Quando nel 2002 Chantal Gilardini Linder ha iniziato a occuparsi di coaching in Ticino, in pochi ne avevano sentito parlare al di fuori dell’ambito sportivo. Le prime aziende del territorio a interessarsi sono state quelle indirizzate dalla casa madre d’oltreoceano, dove invece era già la norma da una ventina di anni dotarsi di coach che seguissero dirigenti, manager o capisquadra. Pochi anni più tardi, la crescita esponenziale della domanda ha portato Chantal Gilardini Linder a fondare anche una scuola per formare altri professionisti, accompagnandoli a vivere e condividere il coaching con competenza, serietà e sensibilità. Ha così irraggiato le sue conoscenze su tutto il territorio e oltre, contribuendo a formare gli attuali protagonisti del settore con il percorso “Professional Coach”, che fa della 360 Coach Academy l’unico istituto nella Svizzera italiana a vantare una formazione certificata da parte dell’International Coaching Federation (ICF), ente di riferimento mondiale. Il coaching non si riduce infatti a qualche chiacchierata motivazionale: è un processo strutturato che mette il cliente al centro, aiutandolo a generare consapevolezza e a trovare dentro di sé le risposte giuste e le strategie più efficaci per ottenere risultati concreti nella vita professionale e personale.
Ora che la sua scuola ha raggiunto la maggiore età, ne sta passando il testimone a chi possa farla crescere ulteriormente. Ma Chantal Gilardini Linder non intende fermarsi. Troppo entusiasmo per la sua professione, e poi come non condividere il suo capitale di esperienza, con più di 6.000 ore di coaching individuale, oltre 5.000 d’aula in formazione di coaching e sviluppo delle competenze aziendali e più di 1.000 di mentoring?
«D’altra parte, un buon coach è tenuto a continuare ad aggiornarsi e l’anno scorso mi è ad esempio capitato di imbattermi in un campo davvero interessantissimo, la sindrome dell’impostore», prosegue la coach. Non si tratta semplicemente di ‘bassa autostima’ o di insicurezza passeggera, avverte. È una convinzione profonda e persistente di non meritare il successo raggiunto, di essere arrivati dove si è solo per fortuna o per circostanze esterne, e questo porta a non godersi i propri traguardi, a vivere nell’ansia da prestazione, a rinunciare a nuove opportunità di carriera per paura di ‘essere smascherati’. «I primi studi di fine anni Settanta pensavano che fosse una caratteristica legata solo alle donne, ma in realtà ci si è accorti che colpisce entrambi i generi, indipendentemente dal ruolo professionale o dal livello di successo: si stima che l’82% della popolazione la sperimenti nel corso della carriera, ma identificarla non è evidente perché può paradossalmente manifestarsi anche in modo contrapposto: tanto con ansia da perfezionismo quanto con la tendenza a procrastinare. Ho deciso dunque di conseguire quest’ulteriore specializzazione per rendere ancor più completa la mia offerta e oggi fa parte dei percorsi che propongo con la mia nuova attività, CGL Coaching», racconta Chantal Gilardini Linder.

A creare la sindrome dell’impostore sono spesso i ruoli che ci hanno affibbiato da bambini: il ribelle, il sopravvissuto, il figlio intelligente o il primo della classe. Ruoli che magari all’inizio ci sono piaciuti, ma che adesso ci portiamo dietro e ci frenano. Anche l’educazione contribuisce, tanto troppo rigida quanto troppo permissiva. Durante la prima fase del percorso si parte da un assessment e si esplora il genogramma per mappare le relazioni familiari e comprenderne l’influenza; successivamente si identificano i fattori che attivano risposte controproducenti (procrastino, faccio ore straordinarie, divento perfezionista) per poter lavorare su di essi in modo mirato nelle fasi successive.
Attenzione però, quello del coach non è un servizio chiavi in mano: risolvere i problemi non è il compito del coach, proprio come nello sport non è l’allenatore a fare la partita e a segnare il punto. «Il coach può prendere atto del problema, fa esprimere il cliente e rilancia, stimolandolo a definire cosa vuole di diverso e nella focalizzazione di nuovi obiettivi. Molto spesso infatti non si osa andare verso qualcosa di diverso perché non lo si riesce nemmeno visualizzare. Una delle frasi storiche di Walt Disney era “If you can dream it, you can do it” e lo ha dimostrato non arrendendosi davanti a reiterati rifiuti e creando un impero perché lo vedeva. Ma oggi, nel mondo dell’apparentemente tutto possibile, è più facile sapere cosa non si vuole, che dove si vuole andare. Ecco, il lavoro del coach è sostenere il cliente nel comprendere quello che desidera di diverso, esplorando nuove prospettive e sfidandolo a considerare aspetti che forse non aveva ancora preso in considerazione», sottolinea Chantal Gilardini Linder, alla quale piace definirsi un “Thinking partner”.
