazione sottovento) e assicurando, così, uno spettacolo assolutamente straordinario. Con queste condizioni i foiler TF35 hanno potuto letteralmente decollare a 30 nodi (quasi 60 km/h) su una rotta che conduceva verso l’altra estremità del Lago di Ginevra.
L’organizzazione del Bol d’Or Mirabaud e delle gare di canottaggio del Tour du Léman sono esempi perfetti di quella determinazione a porre gli sport acquatici in primo piano sulla scena nazionale e internazionale che caratterizza la Société Nautique de Genève. Fondata nel 1872, è oggi il più grande club velico della Svizzera, con oltre 4.500 soci.
«Quando ero bambino, e venivo qui con mio padre, il circolo sembrava lontano dalla città, oggi invece ne è parte integrante, ben collegato con tutto il resto», esordisce Pierre Girod, presidente della Société Nautique de Genève, e la cultura degli sport nautici si è affermata sempre più, «tanto che contiamo regolarmente 40mila ore di insegnamento nautico l’anno. Si è sviluppata una cultura della performance volta a stimolare non solo i neofiti a imparare ma anche coloro che vogliono di più a impegnarsi a fondo».
Un impegno condiviso da tutti coloro che gravitano a vario titolo intorno allo storico Circolo velico, un impegno grazie al quale ben quattro atleti portano i colori del Club ginevrino ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, le cui gare di vela si svolgeranno a Marsiglia. Il duo Sébastien Schneiter e Arno de Planta rappresenterà la Svizzera nella categoria 49er, una spettacolare deriva planante progettata nel 1996. Mentre Maud Jayet si è qualificata per le Olimpiadi nell’ILCA 6, una classe precedentemente nota come Laser e progettata nel 1970.
Per Maud Jayet, che è stata nominata velista svizzera dell’anno nel 2023, questa sarà la sua seconda partecipazione alle Olimpiadi. Sarà la seconda partecipazione anche per la velista austriaca Lorena Abicht, socia del Club di Ginevra, che parteciperà alla nuova classe olimpica iQFoil, che sostituisce la classe RS:X. «L’eccellenza è talento, ma passione e abnegazione ne sono componenti essenziali», conclude Pierre Girod.
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