Le aziende elettriche destano polemiche per il loro forte impatto sul cambiamento climatico. Non solo l’industria è responsabile per un terzo delle emissioni globali, ma ha anche attirato molte critiche la riaccensione di molti impianti a carbone a seguito del conflitto in Europa orientale. Di fronte a questa situazione, gli investitori attenti al clima potrebbero essere tentati di eliminare tali società dai portafogli. Tuttavia, così facendo, potrebbero perdere un settore fondamentale per la transizione economica. Le utility infatti, eliminando le proprie emissioni, possono svolgere un ruolo cruciale nel decarbonizzare molti altri settori come i trasporti o l’edilizia, attraverso l’elettrificazione.
Per quanto non tutte le aziende siano pienamente impegnate nella transizione, molte stanno prendendo sul serio questa responsabilità. Alcune delle più avanzate stanno aumentando gli investimenti in rinnovabili, reti elettriche e nel decarbonizzare le proprie attività. La prospettiva di una maggiore redditività di produzione per eolico o solare rispetto all’energia tradizionale incentiverà le utility a incrementare le rinnovabili nel mix di produzione di energia.
Grazie alla maggiore scala, è probabile che i prezzi delle rinnovabili scendano ulteriormente, accelerando l’elettrificazione dell’economia. Ciò dovrebbe contribuire ad attrarre maggiori investimenti nelle rinnovabili e nelle reti elettriche. Le utility che abbracciano pienamente la decarbonizzazione beneficerebbero infatti di un aumento degli utili. Inoltre, il passaggio alle rinnovabili contribuisce a ridurre il rischio finanziario delle società, in quanto eliminano gradualmente le centrali termoelettriche tradizionali, che rischiano di rimanere ferme. Significa che i titoli delle utility potrebbero diventare una ricca fonte di ‘transition alpha’, ‘alpha da transizione’, un’interessante opportunità per gli investitori.
Viaggio verde. Il mondo dipende ampiamente dalla decarbonizzazione del sistema energetico che, insieme all’elettrificazione di trasporti ed edifici, ha il potenziale di dimezzare le emissioni globali di gas serra. Le emissioni Scope 1 del settore, ovvero quelle che derivano dalle sue operazioni e dalle risorse che possiede o controlla, rappresentano le emissioni Scope 2 di altre industrie, ovvero quelle che derivano dall’energia acquistata. Ad esempio, quando una casa automobilistica acquista elettricità, le sue emissioni Scope 2 sono di fatto le Scope 1 del produttore. Ciò significa che se le utility ripuliscono le loro emissioni Scope 1 di combustibili fossili, allo stesso tempo stanno ripulendo le emissioni Scope 2 di altri settori.
È quindi incoraggiante constatare che le aziende elettriche stanno rispettando, se non superando, i loro piani di transizione. In particolare stanno eliminando le emissioni derivanti dalle loro operazioni dirette e indirette, ad esempio chiudendo le centrali a carbone e costruendo nuova capacità di generazione solare ed eolica. Prendendo ad esempio il caso di una grande Utility europea (caso 1), si nota subito che: la quota delle rinnovabili è salita all’80% della sua capacità netta installata, pari a 32 gigawatt (Gw), nel 2023, rispetto al 42% del 2016. L’azienda prevede inoltre di ridurre gradualmente le attività legate a carbone e nucleare. Entro il 2030, il suo intero Ebitda dovrebbe provenire da fonti non fossili.
Prevede inoltre di spendere più di 4,5 miliardi di euro all’anno fino a fine decennio per progetti verdi, reindirizzando i flussi di cassa dalle attività operative. Un gigante delle utility con sede negli Stati Uniti (caso 2), invece, ha più che triplicato la sua capacità di generazione di fonti rinnovabili come l’eolico e il solare nei cinque anni fino al 2022.
La media ponderata del 93% della spesa in conto capitale prevista per la crescita, 78 miliardi di dollari, è impegnata in progetti verdi nei quattro anni fino al 2025, tra cui stoccaggio di batterie e idrogeno. Inoltre, prevede di eliminare tutte le emissioni di carbonio Scope 1 e 2 nelle sue attività entro il 2045 senza alcun costo incrementale per i clienti, con l’obiettivo di beneficiare della decarbonizzazione dell’economia statunitense, che secondo l’azienda rappresenta un’opportunità di mercato da 4 trilioni di dollari.
Un’altra azienda europea ha chiuso 17 centrali termiche a carbone e petrolio dal 2001 e ha ridotto l’intensità delle emissioni, misurata in gCO2/KWh, di oltre due terzi dal 2007. Prevede di spendere 36 miliardi di euro in investimenti per la transizione energetica tra il 2023 e il 2025. L’azienda stima che il suo Ebitda e il suo utile netto cresceranno dell’8-9% composto su base annua nel prossimo biennio.
Queste tre aziende non sono esempi isolati. Il miglioramento dell’economia e la maggiore attenzione alla sostenibilità di consumatori e investitori stanno spingendo le utility a uscire dalle fossili. Solo negli ultimi tre anni, il numero di utility e produttori indipendenti che si sono impegnati nell’iniziativa Science Based Targets, un’organizzazione che convalida gli ‘obiettivi netti zero’ delle aziende, è cresciuto di ben sei volte.
Transition alpha. Il cambiamento delle dinamiche del settore ha importanti implicazioni per gli investitori. Man mano che il loro business diventa più ‘pulito’, le aziende saranno in grado di trarre profitto da una crescita più elevata e di ridurre i rischi, con una possibile sovraperformance. Uno studio recente mostra che le utility che hanno generato meno energia a base di carbonio e speso di più in investimenti a basse emissioni hanno sovraperformato del 32% un portafoglio equamente ponderato di titoli di pari settore statunitensi negli ultimi cinque anni.
La crescente divergenza di performance all’interno del settore evidenzia anche la natura in rapida evoluzione dei titoli delle utility. Essendo un settore altamente regolamentato con contratti a lungo termine, le utility sono state tradizionalmente associate a rendimenti stabili, difensivi e simili a quelli delle obbligazioni. Ma ora offrono sempre più un elemento di crescita, grazie all’accelerazione delle rinnovabili e degli investimenti in reti.
Inoltre, le strategie sono spesso in linea con le priorità governative, consentendo loro di attingere a ulteriori incentivi di finanziamento e di investire ancora di più nel lungo periodo. In altre parole, alcune utility consentono agli investitori di capitalizzare sulla crescita del settore delle rinnovabili, assicurandosi al contempo flussi di cassa stabili e prevedibilità a lungo termine degli utili. Anche gli investitori possono dare il proprio contributo ad accelerare gli sforzi, attraverso active ownership ed engagement, ad esempio:
– chiedendo alle società di far certificare i loro obiettivi di decarbonizzazione dall’iniziativa Science Based Targets (o da analoghi), che sviluppa linee guida sulle migliori pratiche di transizione;
– incoraggiando le società ad agganciare gli obiettivi di riduzione delle emissioni a medio-lungo termine alla remunerazione del management;
– impegnandosi con le aziende per ottenere un cambiamento ordinato nel mix di generazione, ad esempio riqualificando i lavoratori verso competenze in materia di energia pulita ed evitando la semplice dismissione degli asset inquinanti.
Le Utility contribuiscono fortemente al passaggio a un’economia decarbonizzata. I leader della decarbonizzazione dovrebbero raccogliere i frutti dei loro investimenti per eliminare gradualmente le fonti fossili e offrire agli investitori interessanti opportunità a lungo termine.
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