Oltre a continuare a proporre i percorsi di sviluppo del potenziale e di pianificazione strategica su cui ha lavorato negli ultimi 23 anni, con CGL Coaching offre anche un altro nuovo percorso, battezzato “ImprendoVision”: un programma di accompagnamento per quei professionisti indipendenti che vogliono sviluppare competenze da imprenditore: «La differenza può sembrare sottile, ma non lo è. Entrambi sono validi professionisti, ma mentre l’indipendente svolge un’attività individuale, con pochi costi fissi e il suo obiettivo principale è soddisfare i clienti attraverso il proprio lavoro, l’imprenditore crea valore e fa crescere l’attività autonomamente dalla propria persona, guadagnando da diverse attività e prodotti, con diversi collaboratori e, di conseguenza, maggiori responsabilità. Chi decide di fare il salto imprenditoriale perché ha ambizioni di crescere, di costruire un progetto che abbia un impatto e che gli dia soddisfazioni personali (nella media europea 1 su 5) ha bisogno di cambiare mentalità, approccio e modelli di lavoro, per imparare a coordinare, delegare e pianificare il futuro dell’azienda. Con questo percorso desidero dunque supportare i giovani e meno giovani imprenditori a vedersi nel futuro», conclude la coach. Con al suo attivo oltre 500 clienti, dal settore pubblico a importanti nomi di industria, grande distribuzione, moda, automotive e finanza, Chantal Gilardini Linder è pronta ad aiutare chiunque voglia mettersi in discussione e andare oltre i propri limiti. Niente promesse facili, ma una garanzia: in un percorso di coaching strutturato con competenza, onestà e lavorando sulla propria unicità, c’è sempre un ritorno sull’investimento.
Ricordo bene uno dei miei primi clienti aziendali: avevo cominciato da poco, ero una giovane mamma e mi trovo questo manager verso la pensione, 40 anni di carriera, physique du rôle, che voleva chiaramente essere dappertutto fuorché davanti a una coach novellina. Il suo sguardo mi diceva “Cosa vuoi da me? Cosa hai da offrirmi?”.
Ho deciso di giocare a carte scoperte, facendogli capire che quell’ora avremmo comunque dovuta trascorrerla insieme. Allora l’ho semplicemente invitato a parlarmi del progetto con cui era confrontato, facendo quelle poche domande che venivano dall’ascolto, ma che gli hanno aperto un mondo, permettendogli di vedere la questione da una diversa prospettiva.
È uscito dal mio ufficio estremamente soddisfatto di sé, perché lui stesso aveva risolto un problema che lo bloccava da mesi (non è mai il coach a risolvere!). Questo è anche il bello della nostra professione: il mio successo è vedere un cliente soddisfatto.
È un esempio che ho sempre condiviso volentieri nelle classi in cui ho insegnato perché illustra alla perfezione una competenza fondamentale per un coach: “danzare col momento”. Prendere quello che si riceve dal cliente e accompagnarlo senza sostituirne volontà e intelligenza, ma liberandole e amplificandole.
Dal 2002 ho la fantastica opportunità di lavorare allo sviluppo della persona e accompagnarla al raggiungimento dei propri obiettivi: una soddisfazione impagabile, ieri come oggi. Mi affascina sempre vedere il potere che ognuno può avere su sé stesso e come il coaching stimoli la crescita di ogni individuo.
Ho iniziato la mia formazione nel 2001, specializzandomi a Ginevra: un grande impegno per un’allora giovane mamma di tre bambini, ma la dimostrazione che quando si è sicuri di aver trovato il proprio percorso non ci sono ostacoli, ma solo sfide per raggiungerlo. Nel 2002 ho ottenuto il diploma e dato vita a Coach Ticino. L’anno successivo ho partecipato alla creazione del TicinoChapter di ICF Svizzera, del cui Consiglio sono stata membro per 4 anni.
L’esperienza internazionale vissuta a Singapore dal 2007 al 2009 mi ha arricchita sia a livello personale sia professionale e mi ha spinta a trasmettere la passione, la professionalità e l’etica del coaching anche ad altri. Così è nata 360 Coach Academy, tuttora l’unica scuola nella Svizzera italiana a proporre un percorso di formazione per coach professionisti riconosciuto da ICF. Oggi, mentre passo il testimone a Barbara Brosadola, già mia allieva, affiancandola per i prossimi 5 anni, mi sono lanciata nella nuova avventura di CGL Coaching, forte di un’esperienza di oltre 23 anni che continuo ad aggiornare, da ultimo con una specializzazione in Breakthrough coaching e Sindrome dell’impostore, per offrire un supporto completo e su misura a chi vuole dare il meglio di sé, persone e organizzazioni. Sempre molto appassionata della mia professione e molto orgogliosa dei risultati raggiunti dai miei clienti.Che sono avvisati: lavorare con me significa mettersi in gioco, decidere, farsi delle domande, agire, cambiare, crescere e… avere successo nella vita.
© Riproduzione riservata

Smascherare la sindrome dell’impostore
Hai la sensazione di non essere mai abbastanza competente o meritevole dei tuoi successi? Il Test CIPS (Clance Impostor Phenomenon Scale) è un questionario semplice e gratuito per valutare la presenza e l’intensità della sindrome dell’impostore. Provalo senza alcun impegno, prima di decidere se approfondire con un percorso insieme a Chantal Gilardini Linder.
Informazioni in merito:
Coaching – Sindrome dell’impostore – Sviluppo del potenziale – ImprendoVision – Pianificazione strategica
Contatti:
cgl@cglcoaching.ch
cglcoaching.ch